giovedì 18 dicembre 2008

La politica sbarca su Facebook

Da Il Secolo XIX - Silvia Pedemonte
I partiti vanno alla conquista di voti su internet: dialogano con i cittadini, si fanno conoscere e aprono finestre di discussione

IL SINDACO di Cicagna e consigliere provinciale della Lega Nord, Marco Limoncini, lo usa come strumento per dare informazioni (anche sulla situazione delle strade e sulle novità del Comune che amministra) ad amici e cittadini. La coordinatrice cittadina del Partito Democratico a Rapallo, Antonella Cerchi, si sbizzarrisce fra amicizie, riflessioni politiche, ma anche nella ricerca di parentele lontane (e le ha trovate, in Sud America, cercando i “Cerchi” sparsi nel mondo). Sonia Zarino, di Lavagna, consigliere provinciale del Pd e anima del Coordinamento dei Pendolari del Levante Ligure, lo considera come «una sorta di diario collettivo, di post it per tenersi sempre in contatto». Continuano a crescere in modo esponenziale, in Italia, i numeri di Facebook, che ormai da mesi ha preso piede anche nel Levante. Ma fra i politici locali, quanti sono gli iscritti? Non tantissimi, anche se ora iniziano ad aumentare. Ancora pochi i sindaci che hanno una propria pagina su Fb: accanto al primo cittadino di Cicagna Marco Limoncini c’è per esempio Fabrizio Gallo, sindaco di Casarza. «Facebook può avvicinare il cittadino all’amministratore locale- spiega Marco Limoncini, 37 anni, iscritto con il nome “Sindaco di Cicagna”- il cittadino può avere un ulteriore strumento per comunicare con me o sulla mia bacheca o con la posta personale. Poi, grazie a Fb sono in contatto con i parlamentari o con i colleghi di altri partiti: è un mezzo utile anche per avvicinare le posizioni politiche e affrontare insieme i problemi. Sul tunnel di collegamento fra Rapallo e la Valfontanabuona, con Fb il contatto con il presidente della Regione Claudio Burlando è stato e continua ad essere costante». Lanciare brevi messaggi, informare: così parla di Fb Sonia Zarino, 43 anni, consigliere provinciale del Pd: «È un ulteriore strumento, oltre a blog e newsletter, che non sostituisce ovviamente gli incontri personali». Fra gli assessori c’è Alessandro Puggioni (Lega Nord), 39 anni, di Rapallo, che usa Fb «soprattutto per restare in contatto con gli amici lontani». Attivissimo e imperdibile per la sua ironia Luigi Del Pacchia, 40 anni, di Santa Margherita, coordinatore de “La Destra” a Santa e Portofino. Ancora, su Fb, fra gli altri si possono trovare Roberto Tosi (consigliere comunale di Rapallo de “Il Gabbiano”), Maria Vittoria Zonfrillo (segretaria del Pd nel Tigullio), Matteo Melis, segretario del Circolo “G.Cassani” di Rifondazione Comunista a Rapallo. Ci sono anche i gruppi politici: uno dei primi è quello del Pd di Rapallo. «Crediamo fermamente a questo nuovo metodo di comunicare- spiega la coordinatrice cittadina Antonella Cerchi, 47 anni - Fb è un’opportunità unica e inimmaginabile per comunicare, specialmente con i più giovani. Il fatto che, nel nostro Levante, pochi politici abbiano un profilo è il sintomo di una certa arretratezza: a Genova, dal presidente della Regione Claudio Burlando in giù tutti sono su Facebook, ormai, per non parlare di come Fb sia stato fondamentale in America, con Barack Obama. L’essere sempre connessi ha anche qualche piccolo svantaggio: restando sempre connessi, rischia di diventare una droga. Usato intelligentemente, però, è un’ opportunità incredibile».

domenica 14 dicembre 2008

Parte l’AV da Milano a Bologna: mega-festa per pochi vip e ritardi per i treni regionali

In una Milano gelida, sferzata da una pioggia battente, si è svolta sabato 13 dicembre, l’inaugurazione della linea ad AV tra Milano e Bologna, fortemente voluta e realizzata, pur con costi da capogiro, prima da Lorenzo Necci e poi dall’attuale presidente di FS, Mauro Moretti.

Stretti tra i cantieri ancora in corso della nuova Centrale e la scenografia blindatissima dell’inaugurazione, i passeggeri che si trovano a transitare per la stazione si aggirano carichi di valige cercando un varco tra vigilantes e transenne, costretti spesso a effettuare lunghi giri per guadagnare faticosamente l’uscita o, viceversa, i binari.

Fuori, sotto la pioggia, resiste coraggiosamente il presidio organizzato dall’ACU e al quale partecipano i Cobas e alcuni rappresentanti dei Pendolari: i piacentini, quelli dell’acquese, i liguri.

Ezio Gallori, macchinista in pensione (e quindi non più licenziabile, sottolinea) fa un interessante, ancorché inquietante, parallelo tra Moretti e Mussolini, citando l’episodio dell’inaugurazione nel ’39 della Freccia Nera che poteva compiere il tragitto tra Bologna e Milano in 77 minuti (l’Eurostar di Moretti si chiama, ironia della sorte, Freccia Rossa e di minuti ne impiega 65).

Nel volantino distribuito ai passanti è ben sintetizzato il significato dell’AV, così come la si è realizzata in Italia, ossia uno spreco di denaro speso in progetti, cantieri infiniti, ma senza la minima intenzione di migliorare davvero il trasporto pubblico. La maledizione dell’Italia: interessi privati perseguiti con denaro pubblico.

L’AV non è in sé una cosa sbagliata, anzi, se adeguatamente inserita in un quadro organico ed integrato del trasporto porterebbe grandi benefici, ma il problema è che questo quadro lo si vuole mantenere frammentato e preda di interessi particolaristici. Non vi è la minima capacità, né la volontà, di impostare una politica del trasporto, per i passeggeri e per le merci, in grado di dare risposte serie e concrete alla domanda del Paese.

Il non aver adeguato le stazioni con nuovi binari dedicati ai nuovi treni, comporterà che tutti gli altri dovranno dare automaticamente la precedenza a questi dell’AV, e già da orario si registrano degli allungamenti di tempi di percorrenza che raggiungono in alcuni casi i 20 minuti, che sommati ai ritardi renderanno ancora più dure le condizioni di viaggio di quel 90% di passeggeri che non usa (e non può usare, date le distanze percorse) l’AV.

Progressivamente le grandi stazioni come Milano Centrale verranno dedicate all’AV, mentre i regionali andranno ad attestarsi sulle stazioni periferiche, senza però che si specifichi in che modo tali stazioni saranno collegate al resto della rete di trasporti, e comunque con tempi di percorrenza molto più elevati, dovuti alla necessità di cambiare mezzo.

E allora, anche questa mega-festa, cui i comuni cittadini e utenti, pur essendo i soli veri paganti, non hanno potuto accedere, bene rappresenta simbolicamente una concezione della gestione della cosa pubblica totalmente snaturata: l’inaugurazione dell’AV non come festa e conquista di tutti e del Paese, ma evento per pochi privilegiati, così come sarà il viaggiare su questi treni di lusso.

Tra gli ospiti abbiamo visto sgusciare alla chetichella un certo Catania, si, ve lo ricordate, quello che per lasciare la poltrona di AD di Trenitalia, dopo averne accelerato lo sfascio, ha preteso una buonuscita di 8 milioni di euro…invitato anche lui, come benemerito esponente della Casta dei grand commis di Stato, che in tutte le stagioni galleggiano sul mare magnum delle prebende e degli emolumenti.

Del resto, la mega-festa non era neppure nascosta alla vista dei comuni mortali che, da lontano, potevano assistere all’effervescenza dei festeggiamenti, come tante piccole fiammiferaie debitamente tenute alla larga dalla security, nel caso qualcuno volesse imbucarsi. “Ma siamo noi che abbiamo pagato tutto questo!” mi si dirà. Certo, ma che importa? Così va il mondo!

E i pendolari, obbligati a viaggiare su treni sempre più sporchi e fatiscenti? Ci pensino le Regioni, tuona Moretti. Come se le Regioni avessero le risorse strutturali per poterlo fare, e non dovessero ogni volta elemosinare i soldi allo Stato. Intanto, che i pendolari si adeguino ai nuovi prezzi degli abbonamenti, che non solo saranno più cari, ma renderanno molto più complicato utilizzare i vari tipi di treno, sempre più segmentati in una giungla inestricabile di sigle e regole di utilizzo, variabile da regione a regione.

Regioni, avete sentito? Arrangiatevi! Direbbe Totò, e con voi tutti i pendolari. Ma allora, occorre mettere davvero le Regioni in condizioni di provvedere autonomamente ai propri fabbisogni, a partire dall’acquisto di nuovi rotabili, che restino nella disponibilità delle Regioni e non di Trenitalia. Questo, caro Moretti, è il passo fondamentale perché le regioni possano effettivamente fare da sé, e magari bandire delle gare vere, aperte a nuovi soggetti, oltre a Trenitalia.

Tutto questo richiede tempo, e i pendolari non possono ancora aspettare anni e anni, per cui urgono risposte immediate, da parte di tutti, Stato e Regioni: si imponga a Trenitalia di abbattere soprattutto per i pendolari tutte quelle segmentazioni artificiose tra abbonamenti per IC, ES, regionali, ecc, introducendo abbonamenti omnicomprensivi che diano diritto a usare tutti i tipi di treno, come è logico possa fare chi lo utilizza quotidianamente e deve barcamenarsi con i mille disagi quotidiani presenti nelle ferrovie.

Chiediamo inoltre che nel prossimo Contratto di servizio si introducano due parametri base per la valutazione della qualità del servizio reso, ossia:
La diminuzione dei tempi di percorrenza da orario dei treni regionali
L’aumento del numero di passeggeri trasportati sui treni regionali

Concludo questo resoconto con un piccolo aneddoto: salita sul treno regionale che mi riportava a Genova (e che costava circa la metà dell’IC Plus preso al mattino, con tempo di percorrenza del tutto analogo) abbiamo riportato già alla partenza 10 minuti di ritardo che il capotreno ha giustificato dicendo che era dovuto all’inaugurazione del nuovo supertreno: e meno male che l’AV doveva liberare le tracce per i regionali!

domenica 7 dicembre 2008

Il Circolo del PD di Lavagna invita la Provincia


La Provincia risponde su alcune questioni in Val Graveglia

Nella seduta del 3 dicembre 2008 il Consiglio Provinciale ha discusso, tra le altre, alcune pratiche presentate dal gruppo del PD e che riguardano la Val Graveglia:
1. Interrogazione circa l’incidente verificatosi in Val Graveglia in data 29 luglio 2008, quando il ribaltamento di un camion ha causato la morte del suo autista e lo sversamento del carico nel torrente Graveglia ;
2. Interrogazione circa le attività di riqualificazione delle cave dismesse site lungo la stessa SP 26 della Val Graveglia;

1. Riguardo la prima interrogazione, che mirava a far luce sulle eventuali problematiche inerenti la sicurezza stradale della SP 26 e sulle verifiche fatte in tema di controlli ambientali, ha risposto l’Ass. Fossati, che ha relazionato sui controlli fatti nelle acque del torrente dalla Polizia Provinciale immediatamente dopo l’avvenuto incidente, che ha verificato come non si fossero manifestate morie di pesci o di altra fauna presente nel Graveglia. Tale analisi è stata in seguito suffragata da quelle successive effettuate dall’ARPAL, che hanno permesso di escludere fenomeni di inquinamento del torrente.
Circa la sicurezza stradale, l’Assessore ha sottolineato l’importanza di una sufficiente disponibilità di risorse per la manutenzione e le migliorie da apportarsi alla viabilità, specie in zone alquanto impervie come quelle del nostro entroterra. Nel caso in oggetto si è trattato molto probabilmente di un malore che ha colto la vittima, come evidenzia anche l’assenza di segni di frenata nel tratto di strada precedente alla zona dell’incidente.
Certo, questo episodio potrebbe essere l’occasione per riflettere sugli effetti di un transito sempre più intenso di mezzi pesanti su strade che, per loro natura, non sono adatte a un tale utilizzo, a causa dello sfruttamento intensivo delle cave che qui sono assai numerose.

2. Strettamente connessa alla prima, la seconda interpellanza chiedeva alla Provincia di relazionare il Consiglio circa i controlli ambientali eseguiti non solo in occasione dell’incidente in oggetto ma, in generale, per evidenziare eventuali presenze di inquinanti dovuti alla coltivazione delle cave e al riempimento di quelle usate come deposito di inerti, e specie in prossimità di falde acquifere, che in Val Graveglia sono abbondanti e confluiscono nel torrente di fondovalle, a sua volta affluente dell’Entella. A questa seconda interrogazione ha risposto l’Assessore Briano rassicurando il Consiglio sulle risultanze dei controlli effettuati con continuità da ARPAL e dall’ASL 4, che non hanno evidenziato ad oggi presenze di inquinanti nelle acque del torrente Graveglia e, più in generale, nell’ambiente circostante. L’Assessore ha anche manifestato la disponibilità a fornire tutti i dati relativi alle rilevazioni fatte.

Con queste due interrogazioni riteniamo che la Provincia abbia fatto chiarezza su un tema importante per gli abitanti non solo della Val Graveglia ma anche di tutti quelli della piana dell’Entella, visto che buona parte delle risorse idriche per usi domestici vengono captate proprio da quel torrente.

E' possibile scaricare i testi delle interrogazioni cliccando sui seguenti link
interrogazione incidente
interrogazione cave

giovedì 4 dicembre 2008

La politica ligure sbarca su Facebook

di Alessandra Costante (Il Secolo XIX)

La domanda è semplice, semplice: cos’hanno in comune il presidente della Regione, Claudio Burlando (Pd), e il senatore della Repubblica Enrico Musso? E il consulente del sindaco di Genova, Carlo Freccero, e il responsabile nazionale della formazione dei giovani di Forza Italia, Alessandro Gianmoena? Ancora: il senatore Franco Orsi (Pdl) e il consigliere provinciale Sonia Zarino? L’unico comune denominatore di personaggi tanto diversi si chiama Facebook, il social network che in pochissimo tempo è diventato uno dei fenomeni di costumi più discusso. In rete e fuori. La politica ligure si è trasferita armi e bagagli su Facebook, “tagga” foto, posta comunicati, invita ad eventi, organizza gruppi e “joined the cause”. E chiacchiera, chiacchiera e ancora chiacchiera con i suoi simpatizzanti in una sorta di agorà multimediale che fa crollare barriere e distanze.

La forza di Facebook è un’intuizione che, ad esempio, ha avuto il presidente della Regione Claudio Burlando, come nel Pd anche la senatrice Roberta Pinotti e il portavoce nazionale del partito di Veltroni Andrea Orlando. Qualcuno affida ad altri, magari agli addetti stampa, l’organizzazione e l’aggiornamento della propria pagina su Facebook, altri come lo stesso Burlando provvedono direttamente. «Lo faccio quando ho un attimo di tempo, devo dire che è divertente. Ed è anche un gioco con mio figlio che mi da’ qualche dritta». Anche per Luigi Morgillo (Pdl), che su Facebook compare composto dietro la sua scrivania nell’ufficio della vicepresidenza della Regione, è cominciato tutto con sua figlia. Già, perché spesso sono i figli il grimaldello per abbattere il gap generazionale che, su internet, è soprattutto di linguaggio. «Mi ha trascinato lei in questa avventura. Quando ho tempo leggo i messaggi, mantengo i contatti con gli amici. Vabbè, confesso: è divertente».
Poi c’è la categoria degli utilizzatori quasi professionali di Facebook. A destra, come a sinistra. Alessandro Gianmoena, ad esempio, che oltre ad avere una pagina per mantenere i contatti con i propri simpatizzanti ha anche un gruppo di discussione sul quale vengono inseriti gli articoli della sua rivista on line, Ragionpolitica.it. Dall’altra parte della barricata c’è invece una giovane (figlia d’arte politica) Michela Fossa, trentenne entusiasta di questo nuovo mezzo di comunicazione che considera «più di sinistra che di destra, perché mi piace pensare che i ragazzi del Pd siano più tecnologici di quelli del Pdl». Lei ed altri quarantanove giovani del Pd tra i 19 e i 40 anni hanno aperto su Facebook un gruppo di discussione su un documento, “Il cambiamento non aspetta”, sottoscritto da centinaia di altre faccine di Facebook, che dice sostanzialmente questo: «Vorremmo sapere, gentilmente, quando arriva il nostro turno». E per chiederlo, per far sentire tutto il peso generazionale che questa domanda si porta dietro, usano il tazebao più giovane che conoscono. «Sei mesi fa c’era My space, oggi non se lo ricorda già più nessuno. Questo è il momento di Facebook - spiega Michela - tra sei mesi sarà sperato».

Il “libero delle facce” secondo Enrico Musso non è né di destra né di sinistra. L’uomo che ha avuto il coraggio di chiedere primarie anche per nel Pdl (quando il partito sarà cosa fatta, non subito però)considera la nuova piazza virtuale «come un grande esempio di democrazia».
L’elenco delle “faccine” politiche che popolano il libro, nato per ampliare gli orizzonti ma poi asservito al mero lavoro di una sezione o di un circolo, sono pressoché infinite. Ci si trova Maria Grazia Frijia, ad esempio, spezzina e giovane esponente di Forza Italia; il coordinatore provinciale dei giovani di Forza Italia Adriano Baldini; l’esponente leghista savonese Roberto Nicolich e, per il centro sinistra, i genovesi Renata Briano (assessore all’ambiente della Provincia di Genova), Oleg Curci (responsabile della sezione tematica della Sanità), Michela Tassistro e il consigliere provinciale Sonia Zarino, pasionaria dei pendolari che si serve di Facebook per organizzare la massa critica che ogni giorno si muove sui treni regionali liguri. E infine, ma ce ne sono tantissimi altri, il capogruppo dei Verdi in consiglio regionale Cristina Morelli.

mercoledì 3 dicembre 2008

Approvate all'unanimità dal Consiglio Provinciale due mozioni di argomento "ferroviario"

1) Mozione in favore del reintegro di Dante De Angelis: approvata all'unanimità
Presentata dal gruppo del Partito Democratico, è stata oggi approvata all’unanimità una mozione che chiede il reintegro sul posto di lavoro di Dante De Angelis, macchinista rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, già licenziato una volta per motivi legati allo svolgimento del proprio ruolo sindacale, e colpevole, secondo Trenitalia, di aver denunciato pubblicamente la inadeguatezza della manutenzione del materiale ferroviario, segnalando in particolare la rottura, in due casi, del gancio di collegamento tra due carrozze di treno classe ETR500 (del tipo utilizzato anche per l'Alta Velocità).

La mozione era stata presentata anche in favore degli 8 ferroviari licenziati a Genova: per loro, fortunatamente, la situazione ha visto uno sbocco positivo e sono stati reintegrati.

Auspichiamo che l'ampio favore con cui è stata accolta questa mozione possa rafforzare ulteriormente la richiesta che l'Amministrazione Provinciale porterà a Trenitalia in favore del macchinista De Angelis: possa egli ritornare presto al suo lavoro dal quale è stato allontanato ormai da diversi mesi.
scarica testo della mozione

2) Mozione per promuovere la riqualificazione e la rivitalizzazione delle stazioni ferroviarie dimesse o in via di dismissione
Anche questa mozione, presentata dal gruppo del Partito Democratico, è stata oggi approvata all’unanimità.
Con essa si chiede alla Provincia di farsi promotrice presso la Regione Liguria, RFI, enti locali e associazioni di categoria di un tavolo tecnico tendente a reperire adeguate risorse da destinare alla riqualificazione e rivitalizzazione delle stazioni ferroviarie attualmente dismesse o in via di dismissione, arricchendole di servizi rivolti al territorio (biglietteria, integrazione modale, informazioni di viaggio e turistiche, prenotazioni alberghiere, ecc.).

lunedì 24 novembre 2008

Torna il voto di scambio: roba da Chiodi!

Gianni Chiodi, candidato del Pdl in Abruzzo, per la sua campagna elettorale ha avuto una trovata "antica": offrire lavoro in cambio di voti. Alla luce del sole, con un comunicato ma soprattutto con uno spot via internet. Non c'è andato per il sottile, Chiodi: ha dato alla sua iniziativa l'accattivante titolo "Tutti i giovani del presidente" e poi ha scritto un comunicato e ha prodotto un video in cui - come hanno denunciato i parlamentari del Pd eletti nella regione - «si parla di censimento della formazione e della imprenditorialità. I giovani dovrebbero recarsi alle "bancarelle di Gianni" e lasciare nome e cognome, titolo di studio, attività svolta, aspirazioni lavorative, curriculum, indirizzo e mail». «Lo spot - riferiscono ancora i parlamentari Vittoria D`Incecco, Tommaso Ginoble, Giovanni Legnini, Giovanni Lolli, Luigi Lusi, Franco Marini, Lanfranco Tenaglia e Livia Turco - dice "iscriviti al tuo futuro con questo atto non esprimi una preferenza politica ma stai prenotando un incontro di selezione, di formazione e di avviamento al lavoro imprenditoriale. Entro il 31 Gennaio 2009 verrai convocato per la selezione e per il programma di formazion". Non riusciamo a credere quanto in basso si è potuto cadere con questo atto». Quello proposti da Chiodi sarebbe un "voto di scambio", né più né meno: è questa la denuncia che sale da più parti. «Illudere in questo modo i giovani in una regione a forte disoccupazione, proponendo un voto di scambio, è un fatto ignobile - attacca Cesare Damiano, viceministro del Lavoro nel governo ombra -. Mi auguro che intervenga la magistratura». Gianni Chiodi «è un cattivo maestro - aggiunge Damiano - che dovrebbe ritirarsi dalla politica». «Con quale faccia Chiodi si candida a governare l`Abruzzo usando spot che promettono posti di lavoro?», si chiede il senatore del Pd Giorgio Tonini, e Pina Picierno, ministro ombra delle Politiche giovanili, incalza: «È un atto gravissimo che smaschera i metodi clientelari, ancora evidentemente ben radicati, della vecchia politica». E Claudio Fava, segretario nazionale di Sinistra Democratica, chiosa: «Chiodi ha forse voluto maldestramente superare il suo leader Berlusconi, che solo pochi mesi fa consigliava alle precarie di sposare un milionario». Quando poi ad attaccarlo è stato pure il segretario de La Destra, Francesco Storace («Non sa che il voto di scambio è punito dalla legge?»), Chiodi ha pensato bene di far sparire lo spot dal suo sito internet.

mercoledì 12 novembre 2008

Il PD ligure presenta una interrogazione presso la Commissione Trasporti in favore dei pendolari denunciati da Trenitalia

Sono molte le testimonianze di solidarietà giunte ai pendolari liguri denunciati da Trenitalia per diffamazione a mezzo stampa. Il caso è giunto in parlamento e anche il PD, attraverso l’on. Mario Tullo ha deciso di presentare una interrogazione urgente che chiede al Ministro dei Trasporti di attivarsi presso Trenitalia affinchè la querela venga ritirata.

Appare infatti sproporzionata la reazione di Trenitalia rispetto a qualche comunicato stampa dai toni forse accesi, ma che si giustificano pensando alla reale drammaticità della condizione dei pendolari, che hanno certo più di un motivo per ritenersi non solo insoddisfatti, ma, piuttosto, decisamente arrabbiati per come il servizio di trasporto pubblico è effettuato da Trenitalia.

Ricordiamo solo brevemente che tutta questa vicenda è nata a seguito della sostituzione delle carrozze usate per gli IC in servizio tra Genova e Milano con vetture “revampizzate” usando vecchi convogli opportunamente riconvertiti in modo da far entrare più persone, riducendo gli spazi e il comfort. Se si pensa che parliamo di pendolari che passano in media più di 3 ore in treno ogni giorno, si può immaginare quanto già solo questa riduzione di spazi vitali abbia potuto influire negativamente. Se aggiungiamo anche sedili scomodi, finestrini sigillati e aria condizionata rotta d’estate, porte tagliola, e altre amenità di questo tipo, come non giustificare l’esasperazione sfociata poi nei comunicati al vetriolo lanciati dal Comitato?

L’auspicio è che questa vicenda possa trovare al più presto una soluzione positiva e favorevole ai pendolari querelati (i due liguri e il collega di Piacenza, colpevole di aver risposto con una e-mail di solidarietà), e che Trenitalia receda dal proposito, di certo sproporzionato e che non tiene conto delle condizioni psicologiche degli utenti costretti a combattere quotidianamente con ogni sorta di disservizi.

domenica 2 novembre 2008

Per chi avesse dubbi sulla strategia della tensione

COSSIGA CONFESSA SULLA STRATEGIA DELLA TENSIONE!



"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".
Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita.

Cossiga ha confessato. Ne va preso atto. In fin dei conti ne va apprezzata la sincerità, neppure Totò Riina aveva osato tanto. Ha solo detto quello che la maggior parte degli italiani sapeva: l'Italia non è una vera democrazia. Forse non lo è mai stata. Quante fandonie ci hanno raccontato da Piazza Fontana in avanti? Sul G8 di Genova? Chi ha attivato il timer delle stragi di Stato?
Cossiga ci ha fornito una lezione magistrale della strategia della tensione. Però, ora, dopo quelle frasi , va dimesso dal Senato e ritirata la sua nomina a presidente emerito della Repubblica Italiana. Voglio vedere se un deputato o un senatore avanzerà la proposta in Parlamento.
Se rimane al suo posto è una vergogna per il Paese e un insulto ai professori e agli studenti. Non va picchiato, è anche lui un docente anziano. Va solo accompagnato in una villa privata. Propongo, per non farlo sentire troppo solo villa Wanda di Arezzo. Insieme a Licio Gelli potrà rinverdire i vecchi tempi, parlare di Gladio, di Moro, dei servizi segreti...

Un consiglio ai ragazzi: portate alle manifestazioni una telecamera, riprendete sempre chi compie atti di violenza. Vedremo chi sono, da dove vengono, se sono dei "facinorosi", come dice lo psiconano, o "agenti provocatori pronti a tutto", come suggerisce Cossiga.

By Jacopo Fo at 24 Ott 2008 - 23:30

sabato 1 novembre 2008

Padova, l'ispiratore di Google"Guadagno meno, resto per tigna"

Massimo Marchiori ha inventato l'algoritmo alla base del motore di ricerca più famoso nel web: storie a confronto di geni (sottopagati) e baroni (capaci di essere contemporaneamente a un convegno a Shangai e in sala operatoria a Padova, con relativo doppio compenso).

dal nostro inviato CURZIO MALTESE (dal sito La Repubblica)

Sciopero generale contro la riforma Gelmini a Padova
PADOVA - Lo "spriz" o "spritz" è il tipico aperitivo di Padova. I ragazzi si ritrovano, soprattutto il mercoledì e giovedì sera, si gonfiano del beverone alcoolico e fanno un po' o tanta bisboccia per le strade del centro. Tutto qui. Non molto nella città universitaria che è stata per trent'anni il più feroce laboratorio di violenza politica d'Italia, il regno dei timer e della P38, la culla delle stragi nere e dell'autonomia operaia di Toni Negri, il primo teatro di morte delle Brigate Rosse, l'arsenale di Mambro e Fioravanti, l'incubo delle "notti dei fuochi" illuminate da dieci, dodici attentati. Dagli anni Sessanta fino ai Novanta della Pantera e oltre, fino agli scontri fra neri e "no global" di Casalini. "E' la prima volta da trent'anni che a Padova la protesta universitaria non fa scorrere sangue per le strade. E' la prova che questo movimento è del tutto nuovo, nulla a che vedere con il '68, il '77 e successivi". A parlare così non è un leader dell'Onda, ma il magnifico rettore Vincenzo Milanesi. Un po' del merito del miracolo di questi giorni è più suo che del solito Sant'Antonio. E' l'unico rettore italiano ad aver sposato senza riserve la protesta degli studenti, ma ha ottenuto in cambio che non vi fosse alcun blocco della didattica. La protesta si è diretta verso le forme più creative, quasi giocose. "In tanti anni ne ho viste troppe per non sapere che qui una scintilla diventa subito un incendio". In realtà il conflitto, come direbbe Toni Negri, rimane vivo sotto la cenere. Ma si è spostato dal laboratorio politico ai laboratori veri e propri, quelli delle facoltà scientifiche. Ed è un conflitto fortissimo. Da una parte ricercatori e studenti, dall'altra i baroni dell'università. Che a Padova, ma non solo, significa anzitutto i baroni della medicina. E' intorno a Medicina che avvengono le guerre vere di potere, il novanta per cento degli scandali e delle parentopoli. Proviamo a raccontare questa guerra silenziosa a partire da una storia parallela, da due casi, l'esimio professor Antonio Ambrosini e il ricercatore semplice Massimo Marchiori.
L'esimio prof. Ambrosini è una potenza di Medicina, con tre o quattro incarichi all'Università, presidente della società italiana di ginecologia e ostestricia (Sigo) e primario della clinica ginecologica di Padova, un vero barone con agganci bipartisan in politica. Impossibile incontrarlo. "E' molto impegnato". Forse non è neanche la giornata giusta. Ambrosini era finito una prima volta sotto inchiesta settimane fa, dopo la denuncia di alcuni professori per aver subito forti pressioni sulla scelta dei commissari chiamati ad assumere i ricercatori. L'archiviazione è stata rapidissima. Più difficile archiviare lo scandalo dell'altro giorno. Secondo la documentatissima ricostruzione de La Stampa il professor Ambrosini avrebbe operato una paziente a Padova nello stesso giorno in cui presiedeva un convegno a Shangai. Dove peraltro aveva invitato suo figlio Guido, già assunto nella stessa clinica del padre a spese dell'Asl. La prova non è difficile. Basta affiancare la foto del brindisi di Ambrosini a Shangai, disponibile su Internet, con il documento della clinica che certifica la sua presenza come primo operatore in un parto cesareo lo stesso giorno. Il mondo medico padovano è in subbuglio, ma molti hanno testimoniato solidarietà al barone di fronte all'"aggressione mediatica e giudiziaria": la procura infatti ha aperto un'inchiesta. L'ubiquità miracolosa ha fruttato al professor Ambrosini il sessanta per cento della spesa dell'intervento, un parto cesareo. Ovvero 4200 euro in 54 minuti. Quanto un ricercatore universitario guadagna in due mesi e mezzo. E passiamo al Ricercatore. Incontrarlo è facilissimo. Basta andare al dipartimento di Matematica e aspettare la fine dell'affollata lezione. Il giovane che mi accoglie in uno spoglio ufficetto sembra uno studente fuori corso, con jeans sdruciti e maglioncino blu. In realtà ha 38 anni, si chiama Massimo Marchiori ed è una delle maggiori personalità mondiali dell'informatica. Senza di lui non ci sarebbe Google. Per ammissione degli stessi inventori americani, Page e Brin, che hanno applicato una scoperta di Marchiori, l'algoritmo Hyper Search. Un genio. Il colosso di Mountain View lo corteggia da anni. Lui ha preferito rimanere a Padova, dove da ricercatore ha uno stipendio (a rischio) di 2000 euro al mese. L'ultima offerta americana che ha rifiutato era di 600 mila dollari netti all'anno, più i benefit. "Non posso più presentarmi al bar degli amici sotto casa, a Mestre. Mi dicono: te g'ha inventà gugol e guadagni meno di noi? Ma la ricerca è così da sempre, uno scopre, altri applicano. Sono una persona felice, godo di una libertà assoluta. Non c'è prezzo per questo. Ero felice quando lavoravo a Hyper Search, qui dentro, con una sola macchina condivisa con quaranta ricercatori. Senza fondi, perché i baroni consideravano la rete un giochino poco serio. Sono felice ora, mentre lavoro al nuovo progetto". Il web semantico. Per farla molto breve, un sistema di ricerca che può cambiare l'accesso alla cultura di alcuni miliardi di uomini. "Mi piacerebbe finirla qui e non a Boston, dove ho un altro incarico. Ma con questi tagli, non so come finirà. E' già difficilissimo ora trovare collaboratori. Un qualsiasi laureato in informatica trova un'azienda che lo paga il doppio dell'università e mica tutti sono pazzi come me". "La mia storia? Eccola. Mi sono laureato a Padova, specializzato in Olanda. Sono tornato a casa, a Venezia, ma non riuscivo a vincere un concorso. Mi sono visto passare davanti figli di ex rettori, nipoti di baroni, raccomandati d'ogni tipo. Ho mandato i miei lavori al Mit di Boston e mi ha chiamato subito di persona Tim Barners Lee (il creatore di World Wide Web, ndr). Un giorno sono andato a San Diego a esporre i risultati delle mie ricerche. Alla fine mi ha chiamato Larry Page e abbiamo discusso a lungo sulle possibili applicazioni. L'anno dopo lui e Brin hanno creato Google. Sono sempre stati onestissimi con me, hanno sottolineato un'infinità di volte il debito di Google con Hyper Search". "Che cosa penso della cosiddetta riforma Gelmini? Sono sbalordito. A furia di lavorare con gli americani, sono diventato ingenuo come loro. Mi aspetto ogni volta, da qualsiasi governo italiano, che annunci nuovi fondi per la ricerca. Invece arrivano puntuali i tagli. Non m'intendo di politica ma non posso credere che non capiscano quanto stanno facendo. Tagli di questo tipo, indiscriminati, dovrebbero realizzare miracolosamente, secondo loro, una gestione virtuosa dei fondi universitari. Al contrario, rafforzano i baronati. Perché è evidente che, senza criteri di merito, a franare sono sempre i più deboli politicamente, cioè quelli che fanno ricerca, mentre i forti, i baroni, se la cavano sempre. Nell'uso di Internet il ritardo dell'università italiana è tragico. Ma presto non sarà un problema, perché di questo passo il futuro è una specie di Cepu, un'istruzione di serie B o C. Perché sono tornato in Italia? Me lo chiedo anch'io. Resto per tigna, e per gli studenti. Non vorrei rassegnarmi, ma non so fino a quando". Marchiori è un mito per gli studenti di mezzo mondo. Per i suoi è un formidabile biglietto da visita: "Studio con Marchiori". (1 novembre 2008)

venerdì 31 ottobre 2008

Scontri di Piazza Navona:la verità monca del governo

da La Repubblica

Una serie di immagini dimostrano che prima i giovani di estrema destra picchiano a sprangate alcuni studenti medi senza che nessuno intervenga

di ANDREA DI NICOLA

Uno studente aggredito da Blocco studentesco prima degli scontriROMA - Uno scontro, anzi un assalto dei centri sociali contro i ragazzi pacifici di Blocco studentesco. La verità costruita dalla polizia e confezionata dal governo è bell'e pronta per andare in onda su Tg e televisioni. Tutto vero: gli universitari sono entrati in piazza Navona ed hanno affrontato i neofascisti di Blocco studentesco. Tutto vero, ma solo una parte della verità. Una parte perché non dice cosa è successo in quella piazza romana prima dello scontro. Non dice insomma, come ricostruito da un ragazzo che ha scritto a Repubblica e come testimoniato da decine di foto che, prima dell'azione degli universitari, un camioncino pieno di mazzieri aveva aggredito a cinghiate e a sprangate gruppi di quindicenni che fino a quel momento avevano giocosamente, accompagnati dai loro professori, contestato il decreto Gelmini. Dal famigerato pulmino bianco sono scesi studenti, molti evidentemente fuoricorso, che a botte e calci si sono posizionati nel cuore dell'assembramento di ragazzini delle medie superiori spargendo violenza e terrore allo scopo di connotare a destra la protesta studentesca. Solo a questo punto intervengono gli universitari chiamati dai più giovani per cercare una difesa che la polizia non ha saputo offrire. Dal corteo della Sapienza arriva un gruppone, a mani nude tanto che per attaccare usano i tavolini e le sedie dei bar che trovano in piazza e inizia il confronto con i neofascisti.
Per motivi oscuri le forze dell'ordine si accorgono solo di questa seconda fase della prima, dell'attacco ai liceali da parte di Blocco studentesco non si accorgono. I funzionari di polizia, che pure non erano distanti da dove avveniva il macello dei diritti, dicono di non essersene accorti e non ne fanno cenno nelle loro ricostruzioni. Tanto meno ne fa cenno in Parlamento il sottosegretario Nitto Palma vendendo al Parlamento e al Paese una verità monca che però le tecnologie smontano nel giro di poche ore. Le foto parlano chiaro e, a meno che questo non sia un Paese di maestri di Photoshop, ci dicono che quella del governo e della questura è una verità monca. Quasi una menzogna. (31 ottobre 2008)

Prove di squadrismo a Piazza Navona?

Che sia usuale, come dice il Governo, che si lascino entrare sui luoghi delle manifestazioni camions carichi di spranghe, è una affermazione che a me suscita parecchia inquietudine. Non so a voi.



da La Repubblica

Il sottosegretario all'Interno ricostruisce alla Camera le violenze in Piazza Navona
Assolta la polizia "equilibrata", ma l'opposizione insorge: "Stravolgimento della realtà"
Governo: Scontri, sinistra colpevole
L'opposizione ribatte: "Solo bugie"

ROMA- Per il governo, la colpa è degli studenti di sinistra. I video, le testimonianze, le teste sanguinanti non sono prove sufficienti: gli scontri di piazza Navona li hanno voluti i collettivi universitari e la sinistra antagonista. Loro hanno picchiato e scaraventato le sedie in aria, la polizia è stata "equilibrata" e non c'era nessun infiltrato. Il camion degli studenti di destra è stato fatto entrare in piazza perchè "è usuale quando c'è una manifestazione". Quello che la polizia, e quindi il governo non raccontano è la calata dei mazzieri sugli studenti inermi, spesso giovanissimi, che stavano in piazza Navona dalla prima mattina. Ben prima dell'arrivo degli squadristi di Blocco studentesco arrivati in piazza con mazze e spranghe. Manca, nella ricostruzione del governo, la causa scatenante degli scontri e questo dà il via alla polemica fra le forze politiche. Il Governo: "Aggrediti da sinistra". Ma il sottosegretario all'Interno Francesco Nitto Palma non ha dubbi. Gli studenti di destra, quelli con i bastoni tricolore, non hanno aggredito: no. Sono stati gli altri con i caschi da motociclista che, invece di fermarsi nella piazza a manifestare, si sono fatti largo tra i ragazzi e, arrivati all'altezza di piazza delle Cinque Lune, si sono dapprima schierati urlando slogan contro i fascisti e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini dei bar.
"Agenti lontani per evitare tensioni". Anche le critiche contro la Polizia sono infondate. Il governo neppure questo ammette. Chi sostiene che le forze dell'ordine non sono state tempestive nell'intervenire, troppo morbide con gli estremisti di destra che occupavano la piazza con un camion pieno di spranghe, per il sottosegretario dice falsità. "D'altronde è usuale - spiega il sottosegretario - che durante le manifestazioni i mezzi raggiungano piazza Navona". "Polizia equilibrata". "L'operato delle forze dell'ordine - ha detto Palma - è stato equilibrato e prudente, teso a tutelare la libertà di espressione e la sicurezza e l'incolumità pubblica". Se gli agenti erano assenti da piazza Navona, spiega il sottosegretario di Forza Italia, è perchè volevano evitare tensioni dopo gli slogan dei manifestanti scanditi contro le forze dell'ordine. "Nessun infiltrato". E la storia degli "infiltrati"? Tutte balle per il sottosegretario. Facendo riferimento al filmato rilanciato da YouTube dove è ripreso un giovane che si muove e parla con i poliziotti con familiarità tale da ingenerare "il sospetto che fosse un infiltrato della polizia, in realtà - assicura il sottosegretario agli Interni- lo stesso è un giovane del Blocco studentesco di destra, e la sua posizione è tuttora al vaglio degli inquirenti". Rc, "Realtà stravolta". Rifondazione dà fuoco alle polveri: "Il governo stravolge la realtà dei fatti", ha detto il segretario Paolo Ferrero. "Sembra di essere tornati al governo Facta, quando i mazzieri fascisti giravano impuniti a pestare i sindacalisti e poi si diceva che c'era la violenza dei rossi. A piazza Navona c'è stato un camion pieno di picconi che è stato lasciato entrare. Questa è la realtà". Idv e Pd, "Basta mostrare i muscoli". Antonio Di Pietro avverte il sottosegretario che "non si può mentire per sempre. Questo governo sta scrivendo una triste pagina della democrazia italiana. I cittadini vi chiederanno molto presto il conto di queste menzogne", e Walter Verini, deputato del Pd, vicinissimo al segretario Walter Veltroni, giudica la ricostruzione fatta dal governo "ben al di sotto della gravità dei fatti": "Decine di teppisti appartenenti alla sigla di estrema destra Blocco studentesco hanno aggredito armati di mazze e bastoni ragazzi poco più che adolescenti. Dovere del governo è abbandonare gli atteggiamenti muscolari finora esibiti".

domenica 26 ottobre 2008

«L’alta velocità danneggia i liguri» : parola di Assessore

Non possiamo non dirci d’accordo con l’Assessore Vesco quando guarda con preoccupazione alle priorità dichiarate da Trenitalia nei confronti degli investimenti, quasi esclusivamente diretti verso l’alta velocità. Come più volte anche da noi espresso in numerosi interventi, non si tratta di essere pregiudizialmente contro l’AV, ma da un elementare analisi del rapporto costi-benefici ci si rende conto di quanto tale scelta sia infausta e dannosa per il trasporto locale: non solo non verranno liberate nuove tracce per il trasporto regionale, ma verranno drenate risorse che renderanno ancora più oneroso per le regioni stipulare contratti di servizio che verranno caricati quasi esclusivamente di costi (ossia le linee meno profittevoli) e impoveriti degli introiti derivanti dalle linee “ricche”, servite dai treni IC, EC, AV, ecc, che però non ricadono nei bilanci del trasporto regionale ma esclusivamente in quelli della lunga percorrenza, che sarà così sempre più in attivo e pronta per essere, anche lei, quotata in borsa…Regioni, state all’occhio!!! Non facciamoci fregare dai furbetti di Trenitalia!!! La torta va spartita più equamente, per il bene del trasporto pubblico e della mobilità nel suo complesso, per questo occorre ragionare in termini complessivi, mettendo in sinergia i diversi mezzi di trasporto pubblico, non in concorrenza: quando avremo capito questo, e creato apposite autority per la mobilità, saremo già ad un passo dalla soluzione.

venerdì 24 ottobre 2008

Gazebi in piazza per il trasporto pubblico, missione compiuta!

Si è svolta lunedì 20 ottobre la Giornata per il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile, organizzata in oltre 100 città italiane dal Partito Democratico e dagli EcAggiungi immagineologisti Democratici. Numerose le attività: dal volantinaggio nelle principali stazioni, ai gazebo, all’incontro fra gli esponenti del PD e i pendolari.

Anche la Liguria ha contribuito al successo dell'iniziativa: a Genova e nel Tigullio si sono svolti volantinaggi e presidi nelle princiali stazioni. A Chiavari un gazebo ha presidiato per l'intera giornata i giardini antistanti la stazione ferroviaria, distribuendo volantini e materiale informativo con le proposte del PD in tema di trasporti pubblici. Il presidio è stata anche un'occasione per incontrare i cittadini ed ascoltare il loro punto di vista sulle priorità da soddisfare in tema di mobilità. Nel gazebo di Chiavari diversi sono stati i rappresentanti del PD che si sono avvicendati nel corso della giornata: dall'Assessore Provinciale Paolo Perfigli alla Coordinatrice del Tigullio, Mavi Zonfrillo, dai Consiglieri Provinciali Simone Pedroni e Sonia Zarino al Consigliere Regionale nonchè responsabile del settore trasporti e infrastrutture per il Tigullio Ezio Chiesa, oltre naturalmente a tanti militanti e simpatizzanti che hanno attivamente collaborato al successo dell'iniziativa.

Entusiasta il commento di Sergio Gentili, responsabile trasporti nel governo ombra del PD: “L’iniziativa di oggi sulla mobilità sostenibile ed il trasporto è stata un successo. Il volantinaggio per il rilancio delle politiche dei trasporti e della mobilità ha infatti raggiunto oltre 100 stazioni d’Italia dove rappresentanti del Partito Democratico sono scesi nelle stazioni ad incontrare i pendolari con l’obbiettivo di rimuovere l’attuale assenza di proposte politiche sul trasporto e la mobilità e soprattutto per illustrare le proposte del PD per il miglioramento dei trasporti nelle città, per l’incremento di 1000 nuovi treni in particolare nelle tratte ferroviarie locali.”La manifestazione, non a caso, è stata organizzata subito dopo gli scandalosi tagli del governo Berlusconi a danno dei trasporti pubblici: 250 mln di euro in meno per gli investimenti e 1000 mln di euro in meno per le ferrovie.“I pesanti tagli del governo – sottolineano il Ministro Ombra dell’Ambiente Ermete Realacci e il presidente degli Ecodem Fabrizio Vigni – provocano gravissime difficoltà al trasporto pubblico e alle ferrovie proprio mentre un numero crescente di italiani, in difficoltà per il carovita, vorrebbe lasciare l’auto ed utilizzare i mezzi pubblici”. “Le nostre proposte si basano essenzialmente su quattro settori d’intervento: ripristinare i fondi tagliati per il trasporto pubblico locale; acquistare mille nuovi treni per i pendolari; introdurre maggiori investimenti per tramvie metropolitane e ferrovie urbane;prevedere agevolazioni fiscali permanenti per chi utilizza mezzi pubblici”La giornata di lunedì ha visto coinvolti i cittadini, che hanno esposto le loro problematiche e proposto le loro soluzioni. Ma è stata anche un efficace banco di prova per le organizzazioni regionali del Partito Democratico. Particolarmente attivi il PD Lombardia e il PD Toscana.Il primo ha distribuito 50000 volantini con allegato un questionario “per dare voce alle proteste e alle proposte di chi viaggia sui treni in Lombardia”.Il secondo ha indetto un sit-in al Duomo per la tramvia, oltre ad aver organizzato un immancabile volantinaggio alle stazioni di Santa Maria Novella, Rifredi e Campo Marte.“La mobilitazione di oggi – concludono Vigni e Realacci – ha rappresentato un’occasione anche per ricordare che il trasporto pubblico fa bene al clima. La crociata del governo italiano contro il piano europeo è irresponsabile e miope. Proprio i paesi europei più avanzati dimostrano come investire sulla mobilità sostenibile riduca le emissioni e renda le città più moderne e vivibili”.

giovedì 9 ottobre 2008

Gazebi del PD in difesa del trasporto pubblico locale

Il 20 ottobre p.v. si svolgerà una importante iniziativa promossa dal Partito Democratico in favore del trasporto pubblico locale, individuato dal Partito quale tema centrale per i prossimi mesi.

In tutte le principali città italiane verranno realizzati presidi dove verranno distribuiti volantini che illustrano come l’attuale politica di tagli indiscriminati penalizzi ulteriormente il trasporto Pubblico Locale e come invece occorra tornare ad investire convintamente nelle politiche per il TPL, che molti analisti individuano come una delle maggiori emergenze negli anni futuri.

Un gazebo verrà allestito, sin dalla prima mattina, nei pressi della stazione ferroviaria di Chiavari, mentre altri presidi e volantinaggi verranno effettuati nelle altre località del Tigullio.
E' un'occasone importante anche per dare visibilità sul territorio all'azione concreta che il PD sta portando avanti in difesa dei servizi pubblici (come ad esempio la scuola), del sistema del welfare che è sempre più spesso posto sotto attacco e già eroso dagli ultimi provvedimenti del Governo.

domenica 5 ottobre 2008

Bando della Provincia di Genova per progetti di sviluppo della raccolta differenziata

A seguito di quanto disposto con D.G.R. n. 1236/2005 e a seguito della predisposizione del Programma operativo per il recupero della frazione biodegradabile dei rifiuti urbani, la Provincia ha assegnato una quota del finanziamento regionale, pari a circa € 505.000,00 per la realizzazione di progetti in attuazione di quanto previsto dallo stesso Programma.

Con le successive Deliberazioni di Giunta Regionale n. 1264/2006 e n. 1566/2007, la Regione ha assegnato alla Provincia di Genova una somma complessiva pari a € 1.541.542,00 per il finanziamento di ulteriori attività nell’ambito dello sviluppo ed incremento di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
La Provincia (previo parere favorevole del Comitato Consultivo ATO Rifiuti) ha deciso che tali fondi siano destinati a finanziare, in tutto o in parte, la prosecuzione delle iniziative nell’ambito della valorizzazione della frazione biodegradabile dei rifiuti urbani e per altre iniziative che abbiano come obiettivo lo sviluppo, la razionalizzazione e l’incremento in termini di resa percentuale delle raccolte differenziate di tutte le frazioni dei rifiuti urbani destinati al recupero.

I progetti possono essere presentati dai Comuni o dalle Comunità Montane o dalle Società a capitale totalmente o prevalentemente pubblico e devono avere i seguenti requisiti essenziali:
- devono prevedere la realizzazione di strutture o, in alternativa, devono riguardare l’acquisizione di attrezzature o mezzi;
- devono avere come obiettivo la limitazione della produzione di rifiuti o l’incremento delle quote di RD;
- devono essere corredati dai piani finanziari per la gestione del nuovo assetto, almeno per la parte incrementale.

I progetti possono essere finalizzati alla raccolta e recupero della frazione biodegradabile dei rifiuti urbani o all’incremento della RD relativa ad altre frazioni.
Gli stessi progetti possono riguardare i rifiuti domestici o anche la fornitura di servizi speciali per le attività economiche che producono rifiuti assimilati agli urbani.
I progetti possono includere fasi di lavorazione successiva alla raccolta per tutte le tipologie di rifiuti recuperabili, anche ampliando e incrementando con fasi di cernita, selezione, triturazione o trattamento le attività svolte presso gli ecocentri già autorizzati al fine di ottenere frazioni di rifiuti recuperabili di migliore qualità. In tal caso il progetto dovrà riguardare la messa in opera delle attrezzature necessarie per eseguire le suddette operazioni.

venerdì 3 ottobre 2008

Morire di lavoro, la strage infinita

Ieri, 2 ottobre, una ennesima tragica notizia mi ha particolarmente colpito per la modalità con la quale è accaduta: un operaio che stava lavorando alla posa di un tubo per la captazione del biogas nella discarica di Scarpino, a Genova, è caduto, dopo essere scivolato sul terreno sdrucciolevole e poco compatto, all'interno di un cunicolo di circa 80 cm. di diametro e, dopo una caduta di circa 18 metri è morto asfissiato dai gas mefitici e dagli oltre 70° di temperatura presenti sul fondo.
Una morte orribile, che forse poteva essere evitata con una semplice imbragatura, una cintura attorno ad una vita. Ma non si è pensato a farla indossare, ed un giovane di 33 anni è morto, e nulla hanno potuto fare i suoi compagni che hanno assistito, atterriti, al tragico evento, come si dice in questi casi. Ora il corpo è ancora laggiù, i tentativi di portarlo alla superficie non hanno ancora avuto buon esito e giace sotto quintali di rifiuti, aumentando se possibile lo strazio verso quella vita spezzata troppo presto dalla noncuranza con cui spesso, troppo spesso, si ignorano le più elementari norme di sicurezza. Come si può lavorare senza protezioni stando sull'orlo di un abisso di 18 metri, in fondo al quale di certo c'è la morte? I responsabili parlino e diano una spiegazione, se la possono fornire, ma certo è che questa pare una di quelle tragiedie evitabili e che si dovevano evitare, ma che invece si sono verificate e non mi sembra accettabile definirle delle fatalità.

domenica 21 settembre 2008

Inaugurata a Gattorna la sede del Partito Democratico

Sabato 20 settembre è stata inaugurata a Gattorna la nuova sede del PD. Madrina della manifestazione la senatrice Roberta Pinotti, ministro ombra per la Difesa, che, ricordando i recenti atti di vandalismo contro la stessa sede, ha ricordato come accanto a questi odiosi atti vandalici vi siano anche, altrettanto insidiosi, i vandalismi politici da parte di chi, attualmente al governo, dimostra di non avere il senso delle istituzioni promuovendo azioni che minano alla base l'ordinamento democratico della nostra società. Presenti rappresentanti della politica e delle istituzioni, tra cui la Coordinatrice Territoriale Mavi Zonfrillo, i membri del direttivo del Circolo, il Coordinatore Gianni Dondero, i consiglieri regionali Ezio Chiesa e Fabio Broglia, gli Assessori Provinciali Anna Maria Dagnino e Paolo Perfigli, simpatizzanti e cittadini. Simpatica e calda l'accoglienza a base di dolci casalinghi. Particolarmente apprezzati i famosi mini frisceu con cipolletta, la cui ricetta è gelosamente tenuta segreta dallo chef nonostante le ripetute richieste da parte dei presenti.

J. Stiglitz: la caduta di Wall Strett come la caduta del Muro di Berlino

«La caduta di Wall Street sta al fondamentalismo del mercato come la caduta del Muro di Berlino è stata al comunismo».
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia.

Dopo la caduta del Comunismo, anche il Liberismo selvaggio mostra tutti i suoi limiti e sembrano lontani i itempi in cui il governo conservatore americano inneggiava al libero (?) mercato quale ricetta salvifica in grado di realizzare i sogni di prosperità e progresso dei cittadini: che ora a gran voce invocano l'intervento dello Stato perchè ponga un argine alla caduta verticale del mercato azionario che sta mandando in fumo i risparmi di milioni di americani, e non solo. Il prezzo da pagare per la società sarà altissimo, mentre i veri speculatori hanno già fiutato il vento e sono ormai al sicuro nei paradisi fiscali, dove hanno messo in salvo i loro "tesori", e dove si apprestano a passare in dorato esilio il resto dell'esistenza.

mercoledì 17 settembre 2008

La Scuola di Cortona: per un nuovo Rinascimento politico


Ebbene sì, anch’io c’ero! Dove, direte voi? A Cortona! Alla Scuola Estiva del Partito Democratico! Eh, quanto entusiasmo, non sarà troppo? Ebbene no, cari compagne, compagni, amiche ed amici, l’entusiasmo è di rigore, perché davvero è stata una esperienza molto positiva. Ho aspettato qualche giorno per far sedimentare un po’ i ricordi, le impressioni, i giudizi, e devo dire che permane in me una bella sensazione, dovuta alle tante cose intelligenti e propositive che ho avuto modo di ascoltare e di vedere.

Era bello vedere che tutti erano lì per capire, discutere, trovare risposte ma, ancor più, porre (e porsi) domande. Già dall’inizio, nella splendida cornice di Castiglion del Lago, il discorso di Edgar Morin ha avuto il merito di portarci subito nel cuore dei problemi concreti di cui la politica spesso si dimentica, presa dalle guerre di potere o intrappolata dentro stanchi ideologismi. Concretezza, semplicità, rigore nella difesa dei valori che contano, un nuovo umanesimo in grado di guardare qui ma anche altrove, lontano nel mondo, con curiosità e non con paura: da subito ho avuto la sensazione che sarebbero state giornate ben spese, e così è stato. La seconda sorpresa è stata quella di vedere che, accanto a tanti giovani, vi erano anche persone più adulte (come me, che ho ormai superato gli ‘anta), animate dallo stesso entusiasmo e dalla stessa curiosità di vedere e ascoltare da vicino personaggi del calibro di Spitz, Fitoussi, Rifkin, e tanti altri…

La cosa più difficile? Scegliere le lezioni di questo o quel relatore, dato che erano tutte interessanti e, infatti, tutti ne sono rimasti molto soddisfatti. Tra le cose che mi sono restate maggiormente impresse, la lezione di Bernard Spitz sul futuro dello stato sociale, destinato a crollare sotto il peso dello squilibrio demografico (sempre più anziani in pensione e sempre meno giovani attivi) in assenza di opportune politiche correttive, quella di Jean-Paul Fitoussi sul rapporto tra politica e regole nell’Europa di oggi, quella di Jeremy Rifkin sulla nuova rivoluzione industriale basata sulla produzione diffusa di energia per superare quella che lui definisce l’era dei combustibili fossili ormai al tramonto.

Ad un tratto si è materializzato Walter Veltroni, anche lui a curioso di ascoltare questo illustre personaggio, e Rifkin non ha perso l’occasione per chiedergli di impegnarsi su questa strada, invero rivoluzionaria e potenzialmente capace di risolvere gran parte dei problemi energetici del nostro mondo.

Giuliano Amato, l’ultimo “docente” in programma, ha sintetizzato molto bene la differenza tra la destra dell’io, e la sinistra del “noi”, che significa saper guardare un po’ più in là del proprio orticello, e tentare di risolvere i problemi non solo per sé, trovando scorciatoie personali, ma per la collettività. Partire dalla propria esperienza, ma allargarla sul piano degli altri, della società tutta: questa è la chiave di lettura di come il pensiero progressista affronta le questioni e rifiuta, come inaccettabili, soluzioni “ad personam” che tanto piacciono invece allo schieramento conservatore e berlusconiano in particolare.

Il discorso conclusivo di Walter Veltroni segna, io penso non per caso, una evidente novità nei toni e nei temi trattati, tanto che si è parlato di svolta grazie ad una presa di posizione netta ed inequivocabile contro la Destra ed il berlusconismo, ideologia capace di corrodere e corrompere ogni vero ideale di democrazia e di solidarietà sociale. Se le idee sono forti, se i valori sono saldi, non conta che i sondaggi vadano oggi da un’altra parte: chi li insegue perde non solo la propria anima e la propria identità, che sarebbe già devastante, ma non speri neppure di riconquistare un consenso che in questo momento è come ipnotizzato dalle sirene della destra.

Il Partito Democratico faccia dunque il suo cammino, produca le sue idee e proponga le sue soluzioni, non tradendo quelli che sono i suoi valori costitutivi: trovando forme nuove per comunicare, condividere, ricercare, e, in questo, l’esperienza della Scuola di Cortona è e sarà davvero preziosa.

giovedì 4 settembre 2008

E se fossero le società sportive a rifondere tutti i danni arrecati dagli ultras ai passeggeri e alle carrozze ferroviarie?


Prima scena: turisti che salgono su un treno con il biglietto non timbrato a causa del guasto (che si protrare da giorni) dell’obliteratrice, e dopo essere stati rassicurati in biglietteria che non verranno multati. Passa il controllore, che non sente ragioni, li chiude in treno (si, per non farli scappare) e poi chiede i documenti per fare le multe.

Seconda scena: ultras di calcio in trasferta che salgono in treno senza biglietto, a volte costringendo i passeggeri paganti a scendere per far loro posto; spaccano e vandalizzano carrozze che tutti noi poi saremo chiamati a pagare; solo una minima parte sono arrestati : si lasciano andare per evitare il peggio, per carità, come se queste scene di guerra fossero derubricabili a “meno peggio”: ma di che cosa? Fra l’altro, si saprà che già l’indomani i pochi arrestati vengono scarcerati.

Penso che questi due esempi costituiscano una sintesi straordinaria di tanti episodi analoghi con i quali ci confrontiamo ogni giorno: da un lato regolamenti farraginosi e assurdamente complessi, pensati non in funzione degli utenti ma piuttosto per tutelare al massimo coloro che li hanno promulgati, e mettere il più possibile al riparo le aziende fornitrici di servizi pubblici dalle giuste lamentele degli utenti esasperati dai disservizi; dall’altro la furia cieca e distruttrice di chi non riconosce né regole né tantomeno il rispetto della cosa pubblica, di chi sa di poter agire coperto da una quasi certa impunità e che quindi esercita la sua forza bruta per vessare a sua volta inermi passeggeri ancora una volta paganti e subenti.

In mezzo sta il cittadino, che sente di non essere tutelato da niente e da nessuno, misura ogni giorno la propria impotenza e sente crescere una rabbia pronta ad esplodere. Contro chi? Contro cosa? Spesso, contro chi è ancora più debole e indifeso nella catena gerarchica della società, andando ad allungare la catena di ingiustizie che si sommano ogni giorno ineluttabilmente.

Se nel primo caso giustizia vorrebbe che ai viaggiatori si presentassero le scuse per il mancato funzionamento dell’obliteratrice e poi per il comportamento del controllore, nel secondo caso tutti gli autori di vandalismi e aggressioni ai viaggiatori dovrebbero essere presi e puniti, in modo esemplare per di più, impedendo loro per il futuro qualsiasi accesso agli stadi. Per quel che riguarda le trasferte organizzate poi, visto che oggi la tecnica consente di seguire le partite anche mediante megaschermi e di vedere sotto ogni possibile angolatura azioni e moviole, andrebbero del tutto proibite, in quanto, lo si è visto troppe volte, sono state unicamente occasioni per perpetrare vandalismi, saccheggi, violenze, sia sui treni e nelle stazioni, sia negli autogrill e hanno provocato disordini anche molto gravi dove non di rado si sono verificati ferimenti e anche incidenti mortali.

Nel caso degli ultimi giorni, 250 passeggeri muniti di biglietto, magari prenotato da giorni, hanno dovuto cedere il posto ad ultras violenti ed arroganti, le devastazioni alle carrozze (11 rese inservibili) si quantificano in 500.000 euro di danni, per non parlare di 4 ferrovieri feriti: possibile che nessuno senta la responsabilità morale per quel che è successo (e non è neppure la prima volta)?

Chi risarcirà i 250 passeggeri del danno morale e materiale subito? Chi pagherà i danni? Il calcio muove milioni di euro, ma ad arricchirsi sono i soliti noti (calciatori, procuratori, sponsor, televisioni, qualche addetto ai lavori, le società più grandi) mentre a pagare è la società tutta che si deve accollare anche i cosiddetti “effetti collaterali”. E’ il prezzo che la nostra società del “panem et circenses” paga per dirottare gli istinti belluini più viscerali nell’alveo del tifo sportivo? E’ tutta qui la strategia sociale del nostro Paese, ripiegato sulle proprie paure, incapace di reagire con fermezza alla marea montante del teppismo e del bullismo, che minacciano di travolgere ogni idea stessa di civile convivenza?

Chi commette questi atti di teppismo mette a rischio l’idea stessa della nostra democrazia, che è prima di tutto rispetto degli altri, dei loro diritti e della loro dignità. Chi distrugge e calpesta ciò che appartiene a tutti non commette solo danni materiali, è bene che ciò venga detto con forza, perché calpesta la visione di bene comune che dovrebbe costituire il cemento tra i cittadini ed improntarne i comportamenti.

Eppure non ci vuol molto a immaginare come potrebbe essere un paese normale: un paese dove i passeggeri paganti vengono trattati con gentilezza e rispetto, e dove invece gli arroganti ed i teppisti vengono sanzionati e allontanati. Quello in cui ci troviamo a vivere è invece un paese sempre più annichilito e incapace di reagire alla marea montante di inciviltà e di ingiustizie che ne minacciano la stessa esistenza e coesione sociale: un paese dove la strategia della tensione non viene più messa in atto mediante stragi fatte con le bombe, ma utilizzando armi più sottili che sono appunto il logoramento delle certezze che ognuno di noi dovrebbe avere in termini di diritti e di protezione sociale.

Per concludere: considerati i gravi danni arrecati alle carrozze e ai rotabili in genere, si obblighino gli ultras e le stesse società di calcio a rifondere interamente i danni che i loro ultras hanno arrecato, così come vengano chiamate a sostenere le spese per la polizia adibita a contenerne le intemperanze. Risarciscano altresì i 250 passeggeri derubati del loro diritto a viaggiare e terrorizzati dal comportamento violento degli ultras e, infine, vengano proibite tutte le trasferte di ultras organizzati, non solo di quelli di Napoli, poiché da troppo tempo ormai assistiamo ad un preoccupante aumento della violenza che trova pretesto in queste occasioni e che nulla hanno a che fare con un sano tifo per la propria squadra.

venerdì 29 agosto 2008

Una brutta esperienza

E’ successo anche a me, nella mia città: un gruppo di teppisti in motorino mi ha scippato la borsa contenente tutte le mie cose. Così, in un attimo: tornavo a casa in bicicletta, era una sera d’estate, il 26 agosto, e pedalavo tranquilla, come sempre. Ad un tratto, un gruppo di ragazzini in motorino mi si avvicina, e io non ci faccio neppure caso. Arrivo al semaforo, scatta il verde, riparto, e ad un tratto uno mi si para davanti alla bicicletta e, con un gesto fulmineo, afferra la borsa posata sul cestino.
Sono rimasta talmente sorpresa da non avvertire neppure paura, lì per lì pensavo ad un stupido scherzo. Poi mi sono resa conto che facevano sul serio, sono partiti a tutta velocità ed io dietro in bici, ma cosa potevo fare? Ho provato a seguirli, ho visto dove andavano, ma dopo sono spariti, e con loro la mia borsa. Dopo la solita trafila: denuncia, blocco carte, cambio serrature…che rabbia e che tristezza, non rendersi conto di tutti i guai provocati per pochi spiccioli poi, perché neppure il telefono possono usare, dato che ho bloccato l’IMEI…davvero una stupidità gratuita, figlia di cosa, io mi chiedo? Del tutto e subito, del vuoto pneumatico di ogni valore, del bisogno di sentirsi qualcuno rapinando le persone indifese?
Resta tanta tristezza e amarezza, e la consapevolezza di non voler cambiare per questo le proprie abitudini, di essere un po’ più prudente e guardinga, questo sì, ma non voglio piegarmi alla logica che bisogna aver paura. Dove sono passati vi sono delle telecamere, a quell’ora erano i soli a passare in 5 a razzo su dei motorini: spero che li identifichino e li fermino. Non tanto e non solo per me, ma soprattutto per quel che ancora potrebbero fare, se si sentissero ormai al sicuro: penso con orrore a quel branco che ronza intorno ad un bambino, o ad una anziana. La microcriminalità non va sottovalutata, anzi, è proprio combattendo contro quella che si aumenta il senso di sicurezza nelle nostre città. In questo caso quei giovani criminali andrebbero presi e rieducati, per evitare che crescendo si lasciassero andare ad imprese ben peggiori.

martedì 26 agosto 2008

Clandestini nel suo capannone: nei guai un assessore leghista

da L'Unità del 22 agosto 2008
Predicano bene, ma razzolano molto male. I leghisti urlano contro l'immigrazione clandestina e nel frattempo sfruttano gli stessi immigrati per arricchirsi.
Faceva così anche Roberto Zanetti, assessore della Lega alle Attività produttive e presidente degli artigiani di Cartigliano, comune in provincia di Vicenza. Nel capannone di sua proprietà la Guardia di Finanza di Bassano del Grappa ha scoperto un laboratorio di confezionamento di abbigliamento con nove cinesi costretti a lavorare in condizioni pietose.
L'assessore adesso cerca di difendersi dicendosi sconcertato. «Questa storia mi toglie 10 anni di vita, io non ne sapevo niente».
Dopo aver effettuato una serie di controlli nei giorni precedenti, i finanzieri della Compagnia di Bassano sono entrati in azione all'una di notte di mercoledì. Nell'immobile c'erano 9 asiatici. A finire in manette sono state la donna cinese che gestiva il laboratorio, immigrata regolarmente in Italia, e due operai sui quali pendeva già un provvedimento di espulsione, arrestati per violazione della legge (pensa un po') Bossi-Fini. Tre erano regolari, di altri tre non avevano documenti.
Gli operai lavoravano giorno e notte in mezzo a puzza e rumore. Ma nel capannone erano completamente segregati dormendo in due stanzette nascoste dietro un armadio con un solo e lurido wc. Gli otto vivevano come schiavi: lavoravano tutta la notte, non uscivano mai. La "direttrice", almeno, aveva una camera tutta per sè.
«Quando siamo arrivati hanno iniziato a correre e a gridare, ma la cosa che ci ha colpito di più - spiega il capitano Danilo Toma della compagnia di Bassano del Grappa - è stato il doppio fondo che abbiamo trovato su un muro. Da una botola si accedeva alle stanze, di cui una piccolissima, pochi metri quadri con i letti ammassati e un puzzo incredibile».
Per quanto riguarda la posizione dell'assessore, il capitano spiega: «Come il fratello, al momento non è indagato, anche perché il contratto di affitto era regolare». Difficile però credere che la famiglia Zanetti non fosse al corrente di cosa stesse accadendo nel capannone. «La casa dei Zanetti dista poche centinaia di metri», osserva il capitano. In più, non è la prima volta che nel profondo Nord est leghista vengono scoperti laboratori clandestini: «Di casi simili anche in zona ne abbiamo scoperti parecchi», ricorda il capitano.
Zanetti da parte sua cerca di difendesi. «La cinese titolare - spiega Roberto Zanetti - era venuta da noi la scorsa primavera; era stata costretta ad abbandonare la precedente sede, ne cercava un'altra e aveva saputo del nostro capannone. Era iscritta alla Camera di Commercio e, a quanto ci constava, i suoi dipendenti erano a posto con il permesso di soggiorno. Insomma, sembrava tutto in regola e abbiamo perfezionato la locazione, alla luce del sole».
Peccato che "alla luce del sole" però non lavorassero i cinesi. E Zanetti ne era al corrente. «Parevano invisibili - continua l'assessore vicentino - lavoravano di notte, come formiche, non disturbavano. Cosa combinassero là dentro, non lo sapevamo: avevano messo subito le tende alle finestre e non aprivano a nessuno. Consideravamo l'affitto che ci pagavano una sorta di compensazione: in fondo, è proprio per colpa della Cina che abbiamo cessato la nostra attività originaria».
È rimasto «sorpreso e sconcertato» anche il sindaco leghista di Cartigliano, Germano Racchella, nell'apprendere che il capannone dove è stato scoperto un laboratorio cinese clandestino è di proprietà di un suo assessore. «Una bella mazzata - commenta il primo cittadino - Sono sorpreso più come leghista che come sindaco», dice orgogliosamente. Racchella non ha ancora sentito il suo assessore e collega di partito Roberto Zanetti e non lo farà prima di sera. «Ho convocato una riunione - spiega il sindaco - vedremo cosa uscirà dall'incontro».

domenica 17 agosto 2008

Licenziato per aver "screditato" Trenitalia

La vicenda di Dante De Angelis, leader storico dei macchinisti e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che mette in guardia sulle condizioni dei convogli Fs e viene licenziato a Ferragosto per le dichiarazioni rese alla stampa, è il nuovo episodio sul quale ci troviamo oggi a riflettere. Come passeggeri, oltre che come cittadini, ci chiediamo quali siano davvero le condizioni di sicurezza in cui ogni giorno viaggiamo, e se non abbiamo il diritto di essere informati compiutamente degli eventuali rischi che comporta viaggiare in treno. Ci possiamo davvero fidare delle statistiche secondo le quali le ferrovie italiane sono tra le più sicure del mondo? Su “La Stampa” di oggi, 17 agosto, vi è un articolo sulla “Guerra dell’alta velocità” dove si descrive un Moretti (AD del gruppo FS) ossessionato dallo spettro della concorrenza dei privati e quindi impegnato in una politica di rigore che prevede il pugno di ferro contro “fannulloni” e “disfattisti”: dopo gli anni del lassismo e dello sbrago, il nuovo corso impone lo stile “legge e ordine” per rinserrare i ranghi e preparare le falangi allo scontro con le truppe dei Montezemoli e, ben nascoste nelle diverse cordate, dei cugini d’oltralpe SNCF e Deutsche Bahn. Certo, viene da dire che quando i buoi sono scappati, si chiudono le stalle, che questi provvedimenti suonano come le grida manzoniane e che, molto probabilmente, sortiranno gli stessi effetti. E’ abbastanza triste, sia detto per inciso, vedere come uno dei settori più strategici per il nostro Paese (come e più dell’iperprotetta Alitalia) stia finendo al centro di una lotta di potere per accaparrarsene le spoglie: dopo essere stato per anni utilizzato come serbatoio di consensi elettorali, ed essendo ormai scoppiato ed ipertrofico, il trasporto ferroviario è un vascello alla deriva. Moretti è nella ridotta e combatte strenuamente per salvare il salvabile (così almeno è convinto di fare), non esitando ad utilizzare il metodo della decimazione (colpirne uno per educarne 100), che tuttavia non servirà a ridare il morale a truppe rese esangui da gestioni che ne hanno mortificato la professionalità e premiato il clientelismo.

E' triste anche vedere come più nessuno (e meno che mai la sua dirigenza) crede nell'unica missione che davvero potrebbe salvare Trenitalia dal suo lento declino, ossia quella di tornare ad essere un'azienda al servizio dei cittadini, così come era in origine, e come è stata per un certo periodo, pur tra mille distorsioni e saccheggi, ricavando da questo orgoglio e dignità, senso di appartenenza e rinnovato spirito di servizio.
Sempre oggi, su Repubblica, l’ing. Soprano, AD di Trenitalia, a chi gli fa notare che vi sono altri rischi già segnalati dai viaggiatori e dai sindacati, come ad esempio le “porte tagliola”, che si chiudono inaspettatamente e hanno causato più di un incidente anche di una certa gravità, risponde che “tutte le volte che è successo è stata per incauta salita o discesa del viaggiatore mentre il treno era in movimento”, e io mi chiedo, ma quando questo incidente si è verificato contemporaneamente su 17 porte, il treno era forse in movimento? Io stessa più volte mi sono trovata in questa situazione, con la porta che improvvisamente si chiudeva e il treno era in sosta e perfettamente fermo. Ora io mi chiedo, non bisognerebbe licenziare l’ing. Soprano per le false dichiarazioni rese a mezzo stampa? O devono pagare solo i ferrovieri che denunciano i problemi di sicurezza?

mercoledì 13 agosto 2008

Licenziati 8 ferrovieri che non hanno timbrato personalmente il cartellino: una sanzione eccessiva


L’episodio che ha visto il licenziamento in tronco di 8 ferrovieri “pizzicati” a farsi timbrare il cartellino in anticipo sul termine dell’orario è una occasione per fare alcune riflessioni.

1) Che in Italia vengano da tempo immemorabile tollerate forme più o meno gravi di irregolarità, per non dire di illeciti, è cosa tristemente nota. Lo sprezzo delle regole è segno di furbizia, e solo i fessi si ostinano (per viltà? Per mancanza di creatività?) a rispettarle. Gli esempi sono davvero innumerevoli, da chi fa la spesa in orario d’ufficio a chi si dà malato e poi va a sciare, oppure partecipa a talk show in tv.

2) Che questi fenomeni determinino gravi danni per il buon funzionamento della società è altrettanto vero: in termini di mancata produttività e di aumento dei costi a carico delle tasche di tutti noi sono milioni e milioni di euro. Si pensi solo alle perdite di tempo in coda presso sportelli a mezzo servizio, o, appunto, sui mezzi di trasporto pubblici dove la carenza di personale provoca guasti e soppressioni.

3) Spesso il corporativismo e la difesa dei privilegi di alcune categorie ha fatto sì che non si reprimessero sul nascere abusi e malcostumi che poi si sono trasformati in diritti acquisiti, neppure più percepiti come azioni illegittime.

4) Il concetto di Servizio Pubblico è stato avvilito e umiliato dall’uso clientelare che se ne è fatto per decenni e decenni. Anche qui non si contano i casi in cui la meritocrazia è stata piegata alla logica degli interessi di questo o quel potente, in tutti i settori. Assunzioni, ma anche avanzamenti di carriera, aumenti di stipendio, bonus, ecc. assegnati senza altro criterio che quello del fare un favore a Tizio o a Caio, di certo non hanno migliorato il clima interno nelle varie aziende pubbliche, né incrementato la produttività o migliorato il servizio ai cittadini, che poi è davvero l’unico vero scopo dei servizi pubblici.

5) In una frase, il mezzo (l’apparato pubblico) è diventato il fine, relegando completamente in secondo piano il vero obiettivo, ossia la buona, corretta ed efficiente amministrazione della cosa pubblica.Detto tutto questo, Trenitalia, che non è certo una azienda che fa del rigore e della qualità del servizio nei confronti della clientela un punto di eccellenza, si ritrova invece ad applicare con implacabile severità una regola giusta in generale, ma assai spropositata nel caso particolare, e che suona assai più come un’azione di forza tanto per dimostrare che qualcosa, contro i fannulloni, si fa anche in ferrovia.

Probabilmente, anzi certamente, alcuni giorni di sospensione dallo stipendio avrebbero avuto un effetto molto migliore evitando di mettere sulla strada delle famiglie. Probabilmente una migliore organizzazione delle risorse umane avrebbero evitato a quegli operai dei turni supplementari, e con essi l’impazienza di fare ritorno a casa anche sorvolando sull’orario di lavoro. Probabilmente se ci fossero più risorse sui binari e meno negli uffici, anche l’efficienza complessiva e la produttività di Trenitalia aumenterebbero.

Pur se non si possono giustificare mancanze come questa, che sono e rimangono gravi, è giusto tuttavia, a nostro giudizio, valutare il quadro generale della situazione, senza lasciarsi prendere da un clima “giustizialista” che ci porta al capo opposto del problema, senza mai arrivare all’equilibrio che deve ricercarsi nell’efficienza del servizio pubblico unita alla giusta salvaguardia e messa in valore delle persone che vi operano.

Le due cose vanno di pari passo, non vi può essere servizio pubblico efficiente e davvero in linea con le esigenze dei cittadini se a fornirlo sono persone demotivate e screditate agli occhi propri e della società. La risposta è solo questa, ridare dignità al servizio pubblico significa rimettere al centro un sistema di regole da tutti rispettate, e adeguate risorse il cui impiego vada a beneficio del servizio reso, la cui qualità, misurata sulla soddisfazione degli utenti, dev’essere d’ora in avanti il parametro fondamentale di giudizio.

Auguro personalmente che la vicenda degli 8 ferrovieri genovesi possa trovare una diversa e più favorevole soluzione, e che nel contempo si inizi a lavorare per definire quello che io chiamerei “Patto sui Servizi Pubblici” che ne rilanci su basi del tutto nuove e orientate davvero alle attese dei cittadini il ruolo e il funzionamento.

lunedì 11 agosto 2008

Genova, ripartire dalla città

Leggevo oggi su un noto quotidiano genovese del nuovo orientamento che il Comune di Genova starebbe adottando nei confronti delle politiche urbanistiche, e mi riferisco in particolare al tema del “ricompattamento” dei tessuti urbani. Questo nuovo orientamento si configura come una netta alternativa alla pratica, molto diffusa qui e in altre grandi città negli scorsi decenni, di disseminare aree più o meno periferiche di insediamenti abitativi, commerciali, terziari, nella malcelata speranza di rivitalizzarli decongestionando nel contempo le aree centrali.

Questa pur lodevole intenzione si è scontrata ahimè con una scarsa, per non dire del tutto assente, politica dei trasporti pubblici, consegnando il tema della mobilità (dal quale pur occorreva partire!) alla casualità e al trasporto privato, che come era logico supporre ha significato porre le basi per un crescente congestionamento delle vie di comunicazione.

In realtà, se alcune esperienze europee (cito, su tutte, la Defence di Parigi) erano lì a dimostrare che è dall’organizzazione della mobilità che occorre partire prima di lanciare nuove grandi operazioni urbanistiche, in Italia non si è riuscita ad andare oltre la logica delle piccole speculazioni, i cui oneri di urbanizzazione non riuscivano per nulla a compensare le diseconomie indotte dalla carente pianificazione di infrastrutture per la mobilità e la socialità.

Ci si è trovati così di fronte a periferie sempre più isolate e difficili da gestire in termini di servizi, con alti costi quasi sempre ricadenti sulle spalle dei singoli cittadini, costretti dalla carenza di infrastrutture all’uso, sempre più costoso, dell’auto.
In alcuni casi i costi per realizzare infrastrutture si sono rivelati altissimi e a totale carico della collettività, che avrebbe potuto e dovuto saper meglio sfruttare le economie di scala muovendosi più in una logica di completamento, rispetto a quella delle realizzazione ex-novo.

Già nei mesi scorsi, commentando le dinamiche inerenti la mobilità ed in particolare la difficoltà crescente del trasporto pubblico di soddisfare le richieste di servizio provenienti dai cittadini, ebbi ad osservare come la dispersione urbana costituisca una scelta ad alto rischio, in quanto rende molto più costosi e poco efficienti i servizi di trasporto pubblico, e fa aumentare parallelamente la congestione dovuta all’aumento di autovetture circolanti.

Il modello della città policentrica, se basato esclusivamente o quasi sulla mobilità privata, porta inevitabilmente alla congestione e alla paralisi, annullando quegli ipotizzati effetti benefici che il decentramento prometteva, ma che si traducono sostanzialmente in aumento delle distanze da percorrere, senza che il traffico diminuisca di intensità.

Non posso quindi che concordare pienamente su questo “nuovo corso” inaugurato dal Comune di Genova, e augurarmi che tale orientamento sia di stimolo per riconsiderare tutte le scelte di futuri interventi, che a mio parere devono ora essere pianificati in quest’ottica che tenda, prima di tutto, alla razionalizzazione e ottimizzazione del tessuto esistente, rilanciandone le funzioni e riqualificandolo, ricercando l’equilibrio tra costi e benefici in funzione di un miglioramento complessivo della qualità della vita dei cittadini.

Vandalismi…

Distruggo, dunque sono
Una sera, passeggiando insieme a mio marito in una bella sera d’estate, mi sono imbattuta in un gruppo di adolescenti che stavano incitando animatamente un loro compagno molto impegnato a svellere dal suolo un segnale stradale. Con grande naturalezza, incurante degli eventuali passanti, il giovane impiegava tutte le sue energie in questa operazione, con l’evidente intento di portarla a termine. Al nostro richiamo e alle nostre rimostranze, il giovane, pur smettendo di compiere l’atto vandalico, opponeva una espressione di vaga ebetudine, che non lasciava per nulla presagire la comprensione della gravità della sua azione, interpretata al più come una semplice bravata. Gli amici si affrettavano a dire che non era nulla, che era tutto a posto, e così via. Abbiamo provato a spiegare che quello era un bene pubblico, pagato da tutti noi, e anche dai loro genitori, e così via, ma la sensazione era che quei giovani ben vestiti e ben pettinati non capissero una parola di quanto gli stavamo dicendo.

Istintivamente me la sono presa con quei ragazzi per la loro assenza di senso civico, per la futilità della bravata compiuta probabilmente, come oggi si usa dire, per vincere la noia e provare magari il brivido della trasgressione.

Proseguendo per la mia strada, pensavo con amarezza a quell’episodio, che si sommava in verità ad innumerevoli altri: cassonetti bruciati o divelti; verde pubblico deturpato; autobus, metro e treni massacrati e imbrattati, statue deturpate e mutilate, scuole devastate. L'Italia dei vandali ogni anno presenta a tutti noi un conto davvero molto salato. Secondo una indagine dell’ANSA, solo nel 2003 ammontavano a ben oltre 5 milioni di euro i danni pagati dallo Stato, soldi provenienti evidentemente dalle nostre tasche.

Vandalismo Istituzionale
Brunetta pubblica sul sito del Ministero le foto dei graffiti contro i “fannulloni”: bel gesto, quello di fare pubblicità ad un atto vandalico! Non è questo, invero, il solo esempio di vandalismo istituzionale: lo è anche, e di più, definire “cloaca” il CSM, oppure invitare due graziose neo-deputate del Pdl a disertare l’aula per gli incontri galanti, come fece Berlusconi all’inizio della presente legislatura; così come vandalismo istituzionale appare lo spreco di soldi pubblici che spesso inchieste e denunce giornalistiche fanno venire a galla. Anche i servizi poco efficienti, le lungaggini burocratiche, il poco rispetto per la res pubblica sono esempi, purtroppo diffusi, di vandalismo istituzionale.

Cos'è il valore sociale?
In un'accezione volutamente estensiva potremmo dire che il valore sociale è tutto ciò che contribuisce al miglioramento della vita sociale e quindi tutto ciò che contribuisce al rafforzamento della fiducia reciproca, al progresso civile, al conseguimento del bene collettivo, anche attraverso il riconoscimento in identità comuni, comprese le norme, anche non scritte, che regolano la convivenza, e in generale tutti gli elementi che migliorano l'efficienza dell'organizzazione sociale, promuovendo iniziative prese di comune accordo. Il capitale sociale è la capacità di creare e mantenere beni collettivi all'interno di un gruppo. In qualsiasi organizzazione umana, la presenza di valori sociali è in grado di orientare in senso positivo i comportamenti collettivi.
"Come altri tipi di capitale, anche quello sociale è produttivo poiché rende possibile il raggiungimento di certi scopi che non si otterrebbero se un determinato capitale mancasse. Ad esempio, un gruppo di persone i cui soci mostrano di avere fiducia gli uni negli altri potranno ottenere molto di più di un gruppo equiparabile in cui non vi è fiducia reciproca" ( C. Coleman).

I beni che formano il capitale sociale tendono ad autorinforzarsi e ad avere un effetto cumulativo, a produrre circoli virtuosi che hanno come risultato equilibri sociali con alti livelli di cooperazione, fiducia, reciprocità, impegno civico e benessere collettivo.
La maggior parte dei capitali sociali, come la fiducia, sono, secondo la definizione di Hischman, "risorse morali", ovvero risorse la cui fornitura aumenta invece di diminuire con l'uso e che si esauriscono se non sono usate.
A differenza delle altre forme di capitale (fisico, umano), quello sociale si riferisce alla struttura di relazione fra due o più persone, non risiede né negli individui né nelle componenti fisiche della produzione.
D'altro canto, anche la mancanza di questi elementi là dove la comunità civile è "meno civica" tende a rinforzarsi. La trasgressione delle regole, la sfiducia, il qualunquismo, lo sfruttamento, l'isolamento, il disordine e la stagnazione si intensificano in un miasma soffocante di circoli viziosi.
Le risorse morali sono un patrimonio accumulato dalle generazioni che ci hanno preceduto, sono un bene comune a cui chiunque, in certa misura, può attingere, ma dal modo in cui ne fruisce dipende la possibilità per lui di poterne fruire in seguito. La fiducia, la reputazione, ma anche la progettualità comune, sono la ricchezza dei sistemi di relazione; un cattivo uso di tale ricchezza provoca, per il singolo, l'esclusione dal sistema di relazione e per la comunità un impoverimento del patrimonio morale.

lunedì 4 agosto 2008

Grave incidente stradale a Ne: presentata interrogazione

Motivata dalla necessità di appurare eventuali problemi di sicurezza stradale (il conducente del camion è deceduto) e ambientale (il carico trasportato si è riversato nel torrente Graveglia) ho presentato una interrogazione presso la Provincia, di cui allego il testo:

INTERROGAZIONE
Su iniziative provinciali a seguito del ribaltamento di un camion e della morte del suo autista in Val Graveglia il 29 luglio 2008.


La Consigliera Sonia Zarino

In riferimento al grave incidente mortale avvenuto in data 29 luglio all’altezza del km 6 della strada Provinciale n. 26 della Val Graveglia, nei pressi della cosiddetta “curva del partigiano”, ai successivi gravi disagi causati dalla chiusura della strada, alle polemiche e ai timori dei cittadini di cui hanno dato riscontro stampa e televisioni locali;

Considerato che:
· il tema della sicurezza per i lavoratori – e nel caso in oggetto gli autotrasportatori - e per cittadini, visitatori e utenti della Strada provinciale n.26 della Val Graveglia è un tema di grande importanza ed urgenza;

· da diverso tempo giungono altresì segnalazioni da parte dei cittadini che ritengono possano essere trasportati e scaricati nelle cave materiali potenzialmente pericolosi per la salute e per l’ambiente;

Interroga il Presidente e gli Assessori competenti per chiedere:

  • quali azioni intenda perseguire la l’Amministrazione Provinciale per meglio tutelare la sicurezza degli autotrasportatori che operano nelle suddette zone;
  • quali iniziative, anche finanziarie intenda la Provincia mettere in atto per realizzare la messa in sicurezza della strada della Val Graveglia;
  • quali analisi e quali interventi sono stati svolti dall’ARPAL e/o dall’ ASL 4 a tutela dell’ambiente coinvolto nell’episodio, con particolare riferimento ai dati rilevati, ai punti di prelievo dei campioni (a monte e a valle dello sversamento) e alle cautele adottate, considerando che il camion era diretto ad una cava dove da tempo si stanno effettuando riempimenti utilizzando materiali di risulta in gran parte provenienti da altre regioni;
  • Se l’ARPAL per quanto sopra ha già riferito o intende riferire all’Autorità Giudiziaria Competente;
  • Se la Provincia di Genova non stia valutando l’ipotesi di apporre sulla strada provinciale apposita segnaletica che vieti il passaggio di camion che trasportano materiali pericolosi per l’ambiente e/o potenzialmente inquinanti.

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