domenica 21 agosto 2011

Chi strumentalizza la violenza su una donna fa violenza a sua volta sulla vittima

Il gravissimo episodio che si è verificato a Lavagna, ai danni di una donna che è stata aggredita e violentata da un uomo, un giovane ghanese, ha riacceso i riflettori su una problematica troppo spesso trascurata. Un dato già noto da tempo, sia pure poco diffuso dai mezzi d’informazione, è quello secondo cui la violenza subita è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, ancora prima del cancro e degli incidenti stradali (fonte: Consiglio d’Europa).

E' molto triste a dirsi, ma gli episodi di violenza sulle donne fanno notizia solo in certe occasioni, mentre nella stragrande maggioranza dei casi restano del tutto sconosciuti e, quel che è peggio, del tutto impuniti.

Nel caso di Lavagna poi, il tentativo di strumentalizzazione dell’episodio in chiave chiaramente razzista e xenofoba fatta da alcuni esponenti di movimenti politici è semplicemente vergognoso poiché si tende a far ricadere un crimine odioso, compiuto eventualmente da un individuo (che, se riconosciuto colpevole, dovrà essere punito secondo la legge) su un insieme di persone, gli immigrati, i profughi dell’Africa giunti nei mesi scorsi a seguito dei disordini e delle guerre che da diversi mesi sconvolgono il nord del continente.

Non mi risulta che analoghe iniziative in difesa delle donne contro, ad esempio, la violenza domestica, siano state portate avanti da quei movimenti. Pure è proprio questa la forma più frequente di violenza che le donne subiscono.

Penso che sarebbe molto più appropriato e rispettoso della vittima, alla quale va tutta la mia solidarietà di donna e di persona, oltre che il mio fraterno abbraccio, manifestare un impegno concreto perché tutti i reati di violenza contro le donne, da chiunque commessi, italiani o stranieri, siano perseguiti già nelle fasi iniziali, senza se e senza ma.

Sarebbe molto più utile, a mio avviso, impegnarsi nella difesa e nel potenziamento dei Centri Antiviolenza che, attivi in tutta Italia, accolgono ogni anno circa 14mila donne in cerca d'aiuto, ma uno dopo l’altro stanno chiudendo nel silenzio assoluto dei media. Colpa dei tagli al sociale e della scomparsa di un finanziamento già previsto, quei 18 milioni di euro del "Piano nazionale contro la violenza di genere" che però non sono mai usciti dalle casse dello Stato.

Utilizzare il dolore di una persona tanto profondamente ferita per aumentare le proprie quotazioni elettorali è una azione che somma violenza alla violenza già inferta alla vittima: in entrambi i casi il soggetto diventa oggetto, strumento per sfogare un istinto bestiale nel primo caso, e per aumentare il consenso nel secondo caso. Spenti i riflettori mediatici ed incassata la relativa visibilità, tutto può tornare come prima, in attesa delle prossime elezioni.

mercoledì 13 luglio 2011

Messa in sicurezza dell'Entella: non una diga, ma un progetto condivisibile e rispettoso dell'ambiente

Si è conclusa oggi in Consiglio Provinciale la pratica inerente la mozione che verteva sul progetto predisposto dalla Provincia di messa in sicurezza dell'Entella.

Dopo un’ampia discussione consiliare protrattasi per due sedute quasi intere (quella del 29 giugno e quella di oggi) il consiglio provinciale ha bocciato la mozione del centrodestra, con primo firmatario Mario Maggi, che chiedeva sostanzialmente uno stop al progetto della ‘diga’ alla foce dell’Entella, maxi-opera di mitigazione del rischio piene da 9,1 milioni di euro, già interamente finanziata dalla Regione e dal Governo, che la Provincia ha progettato e che intende realizzare in tempi rapidi.Le motivazioni con cui la maggioranza, con 22 voti contrari a cui si sono opposti 9 voti favorevoli dell’opposizione, ha respinto la mozione, manifestando piena sintonia con le posizioni dell’assessore competente Paolo Perfigli, sono l’inderogabile necessità di realizzare un’opera strutturale che scongiuri il rischio di piene cinquantennali, e che non può essere sostituita da interventi come la pulizia dell’alveo a monte, come chiedeva la mozione di Maggi, e il rischio di perdere il finanziamento. “Anzi – ha sottolineato Perfigli nel suo intervento – se facciamo quest’opera, che è solo una parte del piano di bacino complessivo, e infatti non a caso viene denominata ‘primo stralcio primo lotto’, ci mostriamo credibili per poter ottenere un domani dagli enti superiori altri finanziamenti per realizzare altre parti del piano di bacino. Se invece non la realizziamo, oltre a perdere i 9 milioni, ci troveremmo probabilmente senza alcuna risorsa per fare le opere alternative desiderate dall’opposizione”.

In aggiunta a quanto detto dall'Assessore, vorrei solo sottolineare come l'opera ha la capacità di inserirsi nell'ambiente circostante in modo rispettoso del valore panoramico della zona, essendo costituita da un argine di terra (l'attuale "seggiun" rialzato di 1,5 m circa) rivestito di verde, da una porzione di muro alto circa 4 m, (nel tratto in corrispondenza di via Garibaldi) pure rivestito di verde e dai giardini attualmente esistenti nel tratto terminale del fiume, che verrebbero rialzati di circa un metro rispetto alle quote attuali, rispettando le essenze arboree esistenti. Non si può quindi in alcun modo parlare di "diga" e chi lo fa sbaglia radicalmente l'interpretazione del progetto.

La Provincia è aperta tuttavia a proposte ancora migliorative che però siano supportate da solide analisi tecniche basate sui dati geologici e idraulici che hanno guidato, insieme alla normativa di settore, lo sviluppo del progetto stesso.

Le opere in progetto non esauriscono tutte le problematicità del territorio, esse rappresentano un primo, indispensabile passo per porre i presupposti affinchè nuovi finanziamenti possano venire richiesti allo scopo di proseguire nell'opera di realizzazione di tutti gli interventi previsti dal Piano di Bacino lungo tutto il corso del fiume, e che assommano a molte decine di milioni. Sarebbe importante a tal proposito che tutto il Consiglio, opposizione compresa, si facesse promotore presso il Governo di una azione per l'ottenimento dei fondi necessari, dato che i fondi per la difesa del suolo sono stati in questi ultimi anni molto ridotti e tale carenza impedisce di procedere più speditamente con la progettazione e la realizzazione delle opere di messa in sicurezza complessiva.

Penso che occorra offrire ai cittadini lavagnesi una corretta informazione sulla realtà di questo progetto, spiegando che il rischio verrà comunque mitigato e si raggiungerà l'obiettivo di eliminare quello cinquantennale, che è poi quello con il tempo di ritorno più frequente.

Personalmente poi io credo che il fiume Entella, che costituisce un patrimonio ambientale e naturalistico di grande valore, avrebbe tutte le carte in regola per diventare un parco fluviale, e diventare così un importante tassello dell'offerta turistica e culturale del nostro territorio, ponendosi come una sorta di "ponte" tra costa ed entroterra e costituire un importante volano dell'economia cittadina. Il progetto di messa in sicurezza del fiume sarebbe a tal riguardo perfettamente compatibile perchè preserva le zone umide e le zone verdi e orticole che attualmente caratterizzano le rive fluviali.

Concludo dicendo che non è soffiando sul fuoco delle pur legittime istanze e alimentando i timori di alcuni cittadini lavagnesi che si fa l'interesse della città e del territorio circostante. La Provincia tuttavia, nelle parole dell'Assessore Perfigli, non intende procedere imponendo un'opera che il territorio mostrasse di non condividere. E' giusto chiedersi come migliorare il progetto e come estenderlo nel futuro al resto del fiume, ma bloccare un'opera che migliora la sicurezza dei cittadini è una responsabilità che non il Partito Democratico, ma altri si assumeranno, e ne renderanno conto a quanti dovranno continuare a fronteggiare una situazione di rischio idraulico elevatissima, estesa a una vasta parte del territorio della Piana dell'Entella.

mercoledì 6 luglio 2011

Augustin, Mohammed, Cheik, Ines…anche voi siate ricordati nel Giardino dei Giusti


Martedì, 12 Luglio, a Genova verrà inaugurato il Giardino dei Giusti. Penso che anche i nomi di questi che non esito a definire eroi dovrebbero trovarvi posto, a perenne ricordo di chi, senza esitazione ha dato la vita per salvare quella di altre persone, ricevendo in cambio, spesso, l’oblio.

Oggi, in occasione del Consiglio Provinciale, avrei voluto fare un intervento sulla Settimana dei Diritti che si aprirà domani, 7 luglio, a Genova.


Non è stato possibile, complice un regolamento che impone un tempo massimo per la trattazione delle cosiddette “Espressioni di Opinione” e ho pensato allora di farla comunque, mandando questa lettera, perché mi sembrava importante non lasciare cadere questo argomento.


La Settimana dei Diritti è una manifestazione molto importante e molto bella.
Quest’anno la manifestazione si intitola “I Giusti” intendendo con tale termine coloro che agiscono in modo eroico mettendo a rischio la propria vita per salvare quella di altre persone. “I Giusti intesi come coloro che non si voltano dall’altra parte; che sanno scegliere nei momenti decisivi da che parte stare. I Giusti come coloro che sono disposti a pagare un prezzo per difendere i diritti altrui.”


Scorrendo il programma, molte e tutte importanti sono le testimonianze dei tanti che, in Italia e in tutto il mondo hanno lottato e lottano contro le ingiustizie, le oppressioni, le violenze.
A questo elenco, che vi invito a leggere prima di partecipare agli eventi che esso annuncia, vorrei idealmente aggiungere anche alcuni nomi, nomi di persone poco note, persone che non si sono voltate dall’altra parte e che per questo definirei dei Giusti.


Sono nomi di immigrati le cui vicende hanno trovato una flebile eco sui giornali, e che mi hanno colpito per l’immensa generosità che ha permesso di salvare delle vite, di persone sconosciute per di più, sacrificando la loro.


Le persone di cui sono venuta a conoscenza, grazie ad un articolo di giornale, sono in particolare:


Augustin Affi. Originario della Costa d’Avorio, 21 anni, mercoledì era sulla spiaggia di Lido di Classe, a Ravenna, quando due bambini di 8 e 11 anni rischiavano di scomparire tra i flutti. Augustin si gettò in mare, li trasse in salvo sugli scogli, ma poi rimase incastrato in una buca e morì. Il Gruppo umanitario Everyone ha chiesto per lui al presidente Napolitano la medaglia d’oro al valor civile.


Il 18 giugno del 2003 Mohammed Abidid, 45 anni, si tuffò nel tratto di mare davanti ad Agrigento per riportare a riva una mamma con il suo figlio di cinque anni. A missione compiuta si abbandonò sulla spiaggia stremato. Ma c’era un altro bimbo di cinque anni che scivolava dagli scogli, e il padre, che non sapeva nuotare, urlava disperato. Mohammed si rituffò ma stavolta non ce la fece. Il suo corpo e quello del bambino vennero riportati a riva cadaveri pochi minuti dopo. Nessun ministro, nessun uomo politico presenziò al suo funerale. Mohammed riposa dimenticato.


Alla vigilia di ferragosto del 2004, a Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, c’era un muratore senegalese di 27 anni, Cheik Sarr. C’era qualcuno, al largo, che gridava aiuto. Cheik si buttò, lo riportò in salvo, ma anche lui non resistette allo sforzo e morì. L’uomo, un italiano, una volta portato a riva se la diede a gambe.


Due anni dopo, all’Argentario, la baby-sitter honduregna Ines Palacios Cruz salvò la bimba che le era stata affidata che faceva il bagno nonostante il mare molto mosso. Alla fine venne travolta da un’ondata poderosa e annegò. Era una clandestina, Ines, e stavolta arrivò, alla memoria, la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica.


Martedì, 12 Luglio, a Genova verrà inaugurato il Giardino dei Giusti. Penso che anche i nomi di questi che non esito a definire eroi dovrebbero trovarvi posto, a perenne ricordo di chi, senza esitazione ha dato la vita per salvare quella di altre persone, ricevendo in cambio, spesso, l’oblio.

mercoledì 29 giugno 2011

Ordine del Giorno in merito alla messa in sicurezza della piana dell’Entella

IL CONSIGLIO PROVINCIALE
Visto e valutato:
- il progetto 1° stralcio – 1° lotto “interventi di mitigazione del rischio idraulico del Bacino del fiume Entella relativamente al tratto terminale approvato dalla Giunta Provinciale con deliberazione n. 8 del 12 gennaio 2010;
Considerato che:
- con Deliberazione di Giunta Provinciale n. 474/121242 del 26/10/2004 veniva approvato in linea tecnica lo “Studio idraulico di dettaglio con annessa progettazione preliminare degli interventi di adeguamento idraulico del tratto terminale del fiume Entella nei comuni di Carasco, Cogorno, Chiavari e Lavagna” per un importo presunto di €. 64.700.000,00;
- in tale provvedimento si dava atto che il progetto prevedeva la redazione di lotti organici e funzionali, in relazione alle risorse disponibili e che la Provincia di Genova avrebbe attivato le procedure per l’affidamento della progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva inerente al 1° lotto a stralcio relativo all’adeguamento idraulico del tratto terminale del fiume Entella, comprendente anche la sistemazione degli affluenti dell’Entella, al fine di garantire adeguate condizioni di sicurezza ai territori circostanti;
- con deliberazione della Giunta Provinciale n. 366/133940 del 14/11/2007, esecutiva, è stato approvato in linea tecnica, il progetto preliminare, dell’importo di €. 33.000.000,00, relativo al 1° lotto degli “Interventi di mitigazione del rischio idraulico del bacino del fiume Entella relativamente al tratto terminale” - DSU 135/171, comprensivo del 1° stralcio di cui al punto precedente;
- in data 16.03.2009 è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa tra Regione, Provincia e Comuni dell’Entella, per la predisposizione del progetto integrato di riqualificazione urbana relativo alla “Regimazione idraulica del fiume Entella e riorganizzazione del sistema viario-infrastrutturale dell’intera area con connessione alle vallate”
- che il Protocollo suddetto è stato approvato dalla Giunta Provinciale con Deliberazione n. 66/36449 del 25/03/2009 e Ratificato dalla Giunta regionale con Deliberazione n. 353 del 27/03/2009;
- il progetto integrato ha la finalità di contemperare le esigenze ed i vincoli di carattere idraulico ed ambientale di tutta la piana dell’Entella con la realizzazione di un sistema viario di connessione delle viabilità urbane con lo svincolo autostradale di Lavagna e delle vallate, coerentemente con le progettazioni in corso ed oggetto del presente atto;
Posto che:
- l’Amministrazione Provinciale ha portato avanti l’impegno su quanto in premessa attraverso un costante confronto con la Regione e i Comuni interessati e che, in particolare, si sono svolti numerosi incontri con l’Amministrazione Comunale di Lavagna e che sono stati indetti incontri pubblici di presentazione;

Rilevato che:

- a seguito della delibera di Giunta Regionale n. 357/2008 riguardante la verifica e la valutazione della portata di piena e degli idrogrammi di piena, la progettazione su questo argomento si era adeguata a tale deliberazione;


Posto che:
- le opere del 1° stralcio hanno come obiettivo la mitigazione del rischio idraulico causato dal fiume Entella nel tratto terminale lato Lavagna, che sono coerenti con il progetto preliminare approvato nel 2005 in Conferenza di servizi e che sono funzionali e coerenti con lo sviluppo di lotti successivi;
Rilevato che:
- l’opera prevista a valle del ponte della Maddalena lato sinistro attuerà il contenimento della portata cinquantennale.dell’Entella con notevole beneficio in termini di riduzione del rischio idraulico del territorio del comune di Lavagna;
Posto che:
- tale opera si basa sul seguente finanziamento ad oggi disponibile:
a) € 8milioni erogati nel 2003 dal Ministero dell’Ambiente che in data 26/11/2010 ha chiesto informazione sull’utilizzo;
b) € 1 milione e centomila della Regione con delibera di Giunta n. 141/09;
Considerato che:
- che il Consiglio Comunale di Lavagna ha deliberato il 15/2/2011 il suo preventivo assenso al progetto sul tratto terminale dell’Entella 1° lotto 1° stralcio con valutazioni e osservazioni di merito da sottoporre alla Conferenza dei Servizi;
Considerato che:
- la pulizia periodica del fiume Entella per i tratti di competenza viene effettuata dall’Amministrazione provinciale nel rispetto della realtà che tutto il bacino dell’Entella è un SIC, area sottoposta alla normativa che ne disciplina gli aspetti ambientali e le relative operazioni di manutenzioni; a tale proposito si sottolinea che sono stati finanziati con 280.000,00 Euro dalla Giunta provinciale con deliberazione n. 189/2010 lavori riguardanti un tratto di circa 800 metri ubicati tra il Ponte di Caperana e il viadotto autostradale e che è intenzione realizzare ulteriori lavori di manutenzione con il programma di manutenzione ordinaria 2011;
Ribadita:
- la volontà dell’Amministrazione Provinciale volta a ricercare le più adeguate soluzioni su tali importanti problematiche d’ intesa con il Comune di Lavagna e la Regione, Enti che sono stati e sono ulteriormente coinvolti in questo confronto

IMPEGNANO IL PRESIDENTE E LA GIUNTA
a) a portare avanti un’adeguata iniziativa volta a realizzare la riduzione del rischio idraulico dell’Entella, d’intesa con Regione e Comuni interessati, per raggiungere quanto prima possibile i risultati previsti dal Piano di Bacino sulla base dalla normativa nazionale e regionale;
b) a prendere in attenta considerazione le opportune e corrette osservazioni e proposte, ricercando soluzioni condivise, coerenti con l’assetto legislativo e di regole vigente a livello regionale e nazionale, relativamente al progetto dell’Entella 1° stralcio 1° lotto, già presentate e che saranno ulteriormente proposte in sede di Conferenza dei Servizi il cui procedimento si è avviato il 30 marzo 2011, ancora in corso, la cui conclusione abbia come condizione la verifica di soluzioni che rispondano alle esigenze del territorio ed abbiano il consenso del Comune di Lavagna e della Regione;
c) a chiedere al Governo finanziamenti adeguati, nei tempi più solleciti possibili, per realizzare tutte le opere necessarie sui temi della sicurezza idraulica e delle infrastrutture del bacino dell’Entella;
d) riproporre alla Regione la concreta opportunità, che abbia in premessa le imprescindibili esigenze di sicurezza dei cittadini e dei territori nell’adeguare e semplificare normative e procedure in modo da corrispondere alle caratteristiche del territorio;
e) a sviluppare, sulla base delle risorse disponibili e delle procedure amministrative vigenti, una costante ed efficace attività di manutenzione dell’Entella.

I Consiglieri Provinciali
Zarino, Pedroni, Vattuone, Collorado, Biagioni, Nobile, Sterlick, Poggi, Ferretti, Fraccavento, Pastorino G. e Gronda

mercoledì 11 maggio 2011

Galleria Ruta, Zarino: “Disagi e tagli ai treni, servono bus sostitutivi”

da Genova 24.it
Provincia. “I treni del trasporto regionale, quelli più usati da lavoratori e studenti pendolari, durante la chiusura della galleria Ruta per lavori di manutenzione straordinaria tra settembre e dicembre prossimi, saranno ridotti del 20% sulla Genova-La Spezia senza che Trenitalia abbia previsto servizi sostitutivi”.


Sonia Zarino, consigliere provinciale e portavoce del comitato Pendolari Liguri ha portato all’attenzione dell’assemblea provinciale le problematiche che i lavori alla galleria Ruta causeranno al territorio e soprattutto ai pendolari, proprio nel giorno in cui l’assessore Vesco ha annunciato che la Carta Tuttotreno sarà rimborsata ai pendolari di Rapallo.


“La galleria della Ruta si trova su una delle linee più importanti del nostro Paese e la relazione di Trenitalia – ha detto Zarino – indica per l’interruzione prevista una non trascurabile riduzione della disponibilità infrastrutturale per il servizio ferroviario, con previsione del 20% in meno dell’offerta per il trasporto regionale e nessuna riduzione per gli Intercity. E’ un’occasione per stimolare la Regione e Trenitalia a impegnarsi perché i tempi dei lavori siano i più brevi possibili, riducendo con la durata i disagi. Inoltre, poiché Trenitalia non prevede servizi sostitutivi, è difficile immaginare che il trasporto ferroviario sarà garantito inmodo sufficiente alle esigenze del territorio durante i cantieri della galleria. Sarebbe necessario prevedere, d’intesa con la Regione, un’offerta maggiore di trasporto su gomma ed è sempre più importante lacostituzione di una autorità regionale di governance per armonizzare tutti i vettori del trasporto pubblico”.


Ma dalla Provincia, come confermato dall’assessore ai Trasporti non sono previsti servizi sostitutivi. “Devono essere previsti alla fonte, in sede di progetto, e un problema di questo tipo non può ricadere su Atp, che non avrebbe neppure i mezzi necessari per servizi aggiuntivi”.


Oltre ai disagi per il trasporto ferroviario i lavori alla galleria della Ruta “creeranno un altro problema, quello della mole dei materiali di scavo che verranno smaltiti nel Comune di Uscio alla discarica di Colle Caprile” ha dichiarato il consigliere Giuseppe Tassi (Pdl). “Questo significherà per mesi un flusso di almeno trenta mezzi pesanti al giorno sulla provinciale 333.Invito la Provincia ad effettuare controlli per limitare il più possibile i disagi e a chiedere specifiche fidejussioni a tutela deipossibili danni che questi mezzi potrebbero arrecare all’infrastruttura stradale” ha concluso il consigliere d’opposizione.

lunedì 25 aprile 2011

Moneglia, 25 aprile 2011 – Festa della Liberazione

E’ per me un grande onore portare qui, oggi, il saluto della Provincia di Genova ai partigiani, alle Autorità civili e militari, ai cittadini di Moneglia e poter celebrare con voi, ancora una volta, il 25 aprile.

Il 25 aprile, Festa della Liberazione e della Resistenza, è un momento fondamentale per ricordare e mantenere vivi i valori e gli ideali che spinsero donne e uomini a combattere e offrire la loro stessa vita per consegnarci un’Italia libera dal nazifascismo, un’Italia unita e democratica.

Quest’anno la data del 25 aprile avviene in concomitanza con un altro importante anniversario, i 150 anni dell’Unità d’Italia e in ciò si vengono a sommare i due momenti più importanti della storia del nostro Paese.

150 anni fa furono i Mille guidati da Garibaldi a dare corpo agli ideali di unità e indipendenza dell’Italia, che tornò ad essere un’entità nazionale dopo secoli di divisioni e dominazioni straniere.

La Resistenza che sconfisse il nazifascismo ha posto le basi per la nostra democrazia nata dal sacrificio di quanti combatterono per affermarne gli ideali di libertà, eguaglianza, giustizia.

Con l’affermarsi di questi valori si è completato e perfezionato quel processo di rinascita del Paese che il Risorgimento aveva iniziato tanti anni prima, ma che non era riuscito a portare a compimento realizzando le idee garibaldine e mazziniane che vedevano nella Repubblica il vero obiettivo dei moti ottocenteschi.

Ricordare ciò che furono il Risorgimento e la Resistenza appare oggi, in special modo, oltremodo necessario poiché troppi sono i segnali che fanno temere pericolosi rigurgiti di un passato che sembrava sconfitto e superato.

Se da un lato infatti vi è chi mette in discussione la tenuta stessa dello Stato unitario, dall’altro inquietanti revisionismi tentano da più parti di riscrivere la Storia, alterando la sostanza dei fatti.

La Costituzione, quella Carta fondamentale che universalmente è riconosciuta tra le espressioni più alte del Diritto, è da tempo posta sotto attacco anche da parte di coloro che, ricoprendo altissime cariche istituzionali, furono chiamati a giurare fedeltà ad essa, mostrando così di disprezzare le basi stesse di quello Stato che essi sono stati chiamati a governare. Governare, sia ben chiaro, nelle forme e nei limiti imposti dalle leggi alle quali essi sono tenuti a conformarsi, come qualunque cittadino.

L’Art. 3 della nostra Costituzione dice esplicitamente: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Questo è uno degli articoli fondamentali della nostra Costituzione, quella Costituzione che oggi alcuni vorrebbero stravolgere e sfigurare.

Ricordare e onorare il 25 aprile è tanto più importante oggi, di fronte alle pericolose nostalgie di quanti nel centrodestra, anche qui in Liguria, vorrebbero rendere possibile la ricostituzione del Partito Fascista, abrogando la norma costituzionale che lo vieta. Abolire quel divieto, che è innanzitutto un simbolo della Repubblica italiana, è negare la stessa Costituzione, che tutta intera ruota intorno al ripudio del fascismo e della sua ideologia: la libertà e la democrazia negate, la violenza come strumento politico e di Stato, il razzismo legalizzato.

Vi è un forte legame che unisce il nostro passato al nostro futuro, specialmente in un momento di grande sofferenza per le istituzioni, la politica e la democrazia stessa. Oggi come ieri siamo chiamati a resistere. Nuove sono le forme di oppressione di cui siamo vittima e nuove devono essere le risposte a questi attacchi, che provengono da più fronti: da una criminalità “col colletto bianco“, che dilaga nel Nord del Paese, ammorbandone l’economia; da un sistema di informazione televisiva che propone falsi valori; da coloro che sistematicamente sviliscono le istituzioni, a partire dalla magistratura, il cui compito è quello di applicare le leggi indipendentemente dai condizionamenti di natura politica.

Ma è esattamente la separazione dei tre poteri, quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario che rende possibile quel sistema di pesi e contrappesi senza il quale sarebbe molto più facile una involuzione autoritaria del nostro sistema di governo.

Non meno grave è il decadimento morale della classe politica, un male che purtroppo non risparmia nessuno: trasformismi di ogni genere; risse continue; un rinnovamento che stenta a decollare per le resistenze di chi non sa rinunciare al potere; l’interesse generale subordinato al tornaconto personale, politico e non solo. Con questi comportamenti da “casta” facciamo i conti ogni giorno e contro di essi si scontrano le migliaia di persone che lavorano per difendere e diffondere i valori nati nella Resistenza.

A questa situazione bisogna rispondere con un impegno rinnovato per la Costituzione e la democrazia, contrapponendo la difesa della legalità all’elogio della furbizia; il libero e critico pensiero a quello omologante che va per la maggiore; l’impegno e il talento individuale alle scorciatoie per un successo facile, fondato su relazioni privilegiate; l’interesse di tutti a quello di pochi.

Si è soliti dire “non c’è futuro senza memoria”. Una frase semplice, eppure profondamente vera. Dalla memoria e dallo studio degli errori del passato si deve partire per elaborare un progetto per il futuro, ed è dal nostro progetto per il Paese di domani che dobbiamo partire se vogliamo ricordare e onorare davvero chi ci ha preceduti. Dobbiamo rendere i momenti come quello che ci vede qui riuniti oggi delle occasioni autentiche per la costruzione di un Paese migliore, che sappia porre il suo passato al servizio del suo futuro.

Ricordando il movimento partigiano e festeggiando la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo ci proponiamo di dare un segno importante del nostro impegno verso un futuro diverso per l’Italia, un futuro sognato dai martiri del Risorgimento prima e della Resistenza poi, un futuro che abbiamo il dovere di continuare a realizzare per onorarne la memoria e per far sì che i nostri figli possano vivere in un Paese degno della sua storia e dei suoi Eroi.

Viva la Resistenza, viva il 25 aprile, viva l’Italia.

mercoledì 13 aprile 2011

Emergenza profughi? Una ennesima arma di distrazione di massa.

L’evolversi degli eventi relativi alla gestione della questione dei profughi provenienti dal Nord Africa non sembra trovare ad oggi alcuna soluzione positiva ed anzi sta provocando conseguenze negative e preoccupanti in tutto il Paese. Il Governo, occupato da mesi a tentare di risolvere le problematiche care al Presidente del Consiglio, utilizza l’unica metodologia che, nei confronti del tema dell’immigrazione, ha sempre usato con sicuro effetto mediatico ed elettorale: la paura e la demonizzazione. Invece che affrontare responsabilmente il problema, approntando tendopoli per offrire una prima accoglienza con l’ausilio di esercito, protezione civile, croce rossa, come si fa di solito in questi casi, si è preferito lasciare che i profughi si ammassassero a Lampedusa senza alcuna assistenza, provocando inevitabilmente l’esasperazione della popolazione locale. Quanto alla richiesta di coinvolgimento dell’Europa, che ritengo corretta in generale, essa giunge molto tardiva e soprattutto da parte di forze politiche che, nei confronti dell’Europa, hanno più volte espresso scetticismo e, in seno al Parlamento Europeo, aperta contrarietà alle politiche che l’Europa ha messo in campo. Infine, fallito questo tentativo, si è pensato di scaricare il problema sui Comuni, senza dotarli beninteso di risorse né del dovuto coordinamento, e innescando tensioni sociali che nel clima di paura alimentato da mesi e mesi dal Governo stesso trovano ormai radici profonde, in grado di scatenare vere e proprie reazioni di panico tra la cittadinanza. Testimonianza di questo fenomeno lo abbiamo anche qui in Liguria, nella nostra Genova, città da sempre ospitale e accogliente: ebbene, anche qui si sono registrati preoccupanti episodi di violenza quali il lancio di bombe incendiarie contro un edificio tra quelli individuati per accogliere poche decine di profughi. Se anche questo che dovrebbe essere un gesto naturale di solidarietà per una grande città come Genova viene vissuto con un tale livello di intolleranza da parte di alcuni, significa solo che il germe dell’odio e del razzismo ha germogliato e sta mettendo radici in grado di avvelenare la società. Solo poche ore prima un ex ministro della Repubblica aveva affermato, senza mezzi termini, che era ipotizzabile, del resto, usare le armi contro gli immigrati. Chi ha responsabilità di governo rifletta sul clima che stanno creando, un clima invivibile per tutti, dove la paura dell’altro, dello straniero, è molto utile a deviare altre paure, dovute a problemi ben più concreti ma accuratamente occultati: la crisi economica, la disoccupazione, la perdita dei diritti fondamentali, lo sgretolamento dello stato sociale, l’attacco alla magistratura e alla Costituzione. Lo straniero è allora null’altro che un capro espiatorio alle nostre angosce e insicurezze che hanno tuttavia ben altra origine e capacità di incidere nella nostra vita reale. Concludo chiedendo un minuto di silenzio per le migliaia di vittime annegate nel Canale di Sicilia, uomini, donne, bambini morti sperando di trovare una vita migliore e per sfuggire al loro destino di fame, miseria, oppressione. Per questi esseri umani l’unica liberazione possibile è stata la morte, su questo io credo dovremmo riflettere seriamente, e molto più di un minuto.

venerdì 21 gennaio 2011

Presidente Berlusconi è l’ora di dimettersi

Lo spettacolo indecoroso che il Presidente Berlusconi sta offrendo al mondo Intero non è degno di un Paese civile ed ha superato ogni limite.
Assistiamo ormai da tempo ad un profondo decadimento dei costumi e della morale pubblica, che il comportamento del Presidente del Consiglio e dei suoi sodali ha di fatto imposto quale nuovo modello di riferimento per la società civile, imbarbarita da anni di volgarità mediatiche veicolate tramite la televisione commerciale.
Siamo adesso giunti all’estremo limite del degrado, l’accusa infamante del reato connesso alla prostituzione minorile che macchia una delle più alte cariche dello Stato e, di conseguenza, noi tutti.
E’ intollerabile che chi, come Berlusconi, ha sbandierato più volte, con parole e immagini patinate, il primato dei valori connessi alla famiglia intesa nella sua forma più tradizionale, nei fatti si riveli poi un mero “utilizzatore finale” di corpi femminili ridotti a merce di scambio.
E’ ora di mettere fine a questo triste, indecoroso e sporco spettacolo che offende tutte le donne di tutto il mondo e, in generale, tutti coloro che abbiano davvero a cuore e rispettino nei fatti la dignità della persona.
Presidente, è ora che si faccia da parte, lei non ci rappresenta né come politico, né come uomo.


Le Consigliere Provinciali del Partito Democratico

Sonia Zarino
Clara Sterlick
Maria Angela Milanta
Maria Teresa Poggi


Le Assessore Provinciali del Partito Democratico

Anna Maria Dagnino
Milò Bertolotto
Monica Puttini

domenica 16 gennaio 2011

Genova - Dibattito in Provincia per il container radioattivo

Genova - Il "caso" del container radioattivo sbarca in consiglio provinciale. Preoccupazioni e rassicurazioni si sono intrecciate in Consiglio Provinciale nel lungo dibattito sul container radioattivo nel porto di Pra-Voltri, aperto dalle espressioni di opinioni di Angelo Spanò (Verdi) e Massimo Pernigotti (Lista Biasotti) e concluso dall’assessore Alberto Corradi che ha chiesto anche “l’individuazionedi uno specifico sito portuale per trattare tutte le possibili emergenze” rassicurando la popolazione sugli esiti dei controlli “tuttinegativi” svolti dall’Arpal su quattrocento lavoratori del Vte esull’equipaggio della nave che ha trasportato il container e sul “suocompleto isolamento che garantisce da ogni rischio di emissioniall’esterno”. Per Spanò “non bastavano servitù e polveri sottili nel Ponente, ci voleva anche un container radioattivo in porto. Però vorrei complimentarmi con il personale del Vte per l’immediatezza con cui ha rilevato la presenza del contenitore che pare contenga cobalto 60 e la zona sembrerebbe essere stata messa in sicurezza e non si dovrebbe correre alcun rischio. Credo sia stato fatto tutto il possibile per evitare contaminazioni, ma affichè la Provincia possa dare risposte compiute ai cittadini e ai lavoratori chiedo alla presidente Zarino la convocazione della commissione consiliare ambiente e l’audizione di tutti i soggetti competenti e coinvolti su questo tema.” Pernigotti si associa al “plauso per i tecnici del Vte che a luglio sono riusciti a individuare il container pericoloso” ma aggiunge “una preoccupazione, al di là di tutte le garanzie date: leggo che allo stato attuale eventuali radiazioni non si propagherebbero oltre i duecento metri dal contenitore, però nel canale di calma ci sono attività e società sportive di canottaggio e vela e a lume di naso non mi sembra che il limite dei duecento metri ci sia, vorrei rassicurazioni in proposito.”Nel dibattito sono intervenuti anche Stefano Ferretti (Idv), SoniaZarino e Stefano Volpara (Pd), Gian Piero Pastorino (Prc) DanieleBiagioni (Udc), Paolo Bianchini ed Enrico Farina (Pdl); Renata Oliveri(Gruppo Misto) e Salvatore Fraccavento (Sel). Per Ferretti “l’argomento è gravissimo e trovo goffo e inadeguato che questo container sia stato scaricato a terra e solo dopo quattro o cinque giorni che intorno vi si avvicendavano i lavoratori portuali ci si accorga che ha una straordinaria emissione radioattiva. Per questo non mi unisco al plauso dei miei colleghi al Vte e anch’io chiedo la convocazione della commissione consiliare con tutte le parti in causa.” Per Zarino, presidente della commissione ambiente del Consiglio Provinciale “è una vicenda dai contorni ancora oscuri, seguita persino da servizi segreti di diversi Paesi. Il container radioattivo, anche se confinato da barriere d’acqua, non può comunque restare più a lungo lì e convocheremo al più presto la commissione per avere risposte in proposito.”Volpara si rallegra ironicamente “perché con questa vicenda finalmente qualcuno si accorge che c’è il porto a Pra-Voltri. Ilcontainer, comunque, è lì dallo scorso aprile e i comitati l’avevanosegnalato con striscioni e l’onorevole Tullo ha presentato richieste in Parlamento. I toni allarmistici vanno ridimensionati, però il nodo difondo è che il porto di Voltri è stato costruito senza una reteinfrastrutturale adatta né un sistema di controlli adeguato per essere uno scalo europeo. Servono più investimenti per la sicurezza del porto e dei suoi lavoratori.” Pastorino sottolinea due aspetti : “il primo è il tempo perso, perché sono sei mesi che il container è lì, i comitati hanno posto la questione a metà luglio anche in Comune con il consigliere Nacini e dopo vari rinvii se ne è parlato a metà settembre e ora nuovamente.Il secondo è che non vorrei, come nei casi della Stoppani e della Haven che poi tutte le spese ricadessero sulle pubbliche amministrazioni: c’è uno spedizioniere, un armatore che l’haimbarcato, un terminale di destinazione e ne rispondano.” Biagioniconcorda sulla commissione ad hoc “dobbiamo affrontare in quella sede tutti i temi collegati, compresi in forma preventiva anche i nodi di un eventuale transito del contenitore sul territorio”. Bianchini esprime “preoccupazioni, la più immediata perché si scarica un container con sostanze potenzialmente dannose, ma un contenitore ha matricola e proprietario per risalire alle responsabilità. La seconda è la convivenza porto-città, perché il porto incombe sulla città e dobbiamo stare molto attenti nel valutare per ogni spazio anche la possibilità di ridurre al minimo rischi e disagi.” Per Farina “il problema non è certo stato affrontato come si deve, con i lavoratori del porto a stretto contatto con questa realtà e anche i cittadini che fanno sport nelle vicinanze.” Oliveri dopo aver detto “quello del container radioattivo è un problema certamente gestibile con gli strumenti adeguati e accertando le responsabilità” ha spezzato una lancia a favore del porto di Voltri “progettato negli anni sessanta, è un porto moderno rispetto al contesto della portualità nazionale. Si può organizzare un migliore servizio, ma servono stimoli del terminalista e soprattutto dell’Autorità Portuale per farlo.” Fraccavento invita “a riflettere su quante cose ci passano sopra la testa, come questo container senza che ne sappiamo nulla. Oggi chiunque può spedire qualsiasi cosa senza che si sappia di cosa si tratta. Ma quante persone sono state soggette alla fonte radioattiva e con quali effetti? Il governo ha scelto nuovamente per l’Italia il nucleare e questo sembra già anticipare una conseguenza di quella scelta.” L’assessore Corradi, specificando che la Provincia non ha alcuna competenza su controlli e autorizzazioni in materia di radioattività ha però detto “da mesi sono costantemente informato da Arpal sulla situazione. E’ un intervento di bonifica particolarmente delicato, ma vorrei tranquillizzare la popolazione: riscontrata la radioattività il container è stato isolato con barriere di cemento e d’acqua e all’interno ha schermature di rame ed è stato predisposto un bunker in cemento dove si possa far operareun robot. E’ isolato nel sesto modulo e non c’è nessun problema anche nelle aree limitrofe e dalle indagini condotte dall’Arpal suquattrocento lavoratori del Vte e sull’equipaggio della nave che hatrasportato il contenitore, non c’è stata alcuna contaminazione. Solleveremo comunque l’esigenza di individuare soluzioni in areeportuali per realizzare una struttura bunker per rispondere adeventuali emergenze. Se il Consiglio deciderà di convocare la commissione, vi parteciperò certamente, e sarà necessaria la presenza della Prefettura, che coordina le operazioni, e di tutti gli enti come Arpal, Asl, Vigili del Fuoco e di tutti i soggetti coinvolti.”

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