lunedì 15 novembre 2010

Mobilità ed equità sociale: il ruolo del trasporto pubblico

La mobilità è una componente essenziale della vita dei cittadini, percepita sempre di più come un diritto essenziale poiché amplia le possibilità e le occasioni di crescita economica e culturale.
Ogni giorno sono 15 milioni coloro che utilizzano bus, metrò, tram e treni. Il Paese è però ancora fortemente tarato sull’uso del veicolo privato, che resta il mezzo di trasporto preferito nonostante i costi elevati (circa il quadruplo rispetto ai mezzi pubblici) e la sempre decrescente efficacia in termini di costi/benefici (costi vivi di esercizio, aumento della congestione, difficoltà di parcheggio, incidentalità, ecc.).
Recenti ricerche dimostrano del resto come una fetta consistente di automobilisti utilizzerebbe i mezzi pubblici se rispondessero alle loro esigenze. Molti sono anche coloro che non hanno alternative all’auto perché abitano in zone di nuova urbanizzazione dove non si è pensato, a tempo debito, di pianificare la mobilità in modo adeguato.
Le politiche inerenti la mobilità devono tuttavia tenere conto di tutte le ricadute che le scelte fatte in questo campo avranno sui cittadini, con l’obiettivo di un impiego ottimale delle risorse economiche a disposizione.
La trasformazione degli attuali modi di produzione e di consumo verso modelli che traguardano una società più equa richiede la trasparenza dei loro costi indotti sulla collettività, e in particolare di quelli esterni.
I costi esterni ricadono sulla collettività e non sono sostenuti da chi li ha generati.
Ad esempio, i costi sociali dovuti a incidenti (5000 morti/anno in Italia), invalidità, malattie da inquinamento (8000 morti/anno in Italia, fonte OMS), sono quantificati nel 2% di PIL all’anno, e questa somma, se risparmiata sui capitoli di spesa sanitaria, sarebbe più che sufficiente a dotare il Paese di mezzi di trasporto collettivi sicuri ed efficienti.
Purtroppo, invece che curare le cause si preferisce spesso mitigare gli effetti negativi provocati dall’attuale modello di mobilità (fondato sull’uso dell’auto privata), ottenendo scarsi risultati.
Indubbiamente c’è un problema culturale, poiché da noi negli anni si è veicolata ed imposta, tramite una pubblicità martellante, una falsa idea di libertà e modernità dello stile di vita basato sull’auto.
Questo modello artificialmente imposto dal marketing a partire dagli anni ormai lontani del boom economico, sta tuttavia sempre di più mostrando i suoi limiti e prova ne sono le dosi sempre più massicce di pubblicità per la vendita di auto che ci vengono quotidianamente somministrate, a fronte di un ormai strutturale calo delle vendite (-18,89% a ottobre in Italia, il calo più forte da 12 anni a oggi).
Comincia tuttavia a prendere piede l’idea che uno stile di vita desiderabile non comporti automaticamente il possesso di auto sempre più grandi e potenti, che hanno a disposizione strade libere solo negli spot, quanto piuttosto l’adozione di quei sistemi di trasporto che soddisfano le nostre necessità nel più breve tempo possibile e con il minor costo possibile per l’ambiente e la salute, oltre che per le nostre tasche.
Adottare uno stile di vita alternativo a quello automobile-centrico significa ad esempio accompagnare a piedi i figli a scuola, e aver l’occasione di parlare con loro senza essere distratti dalla guida, o perdere meno tempo in coda a patto di avere a disposizione forme di spostamento rapido come il metrò e le tramvie veloci, di poter usare in sicurezza la bici e occupare gli spazi pubblici occupati dall’auto per il gioco e la vita sociale.
La mobilità del futuro sarà sempre più fatta di soluzioni flessibili, tagliate sulle esigenze del momento, che evitino l’inu­tile consumo di territorio di un sistema basato su auto di proprietà che rimangono ferme in parcheggio per il 90% del tempo.
A Milano le auto occupano uno spazio pari a 2.250 campi da calcio. Siamo secondi solo agli USA per n° di auto, ossia 600 ogni mille abitanti.
A sorpresa però una delle aree urbane con il più basso tasso di mo­torizzazione del mondo è Manhattan: 13 auto ogni 100 abitanti. Come a dire che a redditi elevati non necessariamente corrisponde un livello elevato di motorizzazione, anzi. Il Sindaco di New York Bloomberg spesso va al lavoro in metropolitana.
La sfida consiste nell’ impostare una nuova politica della mobilità smitizzando l’uso del mezzo privato quale simbolo di libertà, dato che specie nelle grandi concentrazioni urbane l’eccessivo utilizzo dell’auto porta e porterà sempre di più alla paralisi della mobilità stessa.
Occorre passare dalla monocultura dell’auto alla mul­ti modalità, usando con intelligenza un mix di mezzi messo a nostra disposizione, ma non necessariamente di proprietà. Il car-sharing che si sta diffondendo con successo a Genova ne è un esempio efficace.
Per fare questo occorre avere il coraggio di andare contro i luoghi comuni e i modelli cristallizzati su comportamenti che hanno ormai fatto il loro tempo per chiedere alla politica di compiere delle scelte davvero innovative, capaci di delineare un modello di sviluppo diverso e migliore, questo, sì, moderno e proiettato verso un futuro sostenibile e in grado di aprire una fase di reale e consistente sviluppo economico.
Il PD dovrebbe io credo impegnarsi con forza e perseguire tali obiettivi con coraggio e con determinazione, non temendo di sfidare vecchi luoghi comuni per non scontentare questa o quella categoria.
Una scelta chiara sarebbe, ad esempio, dire che le corsie gialle per gli autobus sono necessarie perché aumentando la velocità commerciale dei mezzi si riducono i costi e quindi si riduce la necessità di ricorrere ai tagli del servizio. Un’altra scelta chiara sarebbe, ad esempio, dire che si possono fare corsie per pedoni e biciclette invece che posteggi per auto. Messaggi chiari, in grado di far capire alla gente cosa il PD voglia fare di concreto.
Così come molte volte è accaduto, l’iniziale diffidenza verso il cambiamento si può trasformare in condivisione e apprezzamento se le proposte sono fondate sull’analisi attenta della realtà e sono quindi realizzate con coerenza ed efficacia, portando tangibili miglioramenti nella vita delle persone.

A Varese, durante l’ultima Assemblea Nazionale, è stato discusso e approvato sulla mobilità un documento importante, con proposte chiare sulle quali dovremmo, io credo, chiamare gli Amministratori Locali ad impegnarsi da subito:
· Dare agli Enti Locali le risorse necessarie per impostare una seria politica della mobilità;
· Finanziare il rinnovo dei parco mezzi per garantire più affidabilità, confort e inquinare meno.
· Investire sulla rete e sulla tecnologia per far diventare concreta l’Alta Capacità, in modo da aumentare la frequenza dei treni e da garantire un servizio migliore, usando al meglio le tracce che verranno lasciate libere dall’AV.
· Favorire l’ingresso di operatori privati italiani e stranieri e le iniziative di partnership o di aggregazione tra operatori sia ferroviari che automobilistici.
· Ampliare il territorio di competenza su cui erogare il servizio integrato di TPL per migliorare le economie di scala delle Aziende ed avere, sempre nell’ambito della concorrenza per il mercato, una maggiore efficienza ed economicità.
· Estendere i sistemi tariffari integrati regionali, che permettono ai viaggiatori di usare i diversi mezzi di trasporto della regione con lo stesso titolo di viaggio.
· Favorire il coinvolgimento degli utenti nell’organizzazione del servizio di TPL.

A livello regionale ritengo importante inoltre che venga al più presto delineato il Piano Regionale dei Trasporti e prenda il via l’Agenzia Regionale quale organismo di indirizzo e coordinamento per tutte le realtà operanti nel campo della mobilità.

su questi punti chiedo al Partito Democratico della Liguria un serio e concreto impegno progettuale e programmatico.

Condividi