mercoledì 13 luglio 2011

Messa in sicurezza dell'Entella: non una diga, ma un progetto condivisibile e rispettoso dell'ambiente

Si è conclusa oggi in Consiglio Provinciale la pratica inerente la mozione che verteva sul progetto predisposto dalla Provincia di messa in sicurezza dell'Entella.

Dopo un’ampia discussione consiliare protrattasi per due sedute quasi intere (quella del 29 giugno e quella di oggi) il consiglio provinciale ha bocciato la mozione del centrodestra, con primo firmatario Mario Maggi, che chiedeva sostanzialmente uno stop al progetto della ‘diga’ alla foce dell’Entella, maxi-opera di mitigazione del rischio piene da 9,1 milioni di euro, già interamente finanziata dalla Regione e dal Governo, che la Provincia ha progettato e che intende realizzare in tempi rapidi.Le motivazioni con cui la maggioranza, con 22 voti contrari a cui si sono opposti 9 voti favorevoli dell’opposizione, ha respinto la mozione, manifestando piena sintonia con le posizioni dell’assessore competente Paolo Perfigli, sono l’inderogabile necessità di realizzare un’opera strutturale che scongiuri il rischio di piene cinquantennali, e che non può essere sostituita da interventi come la pulizia dell’alveo a monte, come chiedeva la mozione di Maggi, e il rischio di perdere il finanziamento. “Anzi – ha sottolineato Perfigli nel suo intervento – se facciamo quest’opera, che è solo una parte del piano di bacino complessivo, e infatti non a caso viene denominata ‘primo stralcio primo lotto’, ci mostriamo credibili per poter ottenere un domani dagli enti superiori altri finanziamenti per realizzare altre parti del piano di bacino. Se invece non la realizziamo, oltre a perdere i 9 milioni, ci troveremmo probabilmente senza alcuna risorsa per fare le opere alternative desiderate dall’opposizione”.

In aggiunta a quanto detto dall'Assessore, vorrei solo sottolineare come l'opera ha la capacità di inserirsi nell'ambiente circostante in modo rispettoso del valore panoramico della zona, essendo costituita da un argine di terra (l'attuale "seggiun" rialzato di 1,5 m circa) rivestito di verde, da una porzione di muro alto circa 4 m, (nel tratto in corrispondenza di via Garibaldi) pure rivestito di verde e dai giardini attualmente esistenti nel tratto terminale del fiume, che verrebbero rialzati di circa un metro rispetto alle quote attuali, rispettando le essenze arboree esistenti. Non si può quindi in alcun modo parlare di "diga" e chi lo fa sbaglia radicalmente l'interpretazione del progetto.

La Provincia è aperta tuttavia a proposte ancora migliorative che però siano supportate da solide analisi tecniche basate sui dati geologici e idraulici che hanno guidato, insieme alla normativa di settore, lo sviluppo del progetto stesso.

Le opere in progetto non esauriscono tutte le problematicità del territorio, esse rappresentano un primo, indispensabile passo per porre i presupposti affinchè nuovi finanziamenti possano venire richiesti allo scopo di proseguire nell'opera di realizzazione di tutti gli interventi previsti dal Piano di Bacino lungo tutto il corso del fiume, e che assommano a molte decine di milioni. Sarebbe importante a tal proposito che tutto il Consiglio, opposizione compresa, si facesse promotore presso il Governo di una azione per l'ottenimento dei fondi necessari, dato che i fondi per la difesa del suolo sono stati in questi ultimi anni molto ridotti e tale carenza impedisce di procedere più speditamente con la progettazione e la realizzazione delle opere di messa in sicurezza complessiva.

Penso che occorra offrire ai cittadini lavagnesi una corretta informazione sulla realtà di questo progetto, spiegando che il rischio verrà comunque mitigato e si raggiungerà l'obiettivo di eliminare quello cinquantennale, che è poi quello con il tempo di ritorno più frequente.

Personalmente poi io credo che il fiume Entella, che costituisce un patrimonio ambientale e naturalistico di grande valore, avrebbe tutte le carte in regola per diventare un parco fluviale, e diventare così un importante tassello dell'offerta turistica e culturale del nostro territorio, ponendosi come una sorta di "ponte" tra costa ed entroterra e costituire un importante volano dell'economia cittadina. Il progetto di messa in sicurezza del fiume sarebbe a tal riguardo perfettamente compatibile perchè preserva le zone umide e le zone verdi e orticole che attualmente caratterizzano le rive fluviali.

Concludo dicendo che non è soffiando sul fuoco delle pur legittime istanze e alimentando i timori di alcuni cittadini lavagnesi che si fa l'interesse della città e del territorio circostante. La Provincia tuttavia, nelle parole dell'Assessore Perfigli, non intende procedere imponendo un'opera che il territorio mostrasse di non condividere. E' giusto chiedersi come migliorare il progetto e come estenderlo nel futuro al resto del fiume, ma bloccare un'opera che migliora la sicurezza dei cittadini è una responsabilità che non il Partito Democratico, ma altri si assumeranno, e ne renderanno conto a quanti dovranno continuare a fronteggiare una situazione di rischio idraulico elevatissima, estesa a una vasta parte del territorio della Piana dell'Entella.

mercoledì 6 luglio 2011

Augustin, Mohammed, Cheik, Ines…anche voi siate ricordati nel Giardino dei Giusti


Martedì, 12 Luglio, a Genova verrà inaugurato il Giardino dei Giusti. Penso che anche i nomi di questi che non esito a definire eroi dovrebbero trovarvi posto, a perenne ricordo di chi, senza esitazione ha dato la vita per salvare quella di altre persone, ricevendo in cambio, spesso, l’oblio.

Oggi, in occasione del Consiglio Provinciale, avrei voluto fare un intervento sulla Settimana dei Diritti che si aprirà domani, 7 luglio, a Genova.


Non è stato possibile, complice un regolamento che impone un tempo massimo per la trattazione delle cosiddette “Espressioni di Opinione” e ho pensato allora di farla comunque, mandando questa lettera, perché mi sembrava importante non lasciare cadere questo argomento.


La Settimana dei Diritti è una manifestazione molto importante e molto bella.
Quest’anno la manifestazione si intitola “I Giusti” intendendo con tale termine coloro che agiscono in modo eroico mettendo a rischio la propria vita per salvare quella di altre persone. “I Giusti intesi come coloro che non si voltano dall’altra parte; che sanno scegliere nei momenti decisivi da che parte stare. I Giusti come coloro che sono disposti a pagare un prezzo per difendere i diritti altrui.”


Scorrendo il programma, molte e tutte importanti sono le testimonianze dei tanti che, in Italia e in tutto il mondo hanno lottato e lottano contro le ingiustizie, le oppressioni, le violenze.
A questo elenco, che vi invito a leggere prima di partecipare agli eventi che esso annuncia, vorrei idealmente aggiungere anche alcuni nomi, nomi di persone poco note, persone che non si sono voltate dall’altra parte e che per questo definirei dei Giusti.


Sono nomi di immigrati le cui vicende hanno trovato una flebile eco sui giornali, e che mi hanno colpito per l’immensa generosità che ha permesso di salvare delle vite, di persone sconosciute per di più, sacrificando la loro.


Le persone di cui sono venuta a conoscenza, grazie ad un articolo di giornale, sono in particolare:


Augustin Affi. Originario della Costa d’Avorio, 21 anni, mercoledì era sulla spiaggia di Lido di Classe, a Ravenna, quando due bambini di 8 e 11 anni rischiavano di scomparire tra i flutti. Augustin si gettò in mare, li trasse in salvo sugli scogli, ma poi rimase incastrato in una buca e morì. Il Gruppo umanitario Everyone ha chiesto per lui al presidente Napolitano la medaglia d’oro al valor civile.


Il 18 giugno del 2003 Mohammed Abidid, 45 anni, si tuffò nel tratto di mare davanti ad Agrigento per riportare a riva una mamma con il suo figlio di cinque anni. A missione compiuta si abbandonò sulla spiaggia stremato. Ma c’era un altro bimbo di cinque anni che scivolava dagli scogli, e il padre, che non sapeva nuotare, urlava disperato. Mohammed si rituffò ma stavolta non ce la fece. Il suo corpo e quello del bambino vennero riportati a riva cadaveri pochi minuti dopo. Nessun ministro, nessun uomo politico presenziò al suo funerale. Mohammed riposa dimenticato.


Alla vigilia di ferragosto del 2004, a Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, c’era un muratore senegalese di 27 anni, Cheik Sarr. C’era qualcuno, al largo, che gridava aiuto. Cheik si buttò, lo riportò in salvo, ma anche lui non resistette allo sforzo e morì. L’uomo, un italiano, una volta portato a riva se la diede a gambe.


Due anni dopo, all’Argentario, la baby-sitter honduregna Ines Palacios Cruz salvò la bimba che le era stata affidata che faceva il bagno nonostante il mare molto mosso. Alla fine venne travolta da un’ondata poderosa e annegò. Era una clandestina, Ines, e stavolta arrivò, alla memoria, la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica.


Martedì, 12 Luglio, a Genova verrà inaugurato il Giardino dei Giusti. Penso che anche i nomi di questi che non esito a definire eroi dovrebbero trovarvi posto, a perenne ricordo di chi, senza esitazione ha dato la vita per salvare quella di altre persone, ricevendo in cambio, spesso, l’oblio.

Condividi