martedì 11 settembre 2007

Rispettare le regole, ma è poi tanto difficile?

Fatta la legge, trovato l’inganno: in questa frase, lo sappiamo, si riassume buona parte dell’atteggiamento degli italiani nei confronti delle leggi.
Le leggi, almeno questa è l’intenzione, dovrebbero essere una garanzia di equità per tutti i cittadini: in esse il debole dovrebbe trovare conforto e protezione dalle prevaricazioni dei prepotenti, azzerando quelle differenze e quelle sperequazioni che in natura chiamiamo “legge del più forte”.
Il rispetto delle leggi, in una democrazia come la nostra, dovrebbe andare a tutto vantaggio dei cittadini deboli, e svantaggiati.

Certo, un prerequisito fondamentale è quello che le leggi siano “giuste”. Ma cosa si intende per legge giusta? Un primo orientamento ci viene dato, io credo, dalla nostra Costituzione. Una legge che rispetti lo spirito di quella carta si pone già in un solco autorevole e i cui principi sono largamente condivisi non solo da noi italiani, ma da molti stati europei e mondiali.

Non essendo una esperta di leggi e di diritto, non mi addentro oltre in questo ragionamento, e tento di lanciare un sillogismo, in base al quale se una legge è giusta, e se tutti la osservano, allora la conseguenza è che vi sarà più giustizia per tutti.

Se pagare le tasse è giusto e se tutti le pagano, allora vi saranno più risorse per tutti e si potranno pagare i servizi comuni; Se lasciare libere le corsie preferenziali è giusto, e se tutti le lasciano libere, i mezzi pubblici (bus, taxi, ambulanze, ecc.) andranno più veloci e i servizi saranno migliori per tutti; ecc.

Se siamo d’accordo fino a qui, non si capisce allora perché non si accetti il principio che, chi contravviene a queste leggi, debba essere punito. O meglio, si accetta, ma solo sempre nei confronti degli altri, trovando per noi stessi sempre una debita eccezione che ci ha costretti a contravvenire, ma senza volere e quindi non ne dobbiamo giustamente rispondere.

Ad esempio: Non pago le tasse, ma perché i soldi vengono spesi male; Non è giusto che le moto non possano usare le corsie preferenziali perché ingombrano meno delle auto; ecc.

Il rispetto delle regole è dovuto, ma da parte degli altri. L’inguaribile individualismo italico ci fa sempre distinguere noi dagli altri. Forse uno dei problemi a rispettare le regole è proprio nel sentirsi unici e non parte di una società civile, individui prima che cittadini. Non è tutta colpa nostra, sia ben chiaro: anni e anni di cattiva gestione del rapporto tra Stato e cittadini ha prodotto questo stato di cose.

Però questo non può e non deve essere un alibi, penso sia nel nostro interesse che le leggi ci siano e siano rispettate da tutti, che rispondano a precise esigenze di trasparenza, di equità, di rispetto dei principi costituzionali. Esse non sono perfette, e si devono migliorare, anche con il contributo dei cittadini. Ma questo non ci autorizza a violarle o a essere per questo giustificati: Socrate ha preferito bere la cicuta e sottostare ad una legge ingiusta, piuttosto che vivere in un mondo senza leggi, perché era consapevole che senza leggi non vi è civiltà.

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