domenica 17 maggio 2009

DISOBBEDISCO

La Camera dei Deputati ha approvato il primo dei tre maxiemendamenti al disegno di legge in materia di sicurezza, quello che riguarda l’immigrazione.

La maggioranza dei Deputati ha approvato norme che introducono il reato di clandestinità per chi entra o soggiorna illegalmente in Italia, che rendono legali le ronde, che vietano alle straniere irregolari senza passaporto di riconoscere i propri figli, che aumentano a sei i mesi di permanenza nei centri d’identificazione ed espulsione.

Con l’introduzione del reato di clandestinità, in particolare, tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno rischiano di perdere i più semplici diritti fondamentali, come l’iscrizione all’anagrafe dei figli, mandarli a scuola, farsi curare da un medico e la possibilità di sposarsi.

Nella speranza che il popolo italiano insorga contro misure definibili, senza alcun dubbio, discriminatorie e xenofobe, io, cittadino della Repubblica Italiana, dichiaro, a chiare lettere e sin da ora, di non riconoscere questi provvedimenti approvati dal Parlamento italiano e la mia intenzione di disobbedire a tali norme ogni qualvolta si presenterà l’occasione.

Disobbedisco e disobbedirò perché credo nella Costituzione italiana, la quale, nell’articolo 2, “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo” - e quindi non solo dei cittadini di nazionalità italiana - e dichiara, nell’articolo 3, che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali”.

Disobbedisco e disobbedirò perché il governo italiano e la maggioranza parlamentare che lo sostiene, proponendo e approvando tali norme, hanno compiuto un atto di barbarie che, disprezzando i diritti dell’essere umano, offendono la coscienza dell’umanità. Disobbedisco e disobbedirò perché ripudio la violenza. Perché ritengo che ogni qualvolta si neghi l’umanità dell’altro, come inevitabilmente succederà con l’applicazione di questo disegno di legge, si sta compiendo un atto di violenza.

Disobbedisco e disobbedirò perché voglio vivere e voglio scegliere in che condizioni vivere. Perché non è possibile non scegliere: nessuno può evitare di scegliere e la non scelta tra condizioni è comunque una scelta. Disobbedisco e disobbedirò perché tutti devono avere il diritto di affermare la propria intenzionalità. Intenzionalità negata, ora, anche per legge da chi, semplicemente perché nato e cresciuto nel benessere, si costituisce a pieno titolo oppressore e discriminatore.

Disobbedisco e disobbedirò, infine, perché la lotta per l’umanizzazione di questo paese e del mondo e per la liberazione dell’essere umano continuerà, da ora in poi, con più forza. Perché non c’è nulla che obblighi un essere umano ad accettare un altro essere umano al di sopra di sé.

OCSE: SALARI ITALIA A 23/O POSTO, -17% SU MEDIA

Gli italiani incassano ogni anno uno stipendio che è tra i più bassi tra i Paesi Ocse. Con un salario netto di 21.374 dollari, l'Italia si colloca al 23/o posto della classifica dei 30 paesi dell'organizzazione di Parigi. Buste paga più pesanti non solo in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia, ma anche in Grecia e Spagna. E' quanto risulta dal rapporto Ocse sulla tassazione dei salari, aggiornato al 2008 e appena pubblicato.

La classifica riguarda il salario netto annuale di un lavoratore senza carichi di famiglia. E' calcolato in dollari a parità di potere d'acquisto. Gli italiani guadagnano mediamente il 17% in meno della media Ocse. Salari italiani penalizzati anche se il raffronto viene fatto con la Ue a 15 (27.793 di media) e con la Ue a 19 (24.552).

Secondo i dati contenuti nel corposo dossier di quasi 500 pagine pubblicato dall'Ocse, a pesare negativamente sulle buste paga degli italiani è anche il cuneo fiscale, che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore. Il peso di tasse e contributi, sempre per un lavoratore dal salario medio, single senza carichi di famiglia, è del 46,5%.
In questa classifica l'Italia risulta infatti al sesto posto tra i trenta paesi Ocse. Più leggero è il drenaggio di imposte e versamenti contributivi se si esamina il caso di un lavoratore, sempre con un salario medio ma sposato e con due figli a carico. In questo caso il cuneo e al 36% e l'Italia scivola qualche posizione sotto collocandosi all'undicesimo posto nell'Ocse (partendo sempre dai Paesi dove massimo è il peso fiscale sulle buste paga).

La crisi economica tocca tutti ma gli italiani sembrano già con differenza salariale di partenza rispetto ai lavoratori di altri Paesi.
Tornando alla classifica sui salari, infatti, facendo un po' di conti, un italiano in un anno guadagna mediamente il 44% in meno di un inglese, il 32% in meno di un irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 18% in meno di un francese.

domenica 10 maggio 2009

Il Gruppo del Partito Democratico della Provincia di Genova dice si alla Gronda quale elemento importante del nodo infrastrutturale metropolitano

A conclusione del lavoro delle Commissioni Provinciali 4a e 2a il gruppo del Partito Democratico ha prodotto un documento che partendo dall’esigenza di dare un inquadramento di area vasta al tema infrastrutturale, riconosce l’importanza dell’opera proposta, la cui realizzazione va armonizzata con l’insieme delle opere previste e già in parte in fase di realizzazione (nodo ferroviario, lungomare Canepa, ecc.) tutelando le esigenze delle popolazioni interessate, che dovranno poter contare su tangibili vantaggi a ricompensa dei disagi che lavori così importanti necessariamente potranno comportare.

Essere una forza di Governo comporta assumersi delle responsabilità: noi non intendiamo sfuggirvi, consapevoli che occorre saper dare risposte in grado di tenere insieme la salvaguardia dell’ambiente con lo sviluppo infrastrutturale ed economico, ed avere per unico obiettivo il miglioramento della qualità delle vita dei cittadini.

Il documento è stato approvato a maggioranza dal Consiglio Provinciale lo scorso 6 maggio: sì dei Consiglieri del PD, dell’Idv e dell’UDC, astensione del centro destra e voto contrario della sinistra.

ORDINE DEL GIORNO


Oggetto: Progetto Gronda di Ponente. Quadro strategico e pianificazione territoriale di livello Provinciale.


Il Consiglio Provinciale di Genova al termine di un percorso di audizioni in merito al tema della “Gronda di Ponente” intende offrire, tramite questo documento, una riflessione sull’opera infrastrutturale proposta che va inserita in un quadro più generale.

Tra le azioni/obiettivo individuate dal PTC Provinciale nell’ambito del proprio Schema Direttore (capitolo 5 – Struttura del Piano), sono compresi “l’adeguamento e la compatibilità ambientale delle infrastrutture per la mobilità”, come risposta all’inadeguatezza dei sistemi infrastrutturali autostradale e ferroviario del territorio provinciale, con particolare riferimento al nodo genovese.
Successivamente all’adozione del PTC Provinciale, si è aperto un confronto molto ampio e articolato tra Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova, Ministero Infrastrutture e Trasporti, ANAS e Società Autostrade , che hanno sottoscritto a tal fine diversi protocolli d’intesa, anche con la partecipazione di altri soggetti, e sono state valutate e elaborate numerose soluzioni alternative, nel quadro degli approfondimenti progettuali relativi all’inserimento del “nodo di Genova” tra le priorità della “legge obiettivo” 433/2001.
La partecipazione della Provincia all’elaborazione di soluzioni progettuali si è sempre caratterizzata per l’approccio integrato al problema, cioè teso al coordinamento tra programmi settoriali e pianificazioni strategiche/territoriali, ed all’armonizzazione tra indirizzi di sviluppo espressi a livello regionale e nazionale ed esigenze di compatibilità ambientale e di qualità della vita proprie delle comunità locali, in quanto tale approccio è quello più conforme alle funzioni istituzionali assegnate e corrispondente al programma di mandato dell’Amministrazione.
In quanto Ente di area vasta, un particolare interesse della Provincia è stato quello di coordinare il sistema delle reti infrastrutturali primarie con gli assetti della rete di viabilità sovracomunale e del trasporto pubblico locale, gestiti direttamente dall’Amministrazione Provinciale.
La Provincia di Genova ha inteso e intende farsi carico di rappresentare, sui diversi tavoli tecnici e politici, insieme all’interesse generale l’interesse delle comunità locali il cui territorio è coinvolto da progetti di grandi infrastrutture, coinvolgendo le Amministrazioni Comunali ed individuando le migliori condizioni di compatibilità territoriale, paesaggistica ed ambientale.
E' dato oggettivo pensare che la soluzione delle problematiche infrastrutturali non può essere ricercata solo attraverso la migliore efficienza del sistema (strade e ferrovie più veloci, economiche e sicure) e neppure solo attraverso la risposta alle esigenze delle comunità locali più direttamente interessate, ma comporta necessariamente un processo di condivisione su un progetto complessivo di territorio, orientato verso scenari nei quali l’intera comunità provinciale possa identificare il proprio futuro, in termini sia di sviluppo economico sia di qualità della vita.
Focalizzando più in particolare l'attenzione sul Ponente genovese, è bene ricordare che sono state condotte e sono tuttora in corso operazioni di grandissimo rilievo per eliminare le commistioni tra residenza ed attività produttive incompatibili (ILVA, depositi petroliferi, Campi, Fiumara, ecc.), e sono stati realizzati alcuni potenziamenti infrastrutturali solo lungo il Polcevera, mentre per quanto riguarda la parte di città compresa tra Voltri e Sampierdarena, sulla quale grava il maggiore attrattore di traffico della città – il porto di Genova – oltre alla rete infrastrutturale urbana, attualmente, può essere utilizzata solo la A10 che transita all’interno dei quartieri, e che viene quindi impropriamente utilizzata per transiti urbani (tale funzione nel levante è garantita da corso Europa); è stato approvato il progetto di strada a mare, ed è in corso l’adeguamento del lungo mare Canepa, ma i benefici di tali interventi si avranno solo a lavori conclusi.
Perciò , analizzando le criticità esistenti e l’identità urbana del ponente genovese si può quindi sostenere che il modello di territorio da perseguire in tale contesto ha come capisaldi da una parte l’eliminazione delle residue commistioni tra funzioni residenziali e produttive, accompagnata dalla dotazione dei relativi servizi specialistici, e dall’altra un forte potenziamento del sistema di mobilità urbana sia a servizio dei quartieri, sia a servizio del sistema produttivo e logistico (porto), che si accompagni ad operazioni di riqualificazione urbana.
Analizzando i dati forniti da Società Autostrade emerge che allo stato attuale il 58% dei flussi è di scambio con il territorio circostante (pendolari e TIR che entrano ed escono dal porto), poi il 16% che si realizza con il centro città (spostamenti interni alla città di Genova) e solo il 26% è di attraversamento; questi dati evidenziano che un bypass autostradale da solo non può rappresentare una soluzione sufficiente rispetto al 74% degli spostamenti che gravitano su Genova; quindi è necessario porsi razionalmente il problema di come soddisfare quel 74% di domanda di mobilità che insiste sulla città, trovando un mix ottimale tra trasporto pubblico e trasporto privato, tra trasporto su gomma e trasporto su rotaia, rapporto che oggi è assolutamente sbilanciato verso la gomma, dal momento che solo il 15% circa degli spostamenti è effettuato con il trasporto pubblico, mentre in Europa generalmente nelle aree urbane questa quota sta tra il 35% e il 40%. L’incidenza percentuale della componente merci su ferro dal porto di Voltri e dal porto di Sampierdarena è di circa il 10% (dati Autorità Portuale).
Se i dati sulla consistenza attuale del traffico autostradale non sono opinabili in quanto sottoposti a continue rilevazioni, una particolare considerazione riguarda l’attendibilità delle previsioni. Nei prossimi 30 anni il traffico è destinato a crescere (+30% come sostiene Società Autostrade), a restare stabile o addirittura a diminuire, invertendo la tendenza registrata fino ad ora? Se è prevedibile un incremento quale è la sua entità, e quale la sua composizione tipologica, ai fini della scelta di un tracciato e del dimensionamento della Gronda?
Coerentemente con i compiti della Provincia l’analisi che il Consiglio Provinciale si è prefisso di portare avanti concerne l’intero assetto territoriale strategico all’interno delle infrastrutture e della mobilità.
Infatti una risposta poco efficace alla domanda di mobilità può portare un dannoso effetto collaterale: quanto più è difficile muovere persone e mezzi su un territorio, tanto più la domanda di mobilità cala e con essa l’attrattività di quell’area per realizzare investimenti, con il conseguente depauperamento socio economico del territorio.
La visione trasformativa d’altra parte deve tenere conto di un quadro di vincoli fisici, normativi, sociali ed economici che limitano la possibilità stessa di prevedere trasformazioni; in generale, tra i principi che ispirano la pianificazione territoriale e quindi dettano le regole per l’uso del territorio è compreso: “… il minimo consumo delle risorse territoriali e paesistico - ambientali disponibili, con particolare riguardo a quelle irriproducibili e a quelle riproducibili a costi elevati e a lungo termine”, come indicato dalla legge urbanistica regionale 36/1977.
Il progetto di territorio proposto dal PTC Provinciale per l’ambito territoriale di Genova è esplicitato nella Missione di Pianificazione (capitolo 3 della Struttura del Piano) che si riporta integralmente: “Il territorio dell’ambito deve essere sottoposto ad azioni di ristrutturazione ed integrazione dovendo corrispondere all’obiettivo primario del riordino e della riqualificazione delle proprie strutture e degli assetti urbanistici determinati dal succedersi di interventi settoriali non coordinati in un disegno complessivo di pianificazione strategica, che hanno prodotto situazioni di degrado ambientale, infrastrutturale, insediativo, sociale ed economico. Ciò comporta anche l’inserimento di nuovi elementi ed impianti, tali comunque da non alterare in modo sostanziale le quantità nei pesi insediativi. Tali azioni devono consentire l’affermarsi di un nuovo modello di sviluppo, sia nell’ambito stesso, sia nell’intero territorio provinciale, sostenibile sotto il profilo ambientale, equilibrato nelle diverse parti in cui si articola il territorio, flessibile per cogliere le opportunità anche di carattere innovativo offerte dal sistema di relazioni nel quale l’ambito è collocato. Le azioni di pianificazione dovrebbero quindi orientarsi a : riconfigurare il sistema della mobilità di persone e merci all’interno ed all’esterno dell’ambito, risolvendo in particolare le criticità del nodo autostradale e ferroviario genovese, del sistema di trasporto pubblico e dei parcheggi; ristrutturare il tessuto urbanistico, facendo emergere i valori di identità individuali e collettivi, nella prospettiva di costruire un “paesaggio urbano” meno diseguale, soprattutto tra il levante e il ponente; rendere disponibili aree e funzioni territoriali per lo sviluppo del sistema economico metropolitano e provinciale, cogliendo le opportunità che in tal senso si possono presentare, alle quali deve peraltro essere richiesto il più elevato grado di compatibilità ambientale e di inserimento paesistico, controllando e limitando il consumo delle risorse ambientali e paesaggistiche”.
Il ruolo della Provincia è quello di coordinare programmi settoriali e pianificazioni strategiche e territoriali: pertanto il contributo che l’Ente può dare al dibattito pubblico in corso è quello di verificare a quali obiettivi di assetto territoriale corrispondono l’infrastruttura proposta (gronda) e se la soluzione infrastrutturale risulta corrispondente allo scenario territoriale di area vasta perseguito dalla pianificazione provinciale.

Considerato che:

  • molti cittadini hanno maturato un’idea di sviluppo del territorio dove persone e merci siano invogliati a spostarsi usufruendo di un diversificato sistema di trasporti pubblici urbani ed extraurbani e dove il sistema autostradale dialoghi in modo armonico con la rete di viabilità urbana (parcheggi di interscambio e nodi intermodali);
  • i Comuni limitrofi coinvolti ritengono prioritari i parcheggi di interscambio posti ai margini della Città e il conseguente potenziamento del Trasporto Pubblico Locale come condizione irrinunciabile per una corretta mobilità complessiva;

possiamo concludere che il quadro infrastrutturale genovese non si esaurisce con il progetto della Gronda e pare opportuno inquadrare tale tematica considerando una serie di opere, in gran parte già previste dagli strumenti urbanistici, e, in alcuni casi, in avanzato stato di progettazione e attuazione. In particolare:

  • La strada a mare da collegare con il casello autostradale di Cornigliano
  • Il completamento della strada di sponda destra del Polcevera e il collegamento con la strada a mare
  • Il quadruplicamento delle linee ferroviarie da Genova-Voltri a Genova Principe e da qui verso il levante cittadino
  • La realizzazione di una vera metropolitana di superficie con le stazioni intermedie sulla linea litorale

Inoltre, si auspica la ripresa di un forte impegno per quanto concerne la realizzazione di opere che vanno ricomprese in un progetto complessivo di riqualificazione territoriale. In particolare:

  • La sistemazione del nodo di San Benigno
  • Il completamento del nodo ferroviario genovese, con i necessari collegamenti fra la bretella di Voltri e le linee di Valico
  • Il completamento della metropolitana fino a Brignole, e la prosecuzione della tratta fino a Bolzaneto e Pontedecimo
  • La realizzazione della metropolitana di superficie da Rivarolo sulla linea del Campasso
  • La messa in esercizio della nuova sopraelevata portuale essenziale per lo smistamento del traffico pesante
  • Rifacimento del casello autostradale di Cornigliano, con rampe di svincolo in entrata ed uscita più lunghe e funzionali
  • Rifacimento dello svincolo di collegamento A10-A7 su Ponte Morandi
  • Nodo viario e casello autostradale di Pontedecimo sulla A7
  • Nuovo casello autostradale di Pegli

Vogliamo in questo modo manifestare, in piena sintonia con il nostro mandato di governo di “Area Vasta”, la nostra vocazione a valutare l'insieme delle infrastrutture che interpretiamo di vitale rilevanza per l’ulteriore sviluppo socio economico del nostro territorio.
All'interno di questo scenario riteniamo fondamentale pur con un approccio rispettoso delle varie posizioni emerse nel corso delle audizioni, esprimere parere favorevole allo sviluppo del progetto “Gronda”.

Il potenziamento infrastrutturale deve però essere compensato da una parallela azione di risarcimento ambientale e paesaggistico (infrastrutture verdi/blu) e di rivitalizzazione dei valori sociali, culturali ed identitari del territorio. L’alternativa di tracciato della Gronda deve essere la più corrispondente a tali obiettivi.

Si sottolinea l’imprescindibile necessità di prevedere efficaci strumenti risarcitori nei confronti dei cittadini e delle famiglie che dovranno subire i disagi conseguenti alla realizzazione dell’opera.



IL CONSIGLIO PROVINCIALE
IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA


a rappresentare, in ogni sede istituzionale ritenuta utile, gli approfondimenti espressi in premessa rispetto al Progetto di Gronda presentato da Società Autostrade;

a rappresentare la globalità delle valutazioni prese in esame dalla Provincia di Genova, esercitando la sua peculiare visione circa l'Area Vasta, rispetto a quegli interventi e quelle opere pubbliche evidenziate in premessa che consentirebbero di favorire quel riequilibrio strutturale dei sistemi di trasporto delle merci e delle persone favorendo le politiche volte a potenziare l’intermodalità dei mezzi di trasporto, incentivando i mezzi pubblici nelle varie forme;

ad attivare un tavolo interistituzionale e tra le parti socio-economiche del territorio provinciale che, partendo dall’esperienza del “Laboratorio sui flussi di traffico e sulla mobilità” istituito in occasione del dibattito pubblico, continui il lavoro intrapreso ed approfondisca la ricerca delle necessarie soluzioni per risolvere i problemi della mobilità nell’intero territorio provinciale genovese;

ad attivarsi al fine di individuare le risorse necessarie alla realizzazione dell’insieme delle infrastrutture e delle opere evidenziate in premessa tramite i fondi pubblici disponibili e/o attivabili, ed anche tramite gli introiti derivanti dal gettito del porto di Genova e/o “dall’extragettito portuale” già previsto dall’articolo 249 della Legge 24 dicembre 2007 n. 244, ed eventualmente dagli stessi pedaggi autostradali.

Gabriele Gronda (capogruppo)

Franco Chiantia

Chiara Sterlick

Sonia Zarino

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