domenica 26 luglio 2009

Io so

"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, (...) che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico ..." Pier Paolo Pasolini (Corriere della Sera, 14 novembre 1974)

sabato 25 luglio 2009

Un contributo al Congresso su Mobilità e Trasporti

La Consulta Nazionale “mobilità e trasporti”, costituitasi alla fine di giugno, proprio il giorno dei tragici fatti di Viareggio, propone alle forze chiamate a svolgere il primo congresso del PD di trarre insegnamento da quella sciagura per proporre con determinazione politiche di forte cambiamento.

È vecchia cultura politica quella che parla solo agli addetti, ai leaders, ai gruppi elettoralistici e si esprime solo per ottenere evidenza negli organi d’informazione, senza affrontare i problemi veri del Paese e delle singole persone che lavorano, che devono far tornare i conti di casa o della propria azienda, che studiano o insegnano, che hanno bisogno di solidarietà, di assistenza, di servizi e di infrastrutture sostenibili.
E tutte e tutti hanno il diritto di vivere in condizioni ambientali, urbane e lavorative migliori e più sicure.
Ecco perché abbiamo ritenuto utile mettere a disposizione questo documento sulla “mobilità e i trasporti”, per aiutare il partito ad affrontare una grande e concreta questione della nostra epoca.
E’ un documento concreto, pensato per dare alla politica partecipata il potere delle scelte, per decidere una linea riformista in grado di cambiare in meglio lo stato delle cose presenti. Cambiare con e per la democrazia, con e per la maggioranza degli italiani sulla base di proposte precise e costruite con la partecipazione.


CENTRALITA’ STRATEGICA
Il sistema della mobilità e dei trasporti è una delle “centralità strategiche” per l’Europa e per il nostro Paese. Ma la politica fino ad ora non è stata all’altezza dei cambiamenti e dei bisogni di mobilità delle persone e delle imprese, si è solo mossa nella gestione della frammentazione modale tra corporativismi, gruppi di pressione e gestioni pubbliche incerte negli obiettivi e inadeguate nei mezzi.
Quello che non si è mai affermato è stata una visione d’insieme della mobilità, ovvero della necessità di muoversi da un luogo all’altro dei cittadini e delle merci, ed è stata sottovalutata l’enorme forza propulsiva costituita dal patrimonio di professionalità presente nel mondo del lavoro e dell’impresa.
Il mondo è cambiato ed è cambiata anche la mobilità: nelle modalità, nell’intreccio con i sistemi economici e produttivi, nel rapporto con i territori e con le realtà urbane, nella sostenibilità ambientale in termini di lotta all’inquinamento attraverso le nuove tecnologie per il risparmio energetico e l’uso di fonti energetiche rinnovabili.
Tutto ciò reclama un nuovo approccio culturale e politico per integrare mobilità, territorio, diritti, lavoro e industria.
La globalizzazione ha sviluppato enormemente la mobilità delle persone e delle merci: oggi, in un solo giorno si movimenta quanto in un anno intero degli anni ’70; la crescita di nuove aree produttive mondiali accresce il commercio; la delocalizzazione industriale dissemina la produzione in più nazioni e continenti, poi in altri luoghi le assembla, le vende e quindi le consegna. Questa catena esiste solo grazie ai mezzi di trasporto.
E per chi come noi concepisce l’economia quale strumento per soddisfare i bisogni umani, e oggi anche della biosfera, il grande bisogno di mobilità dell’epoca attuale rappresenta una grande opportunità.
Segnali nuovi arrivano dall’America di Obama, ma anche dalla Cina e dall’Asia, come dalla stessa Europa, che ci dicono chiaramente che con l’innovazione tecnologica ed ecologica delle merci, dei trasporti e dei cicli produttivi si sta mettendo in essere una nuova rivoluzione industriale, come dimostra ciò che sta avvenendo nel mercato dell’auto, nelle varie modalità del trasporto e nelle fonti energetiche.
L’Italia non può stare a guardare come a fatto fino ad ora. Tanto più che, da una parte il Mediterraneo, grazie alla sviluppo del commercio con l’Asia via canale di Suez, ha acquistato nuova centralità, dall’altra l’Unione europea “a 27” si propone di aprire grandi corridoi di comunicazione, in particolare le direttrici ferroviarie e le vie del mare.
Tutto ciò rappresenta nuove opportunità per l’Italia e per il Mezzogiorno.
Ma c’è una ragione in più per proporre forti politiche riformiste della mobilità ed è la crescita del pendolarismo e della richiesta e disponibilità ad avere una mobilità sempre più basata sui mezzi pubblici, su ferro e con mezzi sicuri e meno inquinanti.
Va reso più efficiente, sicuro e sostenibile l’intero sistema delle modalità dalle ferrovie al trasporto locale, dal trasporto marittimo a quello aereo, dall’autotrasporto alla stessa auto.
Più che in ogni altro momento della storia d’Italia questo sistema ha acquisito un enorme valore economico e sociale.
La catena della logistica produce, infatti, il 13% del Pil e impiega direttamente oltre un milioni di persone. In quest’ambito, ad esempio, le ferrovie dello stato che movimentano 600 milioni di passeggeri l’anno ed hanno un ricavo di circa 6 miliardi di euro sono forse la realtà più nota, così pure il trasporto marittimo che ogni anno movimenta oltre 10mln di conteiners e 50mln di persone.
Il Trasporto pubblico locale con 1.100 aziende, 50.000 mezzi, 120.000 addetti per un fatturato di 8mld/E; 15 mln di pendolari ogni giorno usano bus, metrò, tram e treni.
Il trasporto aereo nazionale, largamente influenzato dalla crisi di Alitalia, impiega oltre 20mila addetti e movimenta oltre 60 milioni di passeggeri.
L’autotrasporto, che è composto da oltre 100 mila aziende con 340 mila addetti ed un fatturato di oltre 42 miliardi, movimenta oltre l’80% delle merci.
Dietro queste cifre ci sono i bisogni dell’economia, degli scambi culturali, del lavoro e della qualità della vita delle persone.

UN SISTEMA DA RIFORMARE
Il sistema italiano della mobilità non è all’altezza della nuova epoca.
Esso è caratterizzato da uno squilibrio strutturale verso la gomma, e in generale dal degrado e dall’inefficienza dei servizi pubblici e ferroviari per i pendolari.
È segnato negativamente dall’assenza di programmazione nella logistica, da carenze infrastrutturali in particolare nel Mezzogiorno, dalla separazione tra le singole modalità, dall’assenza di politiche industriali e da risorse finanziarie molto al disotto delle necessità.
L’attuale situazione non è più sostenibile. Il governo delle destre essendo privo di strategia e di sensibilità verso i bisogni dei cittadini e delle imprese, ha una politica conservatrice che aggrava gli squilibri e il degrado del sistema stesso. Non si cura di riformare il sistema e gli sottrae risorse finanziarie o inventa operazioni sbagliate come è accaduto per l’Alitalia o per le concessioni autostradali che hanno garantito sgravi e sovrapprofitti in assenza di adeguati investimenti e fatti pagare alla collettività.
Viceversa, l’Italia ha bisogno di una visione strategica nuova e di politiche riformatrici.
I principali punti di riforma sono:
  1. un governo integrato e programmato della mobilità, a partire da un Piano Generale della Mobilità, gestito non con pesantezze e lentezze burocratiche, ma attraverso un nuovo sistema di governo poggiato su un vero ministero dei trasporti e della mobilità, assegnando una ruolo strategico alle Regioni, assicurando forme concrete di partecipazione degli enti locali, delle associazioni di categoria, degli utenti e costruendo solidi e autonomi organi di controllo per la sicurezza e la qualità dei servizi;
  2. il riequilibrio intermodale, sulla scia del modello europeo della mobilità sostenibile che da maggiore spazio al ferro (treni, tram, metrò), al cabotaggio e ai nodi di scambio tra modi diversi di trasporto;
  3. una politica industriale per consolidare, innovare e qualificare le imprese, aprendole al mercato nazionale ed internazionale, risanando bilanci, incentivando le aggregazioni societarie, sintonizzandole pienamente ai bisogni dei cittadini;
  4. una maggiore disponibilità di risorse, attraverso finanziamenti pubblici e privati, linee agevolate di credito ed efficienza gestionale;
  5. la centralità del bisogno di mobilità delle persone e, in articolare, della “questione pendolari”;
  6. nuove regole per le concessioni autostradali e riorganizzazione del trasporto merci, la costruzione di un vero sistema logistico nazionale, in primo luogo delle cerniere intermodali.

Integrazione, programmazione di nuova generazione, nuova governance, politica industriale, diritti dei pendolari sono gli obiettivi di una politica riformista che si realizzerà non per la spontaneità dei mercati, ma come risultato di scelte politiche forti e di conseguenti e incisive azioni pubbliche.
Politiche indispensabili per realizzare processi di liberalizzazione da cui il mercato possa trarre i necessari indirizzi di qualità, ricevere incentivazioni, sostegni e certezza delle regole.

LE POLITICHE DI RIFORMA: TPL, FERROVIA, AUTOTRASPORTO, TRASPORTO AEREO, MARITTIMO, LOGISTICA
Il settore dei trasporti merci e passeggeri è un indicatore prezioso di misurazione dell’andamento della crisi in quanto direttamente correlato ai traffici e alla possibilità di mobilità delle persone. Per una ferma azione di salvaguardia economica e sociale delle modalità di trasporto, che il governo non fa, la nostra capacità riformatrice deve sostanziarsi nella innovazione per elevare gli standard di qualità nei servizi di trasporto. Solo così sarà possibile superare in avanti la crisi attuale.

a) Trasporto marittimo
Nel breve periodo vanno restituiti i fondi tagliati dal governo, garantito il sostegno all’occupazione anche con la fiscalizzazione degli oneri sociali e rafforzata l’autonomia finanziaria delle Autorità Portuali, nell’ambito della complessiva riforma della Legge 84.
Le autostrade del mare debbono diventare una priorità strategica, ripristinando i fondi tagliati e attivando nuovi incentivi, in quanto sono uno strumento strategico anche per fronteggiare la crisi sul versante dei traffici, nell’ottica di un miglioramento dei fattori ambientali ed economici rappresentato da questa modalità di trasporto integrata.
La crisi della Tirrenea va superare garantendo il servizio universale e l’occupazione, e la riorganizzazione societaria va assunta col pieno coinvolgimento e delle regioni.
Sulla Tirrenia il governo è in un vicolo cieco: non ha un piano, quello che ha commissionato è inadeguato, non ha garantito le risorse necessarie al mantenimento dei servizi universali di continuità verso le piccole isole, non può razionalizzare i servizi perché i lavoratori marittimi non sono dotati di strumenti di tutela al reddito, pertanto una loro messa in mobilità si tradurrebbe in immediato licenziamento.
Per di più il Governo è costantemente tirato per la giacca dagli armatori privati che anziché liberalizzare un comparto vogliono essenzialmente sostituire un monopolio pubblico con uno privato.
Per questo noi non possiamo che confermare la necessità di rifinanziare i servizi di trasporto universale, definendo precisamente l’ambito, con particolare attenzione agli abitanti delle piccole isole.
Procedere ad un effettiva liberalizzazione dei servizi a mercato prevedendo un effettivo coinvolgimento delle regioni come soggetto regolatore e garante dei servizi.
In questo senso il processo di totale privatizzazione della compagnia Tirrenia intrapreso dal Governo è un atto non richiesto dall’Unione Europea e costituisce una pericolosa scorciatoia per la non soluzione a un problema complesso.

b) Autotrasporto
Va attentamente valutato l’impatto sociale della crisi sul settore che se non correttamente governato innescherà forti e serie tensioni sociali. Il governo, quindi, deve rispettare gli accordi e gli impegni presi con le categorie e andrebbero accolte le proposte sul dilazionamento per tre anni del pagamento dell’INPS.
Si rende indispensabile una regolamentazione rigorosa della normativa di settore e andrebbe esteso il controllo sull’intera filiera per consentire sia una efficiente gestione imprenditoriale, sia tariffe in linea con i requisiti di sicurezza e di legalità. Nell’immediato va attivato e fatto funzionare dell’Osservatorio.
Più in generale va pensato un riordino del settore sul fronte della filiera e delle imprese che oggi soffrono di una eccessiva polverizzazione.
In particolare occorre prevedere azioni a lungo termine di incentivi e disincentivi in grado di favorire un processo di aggregazione delle imprese di autotrasporto oggi per la gran parte costituite da piccoli padroncini che spesso affittano la propria motrice a braccia straniere sottoposte a turni di lavoro disumani.

c) Trasporto aereo.

La critica all’operazione Cai, nuova Alitalia, da noi fatta al governo è stata forte e chiara: operazione sbagliata e dannosa.
Ora, le cose non sono risolte. La situazione è ancora pesante per l’azienda, le maestranze, i cassintegrati e i passeggeri.
I punti su cui dobbiamo impegnarci riguardano :
- il rispetto degli accordi sindacali, perché si denunciano odiose e inaccettabili discriminazioni verso le donne e le categorie più deboli, i cassintegrati ancora non percepiscono una sicura cassa integrazione, le buste paga per chi è stato riassunto sono state decurtate rispetto agli accordi, è messa in discussione la professionalità del personale di volo in cassa integrazione.
Tutto ciò a dispetto degli accordi siglati a palazzo Chigi, e grazie ai quali la nuova compagnia aerea ha beneficiato di particolari condizioni di favore rispetto alla concorrenza sul mercato interno con il congelamento degli slot inutilizzati, e di una legislazione di particolare favore sul piano degli ammortizzatori sociali con la riforma della c.d. legge Marzano.
- Va costituita una nuova società di manutenzione per coinvolgere professionalità di altissimo livello, un vero e proprio patrimonio nazionale costituito da 7 hangar, 40 officine, centro di addestramento con tecnologie di ultima generazione, scuola di formazione tra le più qualificate d’Europa.
Viceversa il governo ha di fatto abbandonato e fatto abbandonare ogni politica industriale di questo settore.
- Va rilanciata la questione della riforma complessiva del sistema del trasporto aereo ripartendo dalle linee tracciate dal Ministro Bianchi durante il governo Prodi, sulla base delle quali, per esempio, sarà possibile fare un piano degli aeroporti e risolvere stabilmente la questione Malpensa, riformare l’Enac e l’Assoclearance, riorganizzare la regolamentazione, i controlli e la vigilanza del sistema.
Più in generale, per il trasporto marittimo, l’autotrasporto e il trasporto aereo servirebbe una gestione politica della crisi istituendo “tavoli di crisi” tra governo, imprese e sindacati per trovare soluzioni adeguate.

d) Trasporto Pubblico Locale
La situazione è ancora più pesante se guardiamo al Trasporto Pubblico Locale (TPL), che rappresenta un settore strategico per la qualità della vita delle persone e per l’economia, per la salute e l’ambiente delle città.
Quello che serve e su cui dobbiamo impegnarci con più determinazione è l’assunzione della centralità dei diritti del cittadino-utente e per questo avanziamo precise proposte politiche:

  • non abbandonare la strategia delle liberalizzazioni regolate e trasparenti, che non sono privatizzazioni ma politiche, che pur tenendo conto delle differenti realtà territoriali, siano in grado di favorire il confronto competitivo tra aziende al fine di efficientare ed economizzare il servizio, garantire la trasparenza delle gare e la selezione delle aziende, tutelare la qualità e l’universalità del servizio ai cittadini;
  • riordino e certezza delle regole di assegnazione delle gestioni,
  • piano straordinario per l’acquisto nei prossimi 7 anni di 26000 bus meno inquinanti e confortevoli,
  • piano decennale d’investimenti per terni, metrò e tram;
  • piena integrazione con i sistemi ferroviari regionali.

Nei più importanti paesi europei il TPL rappresenta una priorità dei governi, mentre da noi neppure se ne parla e (di conseguenza) quasi si azzerano le risorse.

Sistema ferroviario.
Per il sistema ferroviario vanno affrontate tre questioni fondamentali.
La prima riguarda l’ultimazione dei tratti conclusivi della Tav la linea AV-AC per il collegamento veloce da Torino a Napoli e da Torino a Venezia con futura estensione auspicabile a Genova a Trieste e a Bari, costituisce una dorsale essenziale per innovare il sistema infrastrutturale nel nostro paese e realizzare “la metropolitana d’Italia”. I costi di tale opere vanno messi monitorati in modo puntuale, trasparente e permanente considerato che rispetto i costi europei sono enormemente sproporzionati.
Corrispondentemente a ciò devono essere potenziati e migliorati i livelli di collegamento e di connessione con la rete tradizionale proprio per realizzarne un sistema unico.
In questo senso è intollerabile il livello di qualità che si registra sui servizi regionali che ha visto precipitare la velocità commerciale ai livelli di sessanta anni fa per il 95% dell’utenza ferroviaria con standard e confort di viaggio per lavoratori e studenti assolutamente inadeguati.
Inoltre il processo di liberalizzazione deve continuare rafforzando e potenziando il ruolo dello stato regolatore e la netta separazione tra chi gestisce l’infrastruttura e chi realizza i servizi.
In questo una particolare attenzione va posta alla reciprocità delle norme con i paesi a noi concorrenti e soprattutto sui sistemi di controllo finalizzati alla effettiva sicurezza sui trasporti di passeggeri e merci come i recenti avvenimenti dimostrano.

La seconda, è che il sistema deve garantire oltre alla mobilità delle persone anche quella delle merci. Oggi non è così, in troppe realtà mancano collegamenti ferroviari tra porti interporti e assi ferroviari, che sono essenziali per l’effettivo decollo della logistica a modalità integrata nel nostro paese. E le linee hanno strozzature infrastrutturali (gallerie, binario unico, non elettrificazione, ecc) che non permettono il movimento dei treni merci.

La terza, è che le regioni debbono essere messe nelle condizioni di svolgere un ruolo centrale nella programmazione e nella scelta dei servizi e delle aziende.
In questo quadro le iniziative sociali e territoriali da intraprendere sono:

  • (forte priorità) dare risposte ai bisogni dei pendolari rafforzando le ferrovie regionali con l’acquisto di 1000 nuovi treni, l’intervento sui nodi ferroviari e l’introduzione di nuove tecnologie,
  • intervenire immediatamente sulle linee del Mezzogiorno per migliorare il servizio, per esempio sulla linea jonica che interessa Puglia, Basilicata e Calabria (circa 400 km, non elettrificata e con un solo binario) dove c’è bisogno di treni nuovi, nuove tecnologie, pulizia, tempi umani di percorrenza e di elettrificazione. Non servono grandi investimenti per infrastrutture, che non finiscono mai, ma interventi sul servizio che sono meno costosi e immediatamente incisivi,
  • accelerazione dell’uso delle linee liberate dall’AC/AV per i sistemi ferroviari regionali metropolitani;
  • collegamenti porti, aeroporti e ferrovia, come base per la costruzione di una rete logistica.

Sergio Gentili, responsabile nazionale PD mobilità e trasporti, commenta le politiche del governo

L’impotenza del governo e le sue scelte sbagliate stanno aggravando la crisi nel trasporto aereo e in quello marittimo.
Nei giorni scorsi il governo Berlusconi ha tagliato altri di 50 mln/E ai porti, quelli destinati alla manutenzione e alla sicurezza. Dopo quattro mesi di trattative tra le associazione del cluster marittimo portuale e il ministro per affrontare la grave crisi del settore, il governo invece di accogliere le richieste delle associazioni ha operato altri tagli. Le risorse sono andate ad alleviare i costi della Tirrenia, altra situazione che da tempo è in crisi e su cui si manifesta per intero l’inerzia e la debolezza di governo del Ministro Matteoli.
Nel trasporto aereo la situazione di crisi è sotto gli occhi di tutti come l’inettitudine del governo Berlusconi. Dopo le scelte sbagliate e dannose per il paese su Alitalia, la crisi del settore sta montando velocemente.
Da una parte, la CAI non raggiunge i livelli di servizio adeguati e necessari, con pesanti disagi per i passeggeri, dall’altra parte, il calo della domanda mette in crisi le compagnie come è successo per “Myair”, con altrettanti disagi per i passeggeri e pericoli per l’occupazione.
Il governo invece di intervenire con politiche anticrisi e con proposte di riforma per l’intero settore è irresponsabilmente latitante.
Quello che serve è un urgente intervento del governo per riformare il settore e per affrontare le questioni sociali più urgenti: ritardo pagamento della cassa integrazione, salvaguardia dell’occupazione, livelli salariali, diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, tutela delle maestranze, delle settore manutenzioni, dei risparmi degli azionisti e delle imprese dell’indotto.

sabato 18 luglio 2009

DIECI PUNTI FORSE UTILI PER LA DISCUSSIONE POLITICA NEL CONGRESSO DEL PD

1. Non abbiamo vinto le elezioni politiche del 2008 pur avendo raggiunto il ragguardevole ri-sultato del 33%. Abbiamo subito invece una pesante sconfitta nelle elezioni Europee ed Amministrative del 2009 nelle quali abbiamo perso al nord, al centro e al sud con una im-pressionante uniformità. Tuttavia del 26% di consensi ottenuti dal PD alle Europee e il mantenimento di importanti città e Provincie, assieme al fermo di Berlusconi e del centro – destra al 35%, ci suggeriscono che la partita non è chiusa e che l'Italia è politicamente contendibile anche nel breve periodo.

2. Per recuperare e aumentare, nel Paese, influenza e consenso dobbiamo, senza reticenze comprendere le cause della nostra sconfitta.

3. Non abbiamo perso perché non siamo presenti sul territorio ci sono i circoli, le Federazioni, i comitati regionali . Quello che è mancato e che manca è una visione del futuro del nostro Paese in un mondo che cambia, un progetto chiaro e convincente per iscritti ed elettori. Senza la convinzione delle nostre giuste ragioni obiettivamente diventa ben difficile convincere gli altri.

4. La carenza di un progetto provoca altre logiche conseguenze: la prima conseguenza è che la linea politica diventa ondeggiante e strumentale perché prevalentemente dettata dalle circostanze; la seconda è che il partito si frammenta in correnti e gruppi di potere e non di idee, per cui viene meno la sua credibilità e quella dei suoi gruppi dirigenti. Così come viene meno lo spirito di solidarietà e il senso di una comune appartenenza ad un grande disegno di rinnovamento della politica e del Paese. Non a caso è da mesi che, in preparazione del Congresso, si discute su nomi anziché sui contenuti di una politica.

5. Queste premesse indicano la primaria esigenza del Congresso: affrontare la questione del "Progetto per l'Italia" e degli "Strumenti", a cominciare dallo "Strumento Partito" funzionale al Progetto ed alle differenziate situazioni regionali e territoriali.

6. Il Progetto per l'Italia dovrà essere ben connesso ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo: la globalizzazione, i cambiamenti degli assetti di potere, la più estesa consapevolezza dei guasti profondi di una economia di mercato basata sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, una situazione di stallo e di crisi dello strapotere della rendita finanziaria (l'economia di carta) rispetto alla produzione e al lavoro (l'economia reale).
Se il mercato ha dato prova, fino ad oggi, di avere una funzione insopprimibile ed essenziale, l'attuale crisi economica globale sta dimostrando che un'economia di mercato senza controlli e regole internazionali è gravemente lesiva per l'ambiente naturale, per i diritti dell'uomo, per uno sviluppo sociale ed economico equilibrato.
Non stanno avvenendo per caso i cambiamenti climatici, le deforestazioni e le desertificazioni, l'aumento della fame nel mondo e le migrazioni incontrollate, la allarmante riduzione delle biodiversità, il saccheggio dei salari dei lavoratori e dei redditi dei cosiddetti ceti intermedi, con un costante allargamento della forbice trai ricchi e tutti gli altri, in ogni parte del mondo. Controlli e regole internazionali sulla fi-nanza e sull'economia di mercato non sottintendono affatto un ritorno ad uno Stato dirigista e pianificatore. Evidenziano piuttosto un recupero di valore, ruolo e responsabilità della politica nel procedere "alla realizzazione di un nuovo ordine economico-produttivo, socialmente responsabile e a misura d'uomo" e rispettoso dell'ambiente naturale. Le emergenze scaturite dalla globalizzazione e da un'economia di mercato senza regole (l'emergenza finanzíaría, quella ambientale, quella energetica, quella della povertà e della fame) non possono essere affrontate da nessun Paese da solo.

7. Si tratta di grandi questioni che possono realisticamente essere affrontate nella dimensione di macro-aree (nord America-sud America, Cina-India, Europa) e negli accordi fra queste macro-aree. Anche da qui si avverte la assoluta e urgente necessità di un rilancio dell'idea europeista .

8. In questo scenario generale che richiede concreti e graduali interventi anche nel nostro Paese, devono essere collocati i nostri problemi peculiari, enunciate le linee politiche capaci di riconsegnare una speranza di futuro in particolare ai giovani. Linee politiche vicine ai bisogni e alle aspettative della gente, capaci di affrontare poche ma fondamentali questioni:

a.La centralità del lavoro. Per lavoro si intende non solo il lavoro dipendente ma anche quello intellettuale e quello dei ceti produttivi e imprenditoriali. (l'art. 1 della Costituzione dice che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro). In definitiva, il lavoro come espressione della creatività, dell'intelligenza e della personalità dell'individuo.
Se il lavoro ha questo valore, allora la disoccupazione e la precarietà costituiscono il primo elemento di esclusione sociale e di ineguaglianza.
Se il lavoro ha questo valore non può non essere affrontata la grande questione della redistribuzione dei redditi, utilizzando in particolare la leva fiscale.
Se è vero che la redistribuzione dei redditi, a sostegno del welfare e volta alla equa remunerazione della persona che lavora, è oggi urgente non solo come fattore di giustizia ma anche come fattore di coesione sociale e di sviluppo economico, è anche vero che non vi può essere una redistribuzione efficace senza crescita e sviluppo.

A questo proposito va posta molta attenzione a tre questioni:
1) alla finanza ed al credito bancario che devono essere rifinalizzati alla economia reale ed allo sviluppo produttivo;
2) al fatto che, nel nostro Paese, a fondamento della nostra economia produttiva, dell'innovazione, della competitività, della produzione di reddito e di occupazione, vi sono le piccole e medie imprese e i loro imprenditori;
3) al fatto che uno dei freni allo sviluppo produttivo lo si ritrova nell'arretratezza e nell'insufficienza delle reti e delle infrastrutture di trasporto di merci e persone oltreché nel costo dell'energia.

b.La laicità dello Stato. Che non significa laicismo, ma uno Stato rispettoso della libertà di coscienza e degli orientamenti di ciascuno e di tutti. Per dirla con Obama, uno Stato dei credenti (delle varie religioni) e dei non credenti. Per dirla con Berlinguer, uno Stato "non teista, non ateista, non antiteista".

c.I diritti dei cittadini. A cominciare dalle pari opportunità (riavviando il movimento della scala sociale che almeno nell'ultimo decennio si è fermata e sostenendo e pre-miando i meritevoli e i capaci), dalla giustizia, dall'informazione (attenzione al con-flitto di interessi!) e da parole e regole chiare sulla sicurezza l'immigrazione e l'integrazione.

d.L'economia della conoscenza (scuola, formazione, ricerca, cultura), come la base più solida per la crescita futura del nostro Paese e per uno sviluppo ecosostenibile.

e.Il Welfare e la famiglia (sanità, pensioni, sostegno alla maternità, anziani non auto-sufficienti e soggetti deboli).

f.Le riforme strutturali. La riforma delle legge elettorale, la riforma del Parlamento, con la riduzione dei Parlamentari e la separazione dei ruoli di Camera e Senato, la riduzione dei costi della politica, la riforma della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici. Riforme mirate non solo alla modernizzazione del Paese e al suo sviluppo economico ma anche a rendere più trasparente la politica e la vita pubblica e a ricreare fiducia nelle Istituzioni e senso civico fra i cittadini.

9. In questi giorni, così come si discute e ci si divide su nomi anziché su linee e progetti politici, allo stesso modo, dopo l'esito del referendum, che ha chiaramente rifiutato il bipartitismo, si discute e ci si divide sul tema delle alleanze, come se anche la ormai necessaria politica delle alleanze potesse prescindere dai contenuti politici di un Progetto per l'Italia.

10. Lo strumento fondamentale per affermare nel nostro Paese una cultura e una linea politica è il Partito. Un Partito non destrutturato in comitati elettorali e conventions all'americana (un partito senza capo nè coda, come irride persino Pannella) ma un Partito veramente democratico nelle strutture, nei metodi (chi decide, come si decide), nella selezione dei dirigenti ( devono contare impegno e risultati), nella partecipazione dei militanti e degli elettori alla elaborazione di progetti condivisi, nella messa in discussione delle incrostazione oligarchiche e autoreferenziali diffuse ai vari livelli, il cui obiettivo non è l'interesse generale o il bene comune, che dir si voglia, ma il mantenimento di proprie aree di potere.

La conseguenza è che la collusione fra politica e affari (la vera questione morale) non è un'esclusiva del centro destra ma lascia tutt'altro che immune il PD (la scalata alla BNL, i furbetti del quartierino, le vicende della Campania, della Calabria, della giunta abruzzese e le più recenti vicende di quella pugliese, ecc, ecc). Dunque un Partito dove siano possibili cordate e correnti su idee e progetti ma non per posizioni di potere; dove vi sia la consapevolezza che il PD non nasce dal nulla ma nasce, in particolare, dall'incontro politico ideale del riformismo socialista e liberaldemocratico con i valori del mondo cattolico ed è l'attuale punto di arrivo di un faticoso processo unitario e di rinnovamento di diverse storie, sensibilítà,tradizioni e culture sociali e riformiste.

Assieme a queste culture (che , non dimentichiamolo mai, hanno saputo dare al nostro Paese una delle Costituzioni più avanzate e moderne del mondo) si stanno affiancando e premono culture nuove e giovani energie che devono essere ascoltate e incluse nella consapevolezza che il necessario ricambio generazionale non può provenire da bizzarre correnti di trenta-quarantenni (nuovismo senza contenuti) ma deve essere espressione e conseguenza del nuovo progetto politico.

Insomma, un Partito Democratico, riformista, aperto al nuovo, inclusivo, pluralista, dotato di una identità progettuale chiara e, dunque, capace di parlare una sola lingua . Un Partito con una struttura democratica ed efficiente. Un Partito di proposta e, conseguentemente, anche di contrasto organizzato e sfida culturale e politica al berlusconismo e al centro destra, in ogni angolo del Paese ed in ogni nicchia della società, nelle Istituzioni e nei territori, fra la gente, i lavoratori, i ceti intellettuali e le categorie produttive.

Sestri Levante 16 luglio 2009
Lino Cama, Alessio Chiappe, Matteo Venturini, Sonia Zarino
Militanti PD del Tigullio

giovedì 9 luglio 2009

Presidente, non firmi le leggi razziali!

Domani alle ore 18.00, presso la Prefettura di Genova, presidio per chiedere al Presidente Napolitano di non firmare il cosiddetto "pacchetto sicurezza" che contiene provvedimenti dal chiaro sapore razzista e anticostituzionali.

L'Italia non è così! Respingiamo il clima di odio e intolleranza che si vuole creare nei confronti dei migranti, identificando la condizione di clandestinità con quella di illegalità o, peggio, di criminalità.

Chiediamo che a tutti venga data la possibilità di avere il permesso di soggiorno a fronte dell'ottenimento di un regolare contratto di lavoro, evitando così di fornire mano d'opera agli sfruttatori di lavoro nero e alla criminalità organizzata. Questo sarebbe un reale provvedimento in favore della sicurezza, viceversa si favorirà l'ingrossamento delle fila della criminalità e delle persone sfruttate e schiavizzate, facilmente ricattabili a causa della loro condizione di clandestini.

lunedì 6 luglio 2009

Il Paese delle leggi vergogna: dal lodo Schifani al Pacchetto (in)sicurezza

E anche questa è fatta: PdL e Lega si fregano le mani per essere riusciti a portare a casa l’ennesima legge-vergogna, il famoso “pacchetto sicurezza”.

Di sicuro vi è che l’Italia oggi è un paese più ingiusto, dove i deboli e gli sfruttati lo saranno sempre di più: schiavi a buon mercato che per timore della denuncia sopporteranno umiliazioni e ingiustizie ancora più pesanti inflitte da caporali senza scrupoli o magari da cittadini dall’apparenza perbene.

Schiavi cui però molti non vogliono rinunciare, e magari vi è chi promuove la crociata contro gli stranieri che “rubano il lavoro” ma che poi si guarderebbe bene dall’ assumere regolarmente un italiano e preferisce sottopagare in nero un extracomunitario clandestino, che fa meno storie e se protesta lo si caccia via, anzi, da oggi lo si può pure denunciare.

E’ tanta l’ipocrisia con cui il tema della sicurezza è stato cavalcato dal centro-destra in questi ultimi anni di perpetua campagna elettorale: brutti, sporchi e cattivi, gli extracomunitari si sono rivelati il perfetto capro espiatorio. Perfetto per sviare l’attenzione della gente dalle leggi ad personam, dagli scandali grandi e piccoli, dalla mancanza di idee che il Governo rivela nell’affrontare la crisi economica.

Sei disoccupato? Colpa degli stranieri! Ti hanno rubato in casa? Colpa degli stranieri! Le banche ti hanno venduto titoli spazzatura? La tua azienda ti ha licenziato perché costi troppo? Beh, che c’entra…d’altronde, se non te la puoi prendere con i poteri forti, almeno ti puoi rifare su qualcuno più sfigato di te!

A poco servono le statistiche che dicono come, ad esempio, la vera violenza sulle donne si consuma tra le pareti domestiche ad opera di parenti e amici, o che mafia e camorra sono la prima industria italiana, così come il sommerso e il lavoro nero sono il vero cancro che rode l’economia italiana e che senza ricerca e formazione non si andrà da nessuna parte.

Certo, per risolvere questi problemi occorre avere una visione dello Stato e della responsabilità civile che molti dei nostri rappresentanti che fanno parte della maggioranza di Governo non possiedono neppure in minima misura, poiché essi neppure concepiscono la Cosa Pubblica, e le regole che servono a farla funzionare per il bene comune.

Si fanno leggi severissime al punto da colpire i matrimoni misti o i ricongiungimenti familiari dei poveri cristi mentre poi le “alte cariche” dello Stato, invece che dare l’esempio di rispetto delle leggi, si fanno approvare leggi che li rendono immuni anche se commettessero i crimini più efferati.

Il procuratore aggiunto di Torino, Bruno Tinti, nel 2007 ebbe a dire, parlando della giustizia italiana: “Siamo un’azienda tarata per operare nei confronti di una parte specifica dei cittadini e dei non cittadini, anche degli extracomunitari. Comunque gli ultimi, i più indifesi. Quelli che commettono reati caratteristici di questa fascia della popolazione. Con gli altri, con quelli che commettono i reati tipici del vertice della società, quindi corruzioni, falsi in bilancio, reati fallimentari, con questi altri ci si mette d’accordo”.

E anche:
“La causa di tutto è l’insofferenza per il controllo di legalità da parte della classe dirigente del Paese. E’ questo che ha contribuito a creare un sistema giudiziario che ha queste caratteristiche. Perché è evidente che una giustizia razionale, efficiente e rapida può intervenire in maniera incisiva sui comportamenti delittuosi non solo degli ultimi, di chi ruba il formaggio al supermercato, ma anche dei vertici del Paese. E’ assolutamente indiscutibile; basta aprire un qualsiasi giornale alla cronaca giudiziaria, politica, culturale che fa seguito agli eventi di spicco che periodicamente si verificano nel nostro Paese per vedere delle reazioni micidiali da parte della classe dirigente e, in particolare, della classe politica all’ipotesi di essere in qualche modo coinvolti in un’inchiesta giudiziaria.”

Il tema delle regole è troppo importante per lasciarlo in mano a chi dimostra, ogni giorno, di disprezzarne lo spirito e la lettera, calpestando quel principio per cui la legge è uguale per tutti. Le regole sono la garanzia del vivere civile, e vanno fatte in modo giusto, seguendo la Costituzione, per poi essere fatte rispettare dopo, ma da tutti. Se si spezza questo meccanismo, è la barbarie, è la legge del più forte, è il ritorno all’inciviltà e alla prevaricazione. Sarà un caso che con il recente “pacchetto sicurezza” sono state introdotte anche le ronde, con tanto di simboli pseudo-fascisti? E queste sarebbero le ronde di tranquilli cittadini in grado di portare maggiore sicurezza nella popolazione?

domenica 5 luglio 2009

GRAZIE A PRODI ANCHE QUEST'ANNO E' ARRIVATO IL BONUS PENSIONI


Forse non tutti si ricordano che...

Sono circa tre milioni i pensionati al minimo a cui il governo Prodi ha assicurato la quattordicesima. L’anno scorso è stata versata a fine anno, quest’anno è arrivata il 1o luglio nelle tasche degli anziani più poveri. Tutto grazie al vecchio governo. I requisiti per accedere al beneficio sono 64 anni e reddito personale non superiore a 8504,73 euro all'anno. In questi giorni l’Inps ha inviato una nota informativa in cui spiega l’importo erogato (che varia a seconda del reddito) e i criteri utilizzati per determinarlo.

Complessivamente la cifra destinata ai pensionati è di 919 milioni, redistribuiti tra poco più di tre milioni di pensionati. L’entità dell’assegno varia a seconda della contribuzione e dell’età. Per i pensionati che hanno fino a 15 anni di contributi, l’importo medio erogato è di 336 euro. Per i pensionati con una fascia di contributi tra i 15 e i 25 anni l’importo è di 420 euro, mentre per i pensionati con oltre 25 anni di contributi l’importoarriva a 504 euro. L'Inps ha anche fatto sapere che qualora «qualche pensionato non la ricevesse e ritenesse di avere diritto alla somma aggiuntiva, può rivolgersi comunque agli uffici dell'ente, o agli enti di patronato, dove riceverà le informazioni necessarie per richiederne il pagamento».

La somma distribuita è circa 3 volte di più di quanto stanziato da Tremonti per la cosiddetta social card, la carta per gli acquisti studiata dall’Economia per fronteggiare i prezzi in ascesa. Non sono che briciole rispetto all’aumento vertiginoso delle spese per le famiglie più povere. (tratto da l' Unità)

Facendo un confronto con la social card, oltre al maggiore importo, vi è da notare che i soldi arrivano direttamente al titolare che non rischia brutte figure alle casse di un supermercato esibendo una "card" vuota o non attivata.

Quanti sapranno che il "bonus" che ricevono ora è dovuto al governo Prodi????

sabato 4 luglio 2009

LA PROVINCIA PROMUOVE L’ACQUA DEL RUBINETTO: BUONA, SICURA, ECONOMICA, ECOLOGICA


IMBROCCALA GIUSTA: tappa a Sestri Levante dell’iniziativa della Provincia di Genova per sensibilizzare i cittadini all’uso dell’acqua potabile domestica

Il progetto, promosso dalla Provincia di Genova (Assessorati al Patrimonio Naturale e alle Risorse Idriche) ha come obiettivo principale sensibilizzare la cittadinanza all’uso “dell’acqua del sindaco” al posto delle più costose e poco ecologiche acque minerali.

La nostra acqua potabile eccelle per la qualità, l’economicità, il minore impatto ambientale sia per la produzione rifiuti che per l’inquinamento atmosferico legato al trasporto dell’acqua imbottigliata.

A tale scopo la Provincia a Genova ha distribuito migliaia di brocche in vetro riciclato, della capienza di un litro e dalla forma adatta ad essere riposta in frigorifero, “personalizzate” con lo stemma della Provincia e corredate da materiale informativo.

Oggi, sabato 4 luglio, è stata la volta di Sestri Levante, dove l’iniziativa ha fatto tappa dopo Casarza Ligure, Moneglia, Castiglione Chiavarese. Hanno partecipato alla distribuzione l’Ass. Provinciale all’Ambiente Renata Briano e l’Ass. Provinciale alle Acque Paolo Perfigli, le Consigliere Maria Angela Milanta e Sonia Zarino, Presidente della 5a Commissione Ambiente, e l’Ass. all’Ambiente del Comune di Sestri Levante, Francesco Latiro.

L’iniziativa ha riscosso un grande successo di pubblico, che ha risposto all’invito di “scambiare” rifiuti riciclabili con le brocche di vetro fornite dalla Provincia e ha portato notevoli quantità di carta, vetro e plastica raccolte in appositi contenitori.

Per chi non recava rifiuti da riciclare, era comunque possibile ritirare la brocca, molto apprezzata per il design sobrio e lo stemma provinciale a rilievo, dopo aver compilato un semplice test sui comportamenti da adottare per un corretto uso dell’acqua.

Visto il successo dell’iniziativa, essa verrà riproposta anche in altri Comuni della Provincia, a ribadire come sia semplice in fondo unire sostenibilità ambientale e risparmio economico.

Il progetto è stato realizzato a cura del CEAP – Centro Provinciale per l’Educazione Ambientale e del Laboratorio Territoriale Tigullio.

La realizzazione del progetto è stata resa possibile grazie alla collaborazione di:
- Società Acqua Potabile – Veolia
- Iride – Idrotigullio
- A.T.P. Azienda Trasporti Provinciale

venerdì 3 luglio 2009

Siamo tutti clandestini

Dall'Unità:

E così, da oggi siamo tutti clandestini. E non solo per la naturale solidarietà che dovrebbe spingere gli umani ad aiutare chi fugge dalla guerra e dalla fame. Siamo clandestini anche perché, come ha detto ieri a Omnibus Gennaro Migliore, siamo costretti alla disobbedienza civile contro una legge disumana e xenofoba.

Ma papi ci ha detto in tv che le nuove norme persecutorie contro i più poveri e i più deboli le ha volute lui. Proprio lui che è l’uomo più ricco e potente del Paese e ha più avvocati che capelli in testa. E, nonostante ciò, ha avuto il buon gusto di mettersi al riparo dalla legge non solo per i reati che eventualmente dovesse commettere, ma addirittura per quelli già commessi e accertati.

Tanto che l’avvocato Mills è stato condannato per essere stato corrotto da lui, Berlusconi Silvio, che oggi si felicita con se stesso per aver inflitto 6 mesi di detenzione preventiva a chi non ha commesso alcun reato, se non quello di essere in Italia. Giusto come noi.

CONTROLLI AMBIENTALI. CALDO AMICO, LA PROVINCIA CONTROLLA LE CALDERINE E SOSTIENE CHI DEVE CAMBIARLE

Presentata oggi l’iniziativa “Caldo amico”, con cui la provincia di Genova inizia anche quest’anno i controlli di efficienza energetica, mettendo a disposizione delle somme per i più indigenti costretti a cambiare l’impianto

Genova, 3 - L’assessora ai controlli ambientali Renata Briano ha presentato oggi a Chiavari l’iniziativa “Caldo amico”: «Dal 1998 la Provincia di Genova ha iniziato l’attività di controllo degli impianti termici: in questi anni sono state effettuate verifiche su impianti di tutte le potenze per un totale di circa 37.500 controlli. La media delle verifiche positive si attesta attorno al 50%, ma è un dato in crescita, perché siamo passati dal 35% degli anni passati al 65% degli ultimi anni.

Un dato positivo, perché avere impianti termici in ordine è importante, innanzitutto per la salute, poi per la qualità dell’aria, e, non ultimo, perché consente di risparmiare evitando inutili dispersioni di energia.

Ma accanto ai controlli la Provincia emana bandi per l’erogazione di contributi ad utenti che abbiano dovuto sostituire la caldaia. Lo spirito del contributo è sostanzialmente quello di venire in aiuto con contributi a fondo perduto di quelle persone che, con una condizione finanziaria particolare, possono essere in difficoltà al momento della sostituzione della calderina. I

l bando per il 2009 è in fase di preparazione e presenterà alcune variazioni rispetto a quello dell’anno precedente, a causa delle norme emanate recentemente in tema di certificazione energetica degli edifici. Sarà emanato entro il mese di settembre».

Alla presentazione c’era anche Carmela Minniti, rappresentante di Federconsumatori: «Da tre anni siamo a fianco della Provincia per questa iniziativa, e siamo molto soddisfatti, perché non è soltanto questione di controlli delle caldaie fino a 35kW, le cosiddette caldaiette, ma anche di aiuto alle persone che hanno più bisogno».

L’iniziativa è stata presentata alla Camera del Lavoro di Chiavari, perché è proprio nel levante della provincia di Genova che sono stati erogati i maggiori contributi: più del 70% dei 75.000 euro previsti dal bando del 2008.

giovedì 2 luglio 2009

CONSIGLIO PROVINCIALE: APPROVATO ALL’UNANIMITÁ IL PROGETTO DEL PONTE MOBILE SUL TORRENTE BOATE A RAPALLO

Il progetto portato in consiglio dall’assessore Perfigli ha avuto la piena approvazione da parte di tutti i gruppi.

Genova, 1 luglio- Unanimità piena per lo scenario di inondabilità residua del torrente Boate, la cosiddetta riperimetrazione preventiva, conseguente alla realizzazione degli interventi di adeguamento del ponte di piazza Cile sul torrente Boate nel comune di Rapallo.

L’assessore ai lavori pubblici Paolo Perfigli, dopo aver illustrato i lavori nella commissione competente, ha parlato durante il consiglio provinciale di mercoledì 1 luglio: «L’Amministrazione Provinciale di Genova, la Regione Liguria, e la Civica Amministrazione di Rapallo hanno lavorato insieme attorno ad una soluzione innovativa per l’attraversamento del torrente Boate presso piazza Cile. Tale soluzione, in fase di progettazione, consiste nella realizzazione di un ponte mobile, ovvero in grado di alzarsi e abbassarsi per favorire il passaggio delle portate di piena. La soluzione studiata e approvata consente da un lato di migliorare le condizioni di sicurezza per una parte dell’abitato di Rapallo, riducendone l’esposizione al rischio di inondazione, e dall’altra apre interessanti prospettive per interventi urbanistici di riqualificazione del tessuto urbano».

Superato l’esame delle competenti commissioni tecniche Regionali e Provinciali, il progetto si avvia verso la fase esecutiva. La riperimetrazione preventiva, è bene precisarlo, vede subordinata la sua efficacia all’assolvimento di tutte le prescrizioni indicate del Comitato Tecnico Regionale e alla conclusione delle opere di adeguamento del ponte di piazza Cile, che dovranno garantire la messa in sicurezza del torrente Boate.
Sarà la civica amministrazione rapallese a farsi carico della manutenzione, in quanto opera di interesse strettamente comunale e direttamente connessa alla realizzazione del nuovo ponte. L’aspetto della manutenzione è particolarmente importante in quanto è necessario garantire la costante efficienza dei meccanismi che devono regolare, in qualunque momento, l’innalzamento dell’impalcato in presenza di un evento alluvionale. A tal scopo verrà predisposto un apposito piano quale parte integrante della concessione dell’opera.
Unanime la votazione del Consiglio: 27 presenti, e 27 voti favorevoli.

mercoledì 1 luglio 2009

Viareggio: una tragedia annunciata

Eccoci qui, l’indomani, a parlare nuovamente di una tragedia ferroviaria, un disastro immane che ha mietuto un così alto numero di vittime: sono 14 mentre scrivo, ma tanti sono quelli che lottano tra la vita e la morte negli ospedali, il corpo piagato dalle ustioni, e ancora si scava sotto le macerie delle case distrutte.

Ci si interroga sulle cause, come sempre in queste circostanze, e contemporaneamente inizia lo scaricabarile delle responsabilità. Del resto, il frazionamento di tali responsabilità su molteplici soggetti (Proprietari del GPL, dei carri merci, delle locomotive, della rete) non aiuta a capire se e in che modo questo disastro si sarebbe potuto evitare.

Dalle prime analisi sono i controlli sulla solidità strutturale dei carri merci ad essere posti sul banco degli imputati: controlli frettolosi e superficiali sulle parti meccaniche che non hanno saputo evidenziare la crepa che si annidava nel carrello e che si è tradotta, all’improvviso, in una condanna a morte per così tante persone.

E’ davvero terribile pensare che una semplice radiografia, un controllo appena più accurato, avrebbe evitato tutto questo strazio. Ci si chiede come sia possibile non prefigurare le possibili conseguenze che le carenze di controllo e di rigore nel rispetto delle norme hanno poi di fatto causato.

Non si è pensato o, peggio, non si è voluto pensare a queste conseguenze, magari per risparmiare qualche euro sui tempi ed i costi dei controlli.

Come non ricordare i tanti analoghi esempi, dal Vayont al rogo della Tyssenkrupp: tanti episodi evitabili, se solo chi doveva controllare e prevenire avesse compiuto il proprio dovere.

Mai più, si dice sempre in questi casi. Ma l’amarezza e la disillusione portano a credere, piuttosto, che l’interesse e l’avidità di chi poteva e doveva pretendere controlli severi abbia invece prevalso condannando a morte molte persone innocenti.

Che dire, oltre che esprimere dolore e cordoglio nei riguardi delle vittime? Molte voci si erano levate, da parte sindacale e dei comitati di utenti e pendolari, per denunciare nei mesi e anni passati le carenze circa la sicurezza dei convogli e la scarsità della manutenzione e dei controlli.

Neppure un mese fa si sono verificati analoghi incidenti che solo per un miracolo non hanno riprodotto gli stessi effetti verificatisi a Viareggio.

Il Consiglio Provinciale di Genova ha votato una mozione di solidarietà nei confronti di Dante De Angelis, macchinista romano a tutt’oggi licenziato pechè denunciava proprio le carenze nei controlli e i possibili pericoli per la sicurezza dei convogli.

Purtroppo siamo qui a piangere una tragedia in larga parte annunciata. Occorre smettere di versare lacrime di coccodrillo, perché è ora di dare, da parte di tutti, una reale svolta circa l’applicazione dei criteri e norme in tema di sicurezza. Basta con lo stanco adempimento di mere formalità burocratiche, è ora di dare al tema dei controlli una valenza in grado di incidere davvero sui livelli di sicurezza e di affidabilità dei rotabili, con sanzioni severe in caso di inadempienza, senza aspettare che i disastri si verifichino. E’ lo Stato, che detiene la proprietà del sistema ferroviario, che deve farsi garante nei confronti della popolazione acciocché le regole vengano applicate con severità e rigore: viceversa saremo qui nuovamente, un giorno, a piangere altre vittime, e non sarà un incidente, bensì una ennesima tragedia annunciata.

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