sabato 18 luglio 2009

DIECI PUNTI FORSE UTILI PER LA DISCUSSIONE POLITICA NEL CONGRESSO DEL PD

1. Non abbiamo vinto le elezioni politiche del 2008 pur avendo raggiunto il ragguardevole ri-sultato del 33%. Abbiamo subito invece una pesante sconfitta nelle elezioni Europee ed Amministrative del 2009 nelle quali abbiamo perso al nord, al centro e al sud con una im-pressionante uniformità. Tuttavia del 26% di consensi ottenuti dal PD alle Europee e il mantenimento di importanti città e Provincie, assieme al fermo di Berlusconi e del centro – destra al 35%, ci suggeriscono che la partita non è chiusa e che l'Italia è politicamente contendibile anche nel breve periodo.

2. Per recuperare e aumentare, nel Paese, influenza e consenso dobbiamo, senza reticenze comprendere le cause della nostra sconfitta.

3. Non abbiamo perso perché non siamo presenti sul territorio ci sono i circoli, le Federazioni, i comitati regionali . Quello che è mancato e che manca è una visione del futuro del nostro Paese in un mondo che cambia, un progetto chiaro e convincente per iscritti ed elettori. Senza la convinzione delle nostre giuste ragioni obiettivamente diventa ben difficile convincere gli altri.

4. La carenza di un progetto provoca altre logiche conseguenze: la prima conseguenza è che la linea politica diventa ondeggiante e strumentale perché prevalentemente dettata dalle circostanze; la seconda è che il partito si frammenta in correnti e gruppi di potere e non di idee, per cui viene meno la sua credibilità e quella dei suoi gruppi dirigenti. Così come viene meno lo spirito di solidarietà e il senso di una comune appartenenza ad un grande disegno di rinnovamento della politica e del Paese. Non a caso è da mesi che, in preparazione del Congresso, si discute su nomi anziché sui contenuti di una politica.

5. Queste premesse indicano la primaria esigenza del Congresso: affrontare la questione del "Progetto per l'Italia" e degli "Strumenti", a cominciare dallo "Strumento Partito" funzionale al Progetto ed alle differenziate situazioni regionali e territoriali.

6. Il Progetto per l'Italia dovrà essere ben connesso ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo: la globalizzazione, i cambiamenti degli assetti di potere, la più estesa consapevolezza dei guasti profondi di una economia di mercato basata sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, una situazione di stallo e di crisi dello strapotere della rendita finanziaria (l'economia di carta) rispetto alla produzione e al lavoro (l'economia reale).
Se il mercato ha dato prova, fino ad oggi, di avere una funzione insopprimibile ed essenziale, l'attuale crisi economica globale sta dimostrando che un'economia di mercato senza controlli e regole internazionali è gravemente lesiva per l'ambiente naturale, per i diritti dell'uomo, per uno sviluppo sociale ed economico equilibrato.
Non stanno avvenendo per caso i cambiamenti climatici, le deforestazioni e le desertificazioni, l'aumento della fame nel mondo e le migrazioni incontrollate, la allarmante riduzione delle biodiversità, il saccheggio dei salari dei lavoratori e dei redditi dei cosiddetti ceti intermedi, con un costante allargamento della forbice trai ricchi e tutti gli altri, in ogni parte del mondo. Controlli e regole internazionali sulla fi-nanza e sull'economia di mercato non sottintendono affatto un ritorno ad uno Stato dirigista e pianificatore. Evidenziano piuttosto un recupero di valore, ruolo e responsabilità della politica nel procedere "alla realizzazione di un nuovo ordine economico-produttivo, socialmente responsabile e a misura d'uomo" e rispettoso dell'ambiente naturale. Le emergenze scaturite dalla globalizzazione e da un'economia di mercato senza regole (l'emergenza finanzíaría, quella ambientale, quella energetica, quella della povertà e della fame) non possono essere affrontate da nessun Paese da solo.

7. Si tratta di grandi questioni che possono realisticamente essere affrontate nella dimensione di macro-aree (nord America-sud America, Cina-India, Europa) e negli accordi fra queste macro-aree. Anche da qui si avverte la assoluta e urgente necessità di un rilancio dell'idea europeista .

8. In questo scenario generale che richiede concreti e graduali interventi anche nel nostro Paese, devono essere collocati i nostri problemi peculiari, enunciate le linee politiche capaci di riconsegnare una speranza di futuro in particolare ai giovani. Linee politiche vicine ai bisogni e alle aspettative della gente, capaci di affrontare poche ma fondamentali questioni:

a.La centralità del lavoro. Per lavoro si intende non solo il lavoro dipendente ma anche quello intellettuale e quello dei ceti produttivi e imprenditoriali. (l'art. 1 della Costituzione dice che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro). In definitiva, il lavoro come espressione della creatività, dell'intelligenza e della personalità dell'individuo.
Se il lavoro ha questo valore, allora la disoccupazione e la precarietà costituiscono il primo elemento di esclusione sociale e di ineguaglianza.
Se il lavoro ha questo valore non può non essere affrontata la grande questione della redistribuzione dei redditi, utilizzando in particolare la leva fiscale.
Se è vero che la redistribuzione dei redditi, a sostegno del welfare e volta alla equa remunerazione della persona che lavora, è oggi urgente non solo come fattore di giustizia ma anche come fattore di coesione sociale e di sviluppo economico, è anche vero che non vi può essere una redistribuzione efficace senza crescita e sviluppo.

A questo proposito va posta molta attenzione a tre questioni:
1) alla finanza ed al credito bancario che devono essere rifinalizzati alla economia reale ed allo sviluppo produttivo;
2) al fatto che, nel nostro Paese, a fondamento della nostra economia produttiva, dell'innovazione, della competitività, della produzione di reddito e di occupazione, vi sono le piccole e medie imprese e i loro imprenditori;
3) al fatto che uno dei freni allo sviluppo produttivo lo si ritrova nell'arretratezza e nell'insufficienza delle reti e delle infrastrutture di trasporto di merci e persone oltreché nel costo dell'energia.

b.La laicità dello Stato. Che non significa laicismo, ma uno Stato rispettoso della libertà di coscienza e degli orientamenti di ciascuno e di tutti. Per dirla con Obama, uno Stato dei credenti (delle varie religioni) e dei non credenti. Per dirla con Berlinguer, uno Stato "non teista, non ateista, non antiteista".

c.I diritti dei cittadini. A cominciare dalle pari opportunità (riavviando il movimento della scala sociale che almeno nell'ultimo decennio si è fermata e sostenendo e pre-miando i meritevoli e i capaci), dalla giustizia, dall'informazione (attenzione al con-flitto di interessi!) e da parole e regole chiare sulla sicurezza l'immigrazione e l'integrazione.

d.L'economia della conoscenza (scuola, formazione, ricerca, cultura), come la base più solida per la crescita futura del nostro Paese e per uno sviluppo ecosostenibile.

e.Il Welfare e la famiglia (sanità, pensioni, sostegno alla maternità, anziani non auto-sufficienti e soggetti deboli).

f.Le riforme strutturali. La riforma delle legge elettorale, la riforma del Parlamento, con la riduzione dei Parlamentari e la separazione dei ruoli di Camera e Senato, la riduzione dei costi della politica, la riforma della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici. Riforme mirate non solo alla modernizzazione del Paese e al suo sviluppo economico ma anche a rendere più trasparente la politica e la vita pubblica e a ricreare fiducia nelle Istituzioni e senso civico fra i cittadini.

9. In questi giorni, così come si discute e ci si divide su nomi anziché su linee e progetti politici, allo stesso modo, dopo l'esito del referendum, che ha chiaramente rifiutato il bipartitismo, si discute e ci si divide sul tema delle alleanze, come se anche la ormai necessaria politica delle alleanze potesse prescindere dai contenuti politici di un Progetto per l'Italia.

10. Lo strumento fondamentale per affermare nel nostro Paese una cultura e una linea politica è il Partito. Un Partito non destrutturato in comitati elettorali e conventions all'americana (un partito senza capo nè coda, come irride persino Pannella) ma un Partito veramente democratico nelle strutture, nei metodi (chi decide, come si decide), nella selezione dei dirigenti ( devono contare impegno e risultati), nella partecipazione dei militanti e degli elettori alla elaborazione di progetti condivisi, nella messa in discussione delle incrostazione oligarchiche e autoreferenziali diffuse ai vari livelli, il cui obiettivo non è l'interesse generale o il bene comune, che dir si voglia, ma il mantenimento di proprie aree di potere.

La conseguenza è che la collusione fra politica e affari (la vera questione morale) non è un'esclusiva del centro destra ma lascia tutt'altro che immune il PD (la scalata alla BNL, i furbetti del quartierino, le vicende della Campania, della Calabria, della giunta abruzzese e le più recenti vicende di quella pugliese, ecc, ecc). Dunque un Partito dove siano possibili cordate e correnti su idee e progetti ma non per posizioni di potere; dove vi sia la consapevolezza che il PD non nasce dal nulla ma nasce, in particolare, dall'incontro politico ideale del riformismo socialista e liberaldemocratico con i valori del mondo cattolico ed è l'attuale punto di arrivo di un faticoso processo unitario e di rinnovamento di diverse storie, sensibilítà,tradizioni e culture sociali e riformiste.

Assieme a queste culture (che , non dimentichiamolo mai, hanno saputo dare al nostro Paese una delle Costituzioni più avanzate e moderne del mondo) si stanno affiancando e premono culture nuove e giovani energie che devono essere ascoltate e incluse nella consapevolezza che il necessario ricambio generazionale non può provenire da bizzarre correnti di trenta-quarantenni (nuovismo senza contenuti) ma deve essere espressione e conseguenza del nuovo progetto politico.

Insomma, un Partito Democratico, riformista, aperto al nuovo, inclusivo, pluralista, dotato di una identità progettuale chiara e, dunque, capace di parlare una sola lingua . Un Partito con una struttura democratica ed efficiente. Un Partito di proposta e, conseguentemente, anche di contrasto organizzato e sfida culturale e politica al berlusconismo e al centro destra, in ogni angolo del Paese ed in ogni nicchia della società, nelle Istituzioni e nei territori, fra la gente, i lavoratori, i ceti intellettuali e le categorie produttive.

Sestri Levante 16 luglio 2009
Lino Cama, Alessio Chiappe, Matteo Venturini, Sonia Zarino
Militanti PD del Tigullio

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