domenica 21 settembre 2008

Inaugurata a Gattorna la sede del Partito Democratico

Sabato 20 settembre è stata inaugurata a Gattorna la nuova sede del PD. Madrina della manifestazione la senatrice Roberta Pinotti, ministro ombra per la Difesa, che, ricordando i recenti atti di vandalismo contro la stessa sede, ha ricordato come accanto a questi odiosi atti vandalici vi siano anche, altrettanto insidiosi, i vandalismi politici da parte di chi, attualmente al governo, dimostra di non avere il senso delle istituzioni promuovendo azioni che minano alla base l'ordinamento democratico della nostra società. Presenti rappresentanti della politica e delle istituzioni, tra cui la Coordinatrice Territoriale Mavi Zonfrillo, i membri del direttivo del Circolo, il Coordinatore Gianni Dondero, i consiglieri regionali Ezio Chiesa e Fabio Broglia, gli Assessori Provinciali Anna Maria Dagnino e Paolo Perfigli, simpatizzanti e cittadini. Simpatica e calda l'accoglienza a base di dolci casalinghi. Particolarmente apprezzati i famosi mini frisceu con cipolletta, la cui ricetta è gelosamente tenuta segreta dallo chef nonostante le ripetute richieste da parte dei presenti.

J. Stiglitz: la caduta di Wall Strett come la caduta del Muro di Berlino

«La caduta di Wall Street sta al fondamentalismo del mercato come la caduta del Muro di Berlino è stata al comunismo».
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia.

Dopo la caduta del Comunismo, anche il Liberismo selvaggio mostra tutti i suoi limiti e sembrano lontani i itempi in cui il governo conservatore americano inneggiava al libero (?) mercato quale ricetta salvifica in grado di realizzare i sogni di prosperità e progresso dei cittadini: che ora a gran voce invocano l'intervento dello Stato perchè ponga un argine alla caduta verticale del mercato azionario che sta mandando in fumo i risparmi di milioni di americani, e non solo. Il prezzo da pagare per la società sarà altissimo, mentre i veri speculatori hanno già fiutato il vento e sono ormai al sicuro nei paradisi fiscali, dove hanno messo in salvo i loro "tesori", e dove si apprestano a passare in dorato esilio il resto dell'esistenza.

mercoledì 17 settembre 2008

La Scuola di Cortona: per un nuovo Rinascimento politico


Ebbene sì, anch’io c’ero! Dove, direte voi? A Cortona! Alla Scuola Estiva del Partito Democratico! Eh, quanto entusiasmo, non sarà troppo? Ebbene no, cari compagne, compagni, amiche ed amici, l’entusiasmo è di rigore, perché davvero è stata una esperienza molto positiva. Ho aspettato qualche giorno per far sedimentare un po’ i ricordi, le impressioni, i giudizi, e devo dire che permane in me una bella sensazione, dovuta alle tante cose intelligenti e propositive che ho avuto modo di ascoltare e di vedere.

Era bello vedere che tutti erano lì per capire, discutere, trovare risposte ma, ancor più, porre (e porsi) domande. Già dall’inizio, nella splendida cornice di Castiglion del Lago, il discorso di Edgar Morin ha avuto il merito di portarci subito nel cuore dei problemi concreti di cui la politica spesso si dimentica, presa dalle guerre di potere o intrappolata dentro stanchi ideologismi. Concretezza, semplicità, rigore nella difesa dei valori che contano, un nuovo umanesimo in grado di guardare qui ma anche altrove, lontano nel mondo, con curiosità e non con paura: da subito ho avuto la sensazione che sarebbero state giornate ben spese, e così è stato. La seconda sorpresa è stata quella di vedere che, accanto a tanti giovani, vi erano anche persone più adulte (come me, che ho ormai superato gli ‘anta), animate dallo stesso entusiasmo e dalla stessa curiosità di vedere e ascoltare da vicino personaggi del calibro di Spitz, Fitoussi, Rifkin, e tanti altri…

La cosa più difficile? Scegliere le lezioni di questo o quel relatore, dato che erano tutte interessanti e, infatti, tutti ne sono rimasti molto soddisfatti. Tra le cose che mi sono restate maggiormente impresse, la lezione di Bernard Spitz sul futuro dello stato sociale, destinato a crollare sotto il peso dello squilibrio demografico (sempre più anziani in pensione e sempre meno giovani attivi) in assenza di opportune politiche correttive, quella di Jean-Paul Fitoussi sul rapporto tra politica e regole nell’Europa di oggi, quella di Jeremy Rifkin sulla nuova rivoluzione industriale basata sulla produzione diffusa di energia per superare quella che lui definisce l’era dei combustibili fossili ormai al tramonto.

Ad un tratto si è materializzato Walter Veltroni, anche lui a curioso di ascoltare questo illustre personaggio, e Rifkin non ha perso l’occasione per chiedergli di impegnarsi su questa strada, invero rivoluzionaria e potenzialmente capace di risolvere gran parte dei problemi energetici del nostro mondo.

Giuliano Amato, l’ultimo “docente” in programma, ha sintetizzato molto bene la differenza tra la destra dell’io, e la sinistra del “noi”, che significa saper guardare un po’ più in là del proprio orticello, e tentare di risolvere i problemi non solo per sé, trovando scorciatoie personali, ma per la collettività. Partire dalla propria esperienza, ma allargarla sul piano degli altri, della società tutta: questa è la chiave di lettura di come il pensiero progressista affronta le questioni e rifiuta, come inaccettabili, soluzioni “ad personam” che tanto piacciono invece allo schieramento conservatore e berlusconiano in particolare.

Il discorso conclusivo di Walter Veltroni segna, io penso non per caso, una evidente novità nei toni e nei temi trattati, tanto che si è parlato di svolta grazie ad una presa di posizione netta ed inequivocabile contro la Destra ed il berlusconismo, ideologia capace di corrodere e corrompere ogni vero ideale di democrazia e di solidarietà sociale. Se le idee sono forti, se i valori sono saldi, non conta che i sondaggi vadano oggi da un’altra parte: chi li insegue perde non solo la propria anima e la propria identità, che sarebbe già devastante, ma non speri neppure di riconquistare un consenso che in questo momento è come ipnotizzato dalle sirene della destra.

Il Partito Democratico faccia dunque il suo cammino, produca le sue idee e proponga le sue soluzioni, non tradendo quelli che sono i suoi valori costitutivi: trovando forme nuove per comunicare, condividere, ricercare, e, in questo, l’esperienza della Scuola di Cortona è e sarà davvero preziosa.

giovedì 4 settembre 2008

E se fossero le società sportive a rifondere tutti i danni arrecati dagli ultras ai passeggeri e alle carrozze ferroviarie?


Prima scena: turisti che salgono su un treno con il biglietto non timbrato a causa del guasto (che si protrare da giorni) dell’obliteratrice, e dopo essere stati rassicurati in biglietteria che non verranno multati. Passa il controllore, che non sente ragioni, li chiude in treno (si, per non farli scappare) e poi chiede i documenti per fare le multe.

Seconda scena: ultras di calcio in trasferta che salgono in treno senza biglietto, a volte costringendo i passeggeri paganti a scendere per far loro posto; spaccano e vandalizzano carrozze che tutti noi poi saremo chiamati a pagare; solo una minima parte sono arrestati : si lasciano andare per evitare il peggio, per carità, come se queste scene di guerra fossero derubricabili a “meno peggio”: ma di che cosa? Fra l’altro, si saprà che già l’indomani i pochi arrestati vengono scarcerati.

Penso che questi due esempi costituiscano una sintesi straordinaria di tanti episodi analoghi con i quali ci confrontiamo ogni giorno: da un lato regolamenti farraginosi e assurdamente complessi, pensati non in funzione degli utenti ma piuttosto per tutelare al massimo coloro che li hanno promulgati, e mettere il più possibile al riparo le aziende fornitrici di servizi pubblici dalle giuste lamentele degli utenti esasperati dai disservizi; dall’altro la furia cieca e distruttrice di chi non riconosce né regole né tantomeno il rispetto della cosa pubblica, di chi sa di poter agire coperto da una quasi certa impunità e che quindi esercita la sua forza bruta per vessare a sua volta inermi passeggeri ancora una volta paganti e subenti.

In mezzo sta il cittadino, che sente di non essere tutelato da niente e da nessuno, misura ogni giorno la propria impotenza e sente crescere una rabbia pronta ad esplodere. Contro chi? Contro cosa? Spesso, contro chi è ancora più debole e indifeso nella catena gerarchica della società, andando ad allungare la catena di ingiustizie che si sommano ogni giorno ineluttabilmente.

Se nel primo caso giustizia vorrebbe che ai viaggiatori si presentassero le scuse per il mancato funzionamento dell’obliteratrice e poi per il comportamento del controllore, nel secondo caso tutti gli autori di vandalismi e aggressioni ai viaggiatori dovrebbero essere presi e puniti, in modo esemplare per di più, impedendo loro per il futuro qualsiasi accesso agli stadi. Per quel che riguarda le trasferte organizzate poi, visto che oggi la tecnica consente di seguire le partite anche mediante megaschermi e di vedere sotto ogni possibile angolatura azioni e moviole, andrebbero del tutto proibite, in quanto, lo si è visto troppe volte, sono state unicamente occasioni per perpetrare vandalismi, saccheggi, violenze, sia sui treni e nelle stazioni, sia negli autogrill e hanno provocato disordini anche molto gravi dove non di rado si sono verificati ferimenti e anche incidenti mortali.

Nel caso degli ultimi giorni, 250 passeggeri muniti di biglietto, magari prenotato da giorni, hanno dovuto cedere il posto ad ultras violenti ed arroganti, le devastazioni alle carrozze (11 rese inservibili) si quantificano in 500.000 euro di danni, per non parlare di 4 ferrovieri feriti: possibile che nessuno senta la responsabilità morale per quel che è successo (e non è neppure la prima volta)?

Chi risarcirà i 250 passeggeri del danno morale e materiale subito? Chi pagherà i danni? Il calcio muove milioni di euro, ma ad arricchirsi sono i soliti noti (calciatori, procuratori, sponsor, televisioni, qualche addetto ai lavori, le società più grandi) mentre a pagare è la società tutta che si deve accollare anche i cosiddetti “effetti collaterali”. E’ il prezzo che la nostra società del “panem et circenses” paga per dirottare gli istinti belluini più viscerali nell’alveo del tifo sportivo? E’ tutta qui la strategia sociale del nostro Paese, ripiegato sulle proprie paure, incapace di reagire con fermezza alla marea montante del teppismo e del bullismo, che minacciano di travolgere ogni idea stessa di civile convivenza?

Chi commette questi atti di teppismo mette a rischio l’idea stessa della nostra democrazia, che è prima di tutto rispetto degli altri, dei loro diritti e della loro dignità. Chi distrugge e calpesta ciò che appartiene a tutti non commette solo danni materiali, è bene che ciò venga detto con forza, perché calpesta la visione di bene comune che dovrebbe costituire il cemento tra i cittadini ed improntarne i comportamenti.

Eppure non ci vuol molto a immaginare come potrebbe essere un paese normale: un paese dove i passeggeri paganti vengono trattati con gentilezza e rispetto, e dove invece gli arroganti ed i teppisti vengono sanzionati e allontanati. Quello in cui ci troviamo a vivere è invece un paese sempre più annichilito e incapace di reagire alla marea montante di inciviltà e di ingiustizie che ne minacciano la stessa esistenza e coesione sociale: un paese dove la strategia della tensione non viene più messa in atto mediante stragi fatte con le bombe, ma utilizzando armi più sottili che sono appunto il logoramento delle certezze che ognuno di noi dovrebbe avere in termini di diritti e di protezione sociale.

Per concludere: considerati i gravi danni arrecati alle carrozze e ai rotabili in genere, si obblighino gli ultras e le stesse società di calcio a rifondere interamente i danni che i loro ultras hanno arrecato, così come vengano chiamate a sostenere le spese per la polizia adibita a contenerne le intemperanze. Risarciscano altresì i 250 passeggeri derubati del loro diritto a viaggiare e terrorizzati dal comportamento violento degli ultras e, infine, vengano proibite tutte le trasferte di ultras organizzati, non solo di quelli di Napoli, poiché da troppo tempo ormai assistiamo ad un preoccupante aumento della violenza che trova pretesto in queste occasioni e che nulla hanno a che fare con un sano tifo per la propria squadra.

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