giovedì 19 febbraio 2009

Il Pil crolla. E i governi lo riformano

da Il Corriere della Sera 18 febbraio 2009

L' eroe di Rowe
Lo scrittore ha illustrato al Congresso l' uomo ideale del Pil: malato terminale che sta divorziando. Serve ai calcoli più di un marito felice e sano

Ocse, Francia, Canada, Spagna in prima fila per cambiare «Non funziona più come bussola della salute di un sistema»

A scelta, è il momento migliore per riformare le liturgie dell' economia oppure il più sbagliato. Negli ultimi giorni, politici, élite degli esperti e normali cittadini hanno assistito all' autodemolizione di un feticcio contemporaneo: il Pil.

La sua cifra fino a ieri era considerata il riassunto della salute di un intero Paese. Ma agli ultimi dati, il Prodotto interno lordo sta crollando come se quelle che vengono definite «potenze economiche» fossero diventate di colpo altrettante Repubbliche popolari cinesi al contrario. In ritmo annuale, il Pil tedesco va giù di oltre l' 8%, quello dell' Italia del 7%, l' Europa crolla quasi del 6%, gli Stati Uniti del 4% circa e persino la Cina non è più quel che era: secondo il consigliere economico della Casa Bianca Larry Summers, il Pil sta scendendo anche lì.

Con una piroetta, la si definisce in questi casi «crescita negativa». C' è dunque anche qualcosa della favola della volpe e l' uva nella corsa dei governi, da Parigi a Ottawa, da Dublino a Canberra, a dichiarare proprio ora la morte del Pil, cioè l' inadeguatezza del termometro dell' economia. Visto che la febbre non cala, l' istinto della rimozione aiuta. Eppure il Pil come bussola della salute di un sistema per vari aspetti si è dimostrato imperfetto. Esso stima la «crescita» tramite le vendite nette di beni e servizi, istruzione e fatturato della sanità incluso, ma qualcosa non torna. E non solo perché quel dato non coglie l' aumento delle differenze fra i più ricchi e i più poveri.

C' è un paradosso che va anche oltre: in una recente audizione al Congresso Usa, lo scrittore Jonathan Rowe ha così definito il suo «eroe del Pil»: è un malato terminale di cancro impegnato in una costosa causa di divorzio. Un uomo così, con il fatturato che porta a ospedali e studi legali, contribuisce all' economia più di un marito felice e in perfetta salute. L' elenco dell' assurdo in realtà sarebbe anche più lungo. In base ai criteri attuali, fa meglio alla crescita consumare carburante fermi in un ingorgo, magari ammalando di asma da smog i bambini del quartiere, che prendere la metropolitana. Contribuisce maggiormente affidare i propri genitori a un istituto per anziani, che occuparsi personalmente di loro. E avvicina più la ripresa costruire un grande carcere che una piccola scuola dove non ce n' è neanche una. Riempire di cibo-spazzatura la bocca del proprio figlio, anziché parlare con lui, rilancia poi molto meglio l' economia nel prossimo trimestre.

L' America, il Paese dal Pil più vasto e dinamico del dopoguerra, presenta dati fra i peggiori nell' Ocse (ultima dopo Messico e Turchia) quanto a patologie infantili da obesità, oltre a costi sanitari doppi rispetto all' Europa: anche questo è Pil. Proprio il Congresso di Washington, nell' attesa che Barack Obama si impegni su questo fronte, riflette su come vada misurata davvero un' economia e da quali statistiche una società debba trarre autostima o segnali d' allarme.

Lo stesso fanno i governi in Francia, Irlanda, Australia, Spagna, Canada e da ancora più tempo l' Ocse, il club delle prime trenta democrazie capitaliste. In Italia il ministro Giulio Tremonti sostiene che il Pil non fotografa adeguatamente certi punti di forza dell' economia nazionale, dal ruolo del volontariato al risparmio delle famiglie. Senza un quindicennio alle spalle di crescita bassa e diseguaglianze sociali in aumento l' argomento sarebbe ancora più robusto, eppure l' Italia non è sola. Persino il nuovo sovrano del Bhutan, re Khesar, ha lanciato un sondaggio per mettere a punto una nuova misura: la «felicità interna lorda». Un centro di ricerca del regno himalayano sta così raccogliendo questionari su una gran quantità di variabili: incidenza del benessere psicologico, gelosia, frustrazione, disponibilità di tempo libero, salute, educazione, i modelli culturali e la loro tenuta nelle generazioni, qualità della vita comunitaria e in famiglia, tutela e conoscenza dell' ambiente. C' è molta autarchia buddista in tutto questo, ma re Khesar ha trovato un alleato in Nicolas Sarkozy.
Prima ancora della recessione, il presidente francese ha iniziato a prendere sul serio il crescente malumore nell' opinione pubblica verso i dati ufficiali di crescita e inflazione. Nel suo stile, Sarkozy ha creato una nuova «Commissione sulla misurazione delle performance economiche e del progresso sociale» che farà rapporto in aprile. Ci lavorano vari premi Nobel dell' Economia, da Joseph Stiglitz (che la presiede) a Amartya Sen, a Daniel Kahneman. L' italiano Enrico Giovannini, capo-statistico dell' Ocse e da anni animatore degli studi su questi temi, guida il gruppo sulla valutazione dei dati attuali di crescita. Un secondo gruppo lavora sul «Pil verde» e la sostenibilità ambientale, un terzo guidato da Alan Krueger di Princeton su come si misuri la qualità della vita. La commissione, coordinata da Jean-Paul Fitoussi a fianco di Stiglitz, mostrerà che i paradossi non mancano e cercherà di trarne indicazioni. La crescita cinese fa meno impressione se si tiene conto della devastazione dell' ambiente e delle falde, con il 60% delle città ormai spesso senz' acqua. L' estrazione del petrolio consuma risorse della terra, eppure viene stimata come aumento netto del Pil. E la sanità americana contribuisce all' economia meno di quella francese o italiana, non il doppio come oggi, se la si valuta sui risultati (quanti cittadini sono in salute) e non sul fatturato (quanto costa). Giovannini però non critica il Pil, che resta un indicatore valido del dinamismo di un sistema. Non invita a rimuoverne i responsi se sconvenienti.
Si limita ad avvertire che prenderlo per metro del benessere può confondere le idee: «L' eccesso di attenzione a questo dato ci ha fatto perdere di vista alcune fragilità - dice - dando troppa attenzione ai risultati immediati». Così, per esempio, i grandi numeri della crescita americana degli anni scorsi hanno distratto molti dal debito in aumento e dal reddito in calo dei ceti medi. Ma è una tradizione antica: nell' America di fine anni 40, una volta scese le spese militari, comprare beni di consumo era considerato «eroico» e, come atto di patriottismo, anche George W. Bush invitò tutti a fare shopping dopo l' 11 settembre malgrado i debiti. Lo stesso dibattito sul piano Obama di oggi si occupa più di quanto «stimolo» dare al Pil, che esattamente per fare cosa e con quali conseguenze.

Jonathan Rowe sostiene invece che «il futuro conta» e ogni attività che crea reddito subito «dovrebbe essere pesata contro gli oneri che impone ai nostri figli e nipoti». Rowe propone anche di stimare meglio (e meno) l' impatto di alcune voci di fatturato: quelle in beni che danneggiano l' ambiente, quelle incomprimibili come le cartuccie nuove da stampanti «fatte apposta perché sia impossibile riempirle di nuovo dopo il primo uso». Soprattutto, sia Rowe che la commissione Stiglitz puntano ormai a misurare più i risultati che la spesa: un' auto è efficace se produce trasporto e non si limita a consumare benzina in un ingorgo. Forse le mentalità stanno cambiando perché equiparare il Pil al progresso, derivava dalla certezza che chi spendeva sapesse perché lo faceva: è la teoria della razionalità dei mercati, che tendono sempre all' equilibrio. Ma da quando Lehman è crollata e tutti «cresciamo negativi», come fossimo una Cina capovolta, anche il re del Bhutan va abbastanza di moda. Federico Fubini

lunedì 16 febbraio 2009

Le 10 proposte dei deputati PD per far uscire l’Italia dalla crisi

+ risorse
+ coraggio

per uscire dalla crisi

LAVORO - FAMIGLIE - IMPRESE

Le 10 proposte dei deputati PD per far uscire l’Italia dalla crisi


1 Un paracadute contro la disoccupazione
Aumentare subito le risorse e allargare la platea dei lavoratori che accede agli ammortizzatori sociali: estendere la
cassa integrazione, i trattamenti di mobilità e disoccupazione ai collaboratori a progetto, titolari di partita IVA a basso reddito, apprendisti e dipendenti del settore artigiano.

2 Aiuti alle famiglie
Aumentare del 20% gli assegni familiari per i nuclei a basso e medio reddito: il bonus e la social card previste dal Governo sono del tutto insufficienti per sostenere i redditi delle famiglie in difficoltà.

3 Aiuti alle piccole e medie imprese
Incrementare il Fondo destinato a garantire il credito concesso dalle banche alle piccole e medie imprese.

4 Tempi certi per i pagamenti della Pubblica Amministrazione
Permettere alle imprese creditrici nei confronti della Pubblica Amministrazione di ottenere la certificazione del credito in modo da poter riscuotere, in tempi più rapidi, i pagamenti, anche attraverso la Cassa depositi e prestiti.

5 Tutela dei lavoratori
Cancellare la misura, elaborata dal Governo per sbloccare il caso Alitalia, che rende strutturale l’assenza di tutele per i lavoratori in tutti i casi di cessione del ramo dell’azienda.

6 Investimenti degli Enti locali
Sbloccare gli investimenti degli Enti locali attraverso una deroga al Patto di stabilità interno che ne vincola i bilanci.

7 Massimo scoperto bancario
Rendere nulla qualsiasi clausola che contenga una commissione per il massimo scoperto, indipendentemente dall’effettivo utilizzo.

8 Bolletta elettrica
Garantire che il prezzo dell’energia rimanga unico e nazionale anche nel caso in cui il Governo suddivida la rete in tre macro-zone (Nord, Centro, Sud).

9 Credito d’imposta per la Ricerca
Ripristinare l’automatismo del credito d’imposta per le imprese che investono in Ricerca e innovazione anziché subordinarlo ad un procedimento burocratico che non ne garantisce la concessione.

10 Incentivi agli investimenti nel Mezzogiorno
Ripristinare l’automatismo del credito d’imposta per le imprese che investono nelle aree sottoutilizzate del Paese.

domenica 1 febbraio 2009

Appello per il diritto all'assistenza sanitaria

Un invito a firmare (utilizzando il link sotto indicato) un importante appello di Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni per chiedere ai Senatori di respingere l'emendamento che elimina il principio di nonsegnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.

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