lunedì 24 novembre 2008

Torna il voto di scambio: roba da Chiodi!

Gianni Chiodi, candidato del Pdl in Abruzzo, per la sua campagna elettorale ha avuto una trovata "antica": offrire lavoro in cambio di voti. Alla luce del sole, con un comunicato ma soprattutto con uno spot via internet. Non c'è andato per il sottile, Chiodi: ha dato alla sua iniziativa l'accattivante titolo "Tutti i giovani del presidente" e poi ha scritto un comunicato e ha prodotto un video in cui - come hanno denunciato i parlamentari del Pd eletti nella regione - «si parla di censimento della formazione e della imprenditorialità. I giovani dovrebbero recarsi alle "bancarelle di Gianni" e lasciare nome e cognome, titolo di studio, attività svolta, aspirazioni lavorative, curriculum, indirizzo e mail». «Lo spot - riferiscono ancora i parlamentari Vittoria D`Incecco, Tommaso Ginoble, Giovanni Legnini, Giovanni Lolli, Luigi Lusi, Franco Marini, Lanfranco Tenaglia e Livia Turco - dice "iscriviti al tuo futuro con questo atto non esprimi una preferenza politica ma stai prenotando un incontro di selezione, di formazione e di avviamento al lavoro imprenditoriale. Entro il 31 Gennaio 2009 verrai convocato per la selezione e per il programma di formazion". Non riusciamo a credere quanto in basso si è potuto cadere con questo atto». Quello proposti da Chiodi sarebbe un "voto di scambio", né più né meno: è questa la denuncia che sale da più parti. «Illudere in questo modo i giovani in una regione a forte disoccupazione, proponendo un voto di scambio, è un fatto ignobile - attacca Cesare Damiano, viceministro del Lavoro nel governo ombra -. Mi auguro che intervenga la magistratura». Gianni Chiodi «è un cattivo maestro - aggiunge Damiano - che dovrebbe ritirarsi dalla politica». «Con quale faccia Chiodi si candida a governare l`Abruzzo usando spot che promettono posti di lavoro?», si chiede il senatore del Pd Giorgio Tonini, e Pina Picierno, ministro ombra delle Politiche giovanili, incalza: «È un atto gravissimo che smaschera i metodi clientelari, ancora evidentemente ben radicati, della vecchia politica». E Claudio Fava, segretario nazionale di Sinistra Democratica, chiosa: «Chiodi ha forse voluto maldestramente superare il suo leader Berlusconi, che solo pochi mesi fa consigliava alle precarie di sposare un milionario». Quando poi ad attaccarlo è stato pure il segretario de La Destra, Francesco Storace («Non sa che il voto di scambio è punito dalla legge?»), Chiodi ha pensato bene di far sparire lo spot dal suo sito internet.

mercoledì 12 novembre 2008

Il PD ligure presenta una interrogazione presso la Commissione Trasporti in favore dei pendolari denunciati da Trenitalia

Sono molte le testimonianze di solidarietà giunte ai pendolari liguri denunciati da Trenitalia per diffamazione a mezzo stampa. Il caso è giunto in parlamento e anche il PD, attraverso l’on. Mario Tullo ha deciso di presentare una interrogazione urgente che chiede al Ministro dei Trasporti di attivarsi presso Trenitalia affinchè la querela venga ritirata.

Appare infatti sproporzionata la reazione di Trenitalia rispetto a qualche comunicato stampa dai toni forse accesi, ma che si giustificano pensando alla reale drammaticità della condizione dei pendolari, che hanno certo più di un motivo per ritenersi non solo insoddisfatti, ma, piuttosto, decisamente arrabbiati per come il servizio di trasporto pubblico è effettuato da Trenitalia.

Ricordiamo solo brevemente che tutta questa vicenda è nata a seguito della sostituzione delle carrozze usate per gli IC in servizio tra Genova e Milano con vetture “revampizzate” usando vecchi convogli opportunamente riconvertiti in modo da far entrare più persone, riducendo gli spazi e il comfort. Se si pensa che parliamo di pendolari che passano in media più di 3 ore in treno ogni giorno, si può immaginare quanto già solo questa riduzione di spazi vitali abbia potuto influire negativamente. Se aggiungiamo anche sedili scomodi, finestrini sigillati e aria condizionata rotta d’estate, porte tagliola, e altre amenità di questo tipo, come non giustificare l’esasperazione sfociata poi nei comunicati al vetriolo lanciati dal Comitato?

L’auspicio è che questa vicenda possa trovare al più presto una soluzione positiva e favorevole ai pendolari querelati (i due liguri e il collega di Piacenza, colpevole di aver risposto con una e-mail di solidarietà), e che Trenitalia receda dal proposito, di certo sproporzionato e che non tiene conto delle condizioni psicologiche degli utenti costretti a combattere quotidianamente con ogni sorta di disservizi.

domenica 2 novembre 2008

Per chi avesse dubbi sulla strategia della tensione

COSSIGA CONFESSA SULLA STRATEGIA DELLA TENSIONE!



"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".
Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita.

Cossiga ha confessato. Ne va preso atto. In fin dei conti ne va apprezzata la sincerità, neppure Totò Riina aveva osato tanto. Ha solo detto quello che la maggior parte degli italiani sapeva: l'Italia non è una vera democrazia. Forse non lo è mai stata. Quante fandonie ci hanno raccontato da Piazza Fontana in avanti? Sul G8 di Genova? Chi ha attivato il timer delle stragi di Stato?
Cossiga ci ha fornito una lezione magistrale della strategia della tensione. Però, ora, dopo quelle frasi , va dimesso dal Senato e ritirata la sua nomina a presidente emerito della Repubblica Italiana. Voglio vedere se un deputato o un senatore avanzerà la proposta in Parlamento.
Se rimane al suo posto è una vergogna per il Paese e un insulto ai professori e agli studenti. Non va picchiato, è anche lui un docente anziano. Va solo accompagnato in una villa privata. Propongo, per non farlo sentire troppo solo villa Wanda di Arezzo. Insieme a Licio Gelli potrà rinverdire i vecchi tempi, parlare di Gladio, di Moro, dei servizi segreti...

Un consiglio ai ragazzi: portate alle manifestazioni una telecamera, riprendete sempre chi compie atti di violenza. Vedremo chi sono, da dove vengono, se sono dei "facinorosi", come dice lo psiconano, o "agenti provocatori pronti a tutto", come suggerisce Cossiga.

By Jacopo Fo at 24 Ott 2008 - 23:30

sabato 1 novembre 2008

Padova, l'ispiratore di Google"Guadagno meno, resto per tigna"

Massimo Marchiori ha inventato l'algoritmo alla base del motore di ricerca più famoso nel web: storie a confronto di geni (sottopagati) e baroni (capaci di essere contemporaneamente a un convegno a Shangai e in sala operatoria a Padova, con relativo doppio compenso).

dal nostro inviato CURZIO MALTESE (dal sito La Repubblica)

Sciopero generale contro la riforma Gelmini a Padova
PADOVA - Lo "spriz" o "spritz" è il tipico aperitivo di Padova. I ragazzi si ritrovano, soprattutto il mercoledì e giovedì sera, si gonfiano del beverone alcoolico e fanno un po' o tanta bisboccia per le strade del centro. Tutto qui. Non molto nella città universitaria che è stata per trent'anni il più feroce laboratorio di violenza politica d'Italia, il regno dei timer e della P38, la culla delle stragi nere e dell'autonomia operaia di Toni Negri, il primo teatro di morte delle Brigate Rosse, l'arsenale di Mambro e Fioravanti, l'incubo delle "notti dei fuochi" illuminate da dieci, dodici attentati. Dagli anni Sessanta fino ai Novanta della Pantera e oltre, fino agli scontri fra neri e "no global" di Casalini. "E' la prima volta da trent'anni che a Padova la protesta universitaria non fa scorrere sangue per le strade. E' la prova che questo movimento è del tutto nuovo, nulla a che vedere con il '68, il '77 e successivi". A parlare così non è un leader dell'Onda, ma il magnifico rettore Vincenzo Milanesi. Un po' del merito del miracolo di questi giorni è più suo che del solito Sant'Antonio. E' l'unico rettore italiano ad aver sposato senza riserve la protesta degli studenti, ma ha ottenuto in cambio che non vi fosse alcun blocco della didattica. La protesta si è diretta verso le forme più creative, quasi giocose. "In tanti anni ne ho viste troppe per non sapere che qui una scintilla diventa subito un incendio". In realtà il conflitto, come direbbe Toni Negri, rimane vivo sotto la cenere. Ma si è spostato dal laboratorio politico ai laboratori veri e propri, quelli delle facoltà scientifiche. Ed è un conflitto fortissimo. Da una parte ricercatori e studenti, dall'altra i baroni dell'università. Che a Padova, ma non solo, significa anzitutto i baroni della medicina. E' intorno a Medicina che avvengono le guerre vere di potere, il novanta per cento degli scandali e delle parentopoli. Proviamo a raccontare questa guerra silenziosa a partire da una storia parallela, da due casi, l'esimio professor Antonio Ambrosini e il ricercatore semplice Massimo Marchiori.
L'esimio prof. Ambrosini è una potenza di Medicina, con tre o quattro incarichi all'Università, presidente della società italiana di ginecologia e ostestricia (Sigo) e primario della clinica ginecologica di Padova, un vero barone con agganci bipartisan in politica. Impossibile incontrarlo. "E' molto impegnato". Forse non è neanche la giornata giusta. Ambrosini era finito una prima volta sotto inchiesta settimane fa, dopo la denuncia di alcuni professori per aver subito forti pressioni sulla scelta dei commissari chiamati ad assumere i ricercatori. L'archiviazione è stata rapidissima. Più difficile archiviare lo scandalo dell'altro giorno. Secondo la documentatissima ricostruzione de La Stampa il professor Ambrosini avrebbe operato una paziente a Padova nello stesso giorno in cui presiedeva un convegno a Shangai. Dove peraltro aveva invitato suo figlio Guido, già assunto nella stessa clinica del padre a spese dell'Asl. La prova non è difficile. Basta affiancare la foto del brindisi di Ambrosini a Shangai, disponibile su Internet, con il documento della clinica che certifica la sua presenza come primo operatore in un parto cesareo lo stesso giorno. Il mondo medico padovano è in subbuglio, ma molti hanno testimoniato solidarietà al barone di fronte all'"aggressione mediatica e giudiziaria": la procura infatti ha aperto un'inchiesta. L'ubiquità miracolosa ha fruttato al professor Ambrosini il sessanta per cento della spesa dell'intervento, un parto cesareo. Ovvero 4200 euro in 54 minuti. Quanto un ricercatore universitario guadagna in due mesi e mezzo. E passiamo al Ricercatore. Incontrarlo è facilissimo. Basta andare al dipartimento di Matematica e aspettare la fine dell'affollata lezione. Il giovane che mi accoglie in uno spoglio ufficetto sembra uno studente fuori corso, con jeans sdruciti e maglioncino blu. In realtà ha 38 anni, si chiama Massimo Marchiori ed è una delle maggiori personalità mondiali dell'informatica. Senza di lui non ci sarebbe Google. Per ammissione degli stessi inventori americani, Page e Brin, che hanno applicato una scoperta di Marchiori, l'algoritmo Hyper Search. Un genio. Il colosso di Mountain View lo corteggia da anni. Lui ha preferito rimanere a Padova, dove da ricercatore ha uno stipendio (a rischio) di 2000 euro al mese. L'ultima offerta americana che ha rifiutato era di 600 mila dollari netti all'anno, più i benefit. "Non posso più presentarmi al bar degli amici sotto casa, a Mestre. Mi dicono: te g'ha inventà gugol e guadagni meno di noi? Ma la ricerca è così da sempre, uno scopre, altri applicano. Sono una persona felice, godo di una libertà assoluta. Non c'è prezzo per questo. Ero felice quando lavoravo a Hyper Search, qui dentro, con una sola macchina condivisa con quaranta ricercatori. Senza fondi, perché i baroni consideravano la rete un giochino poco serio. Sono felice ora, mentre lavoro al nuovo progetto". Il web semantico. Per farla molto breve, un sistema di ricerca che può cambiare l'accesso alla cultura di alcuni miliardi di uomini. "Mi piacerebbe finirla qui e non a Boston, dove ho un altro incarico. Ma con questi tagli, non so come finirà. E' già difficilissimo ora trovare collaboratori. Un qualsiasi laureato in informatica trova un'azienda che lo paga il doppio dell'università e mica tutti sono pazzi come me". "La mia storia? Eccola. Mi sono laureato a Padova, specializzato in Olanda. Sono tornato a casa, a Venezia, ma non riuscivo a vincere un concorso. Mi sono visto passare davanti figli di ex rettori, nipoti di baroni, raccomandati d'ogni tipo. Ho mandato i miei lavori al Mit di Boston e mi ha chiamato subito di persona Tim Barners Lee (il creatore di World Wide Web, ndr). Un giorno sono andato a San Diego a esporre i risultati delle mie ricerche. Alla fine mi ha chiamato Larry Page e abbiamo discusso a lungo sulle possibili applicazioni. L'anno dopo lui e Brin hanno creato Google. Sono sempre stati onestissimi con me, hanno sottolineato un'infinità di volte il debito di Google con Hyper Search". "Che cosa penso della cosiddetta riforma Gelmini? Sono sbalordito. A furia di lavorare con gli americani, sono diventato ingenuo come loro. Mi aspetto ogni volta, da qualsiasi governo italiano, che annunci nuovi fondi per la ricerca. Invece arrivano puntuali i tagli. Non m'intendo di politica ma non posso credere che non capiscano quanto stanno facendo. Tagli di questo tipo, indiscriminati, dovrebbero realizzare miracolosamente, secondo loro, una gestione virtuosa dei fondi universitari. Al contrario, rafforzano i baronati. Perché è evidente che, senza criteri di merito, a franare sono sempre i più deboli politicamente, cioè quelli che fanno ricerca, mentre i forti, i baroni, se la cavano sempre. Nell'uso di Internet il ritardo dell'università italiana è tragico. Ma presto non sarà un problema, perché di questo passo il futuro è una specie di Cepu, un'istruzione di serie B o C. Perché sono tornato in Italia? Me lo chiedo anch'io. Resto per tigna, e per gli studenti. Non vorrei rassegnarmi, ma non so fino a quando". Marchiori è un mito per gli studenti di mezzo mondo. Per i suoi è un formidabile biglietto da visita: "Studio con Marchiori". (1 novembre 2008)

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