domenica 9 dicembre 2007

Ancora vittime sul lavoro: la tragedia di Torino ci dice che non si può morire per paura di perdere il posto

Più penso a quelle povere vittime straziate dalle fiamme, alla fine di un turno di lavoro massacrante, più mi convinco che di lavoro non si può, non si deve morire. Non così, perchè quella che è accaduta a Torino non si può qualificare come fatalità. Non lo si può perchè fatalità significa che era cosa non prevedibile, mentre gli estintori mezzi vuoti, il telefono che non ha funzionato, la squadra di soccorso che non è giunta in tempo, sono tutti anelli che compongono piuttosto una necessità. Perchè quegli operai non si sono rifiutati di lavorare in condizioni così pericolose? Si può giungere a tanto per paura di perdere il lavoro, e non poter più mantenere le proprie famiglie? Si, si può: perchè chi perde il lavoro perde tutto: perde la speranza, perde la dignità, e senza adeguati ammortizzatori sociali lo spettro della disoccupazione crea questi mostri che sono destinati a sorgere ancora e divorare con spietata ferocia le loro vittime. Forse quegli operai li abbiamo uccisi tutti, perchè la nostra società, le nostre leggi, non sono state in grado di impedire quel ricatto, e quegli uomini si sono trovati soli davanti ad una scelta scellerata, che ha spalancato il nulla davanti a loro e alle loro famiglie.

giovedì 6 dicembre 2007

Contributi volontari(?) all’INPDAP, ma con silenzio-assenso

Contributi volontari(?) all’INPDAP, ma con silenzio-assenso

Intervento in Consiglio Provinciale del 28 novembre 2007

L’INPDAP (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica) e l’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) hanno recentemente inviato a tutti i pensionati dell’Ente un opuscolo che li informa dell’iscrizione ad un fondo di gestione degli Istituti stessi, a partire dal 1 novembre 2007;

Tale iscrizione comporta una adesione automatica in caso di silenzio assenso da parte del soggetto pensionato;

L’adesione al fondo è volontario e comporta il versamento di un contributo pari allo 0,15% dell’importo lordo di pensione; a fronte di tale versamento sarà possibile per il pensionato richiedere all’ente piccoli prestiti, e anche mutui ipotecari edilizi.

Molti anziani hanno avuto difficoltà ad interpretare correttamente il messaggio contenuto nell’opuscolo e hanno percepito negativamente questo prelievo forzoso. Se è vero infatti che l’entità del prelievo è molto modesta, e sono diverse le opportunità di avvalersi dei servizi proposti dall’istituto, è altrettanto vero che non si è tenuto conto dell’impatto negativo su molti anziani che si sono trovati di fronte al fatto compiuto, percependo non tanto i vantaggi eventuali, ma la certezza di vedersi decurtata seppure di poco la pensione.

Non si intende mettere in discussione la validità della proposta contributiva fatta dagli istituti di previdenza, ma unicamente il metodo adottato, che tramite il meccanismo del silenzio-assenso mira a garantire un alto numero di adesioni per così dire inerziali. Pensiamo che tale modalità contrasti lo spirito di adesione ad un fondo oneroso, che dev’essere invece pienamente consapevole e avvenire dopo che sono state acquisite tutte le informazioni atte a illustrare pienamente l’operazione in tutti i suoi aspetti. Questo principio vale, beninteso, per qualsivoglia strumento finanziario, assicurativo, previdenziale in genere.


Chiediamo pertanto al Presidente e all’Assessore competente se la Provincia non intenda attivarsi presso l’INPDAP, l’INPS, presso il Parlamento e tutti gli Enti che hanno titolo perché venga modificato il dispositivo da silenzio-assenso a consenso esplicito all’iscrizione al fondo, in modo da consentire una presa d’atto consapevole da parte degli aderenti. Auspichiamo inoltre che a coloro che intendano recedere da tale trattenuta (come è previsto peraltro già adesso) vengano restituiti gli addebiti già eseguiti grazie al meccanismo del silenzio-assenso.

A Brignole manca la biglietteria ATP

Intervento in Consiglio Provinciale del 21 novembre 2007

Problema della mancanza della biglietteria ATP a Brignole

Dal 26 giugno scorso il capolinea delle autolinee di trasporto locale della compagnia di trasporti pubblici ATP è stato trasferito da p.zza della Vittoria a Genova Brignole;

Questo spostamento, che avvicina il capolinea ATP alla sede ferroviaria è da considerarsi positivamente, in quanto migliora l’integrazione dei due mezzi. E’ infatti più agevole per un viaggiatore magari munito di bagaglio interscambiarsi dal treno all’autobus, e viceversa.

Allo spostamento dei mezzi non ha però fatto seguito un analogo spostamento della biglietteria ATP, che da p.zza della Vittoria è stata trasferita in via Macaggi 25/1, con orario lunedì-venerdì 7.30-13.00 e 15.00-18.30, sabato 8.00-13.00, domenica chiuso;
Per inciso, abbiamo ricevuto delle segnalazioni di utenti secondo le quali il sabato in realtà lo sportello sarebbe chiuso, quindi l’orario effettivo sarebbe ancora ridotto.

Nella stazione Brignole non vi è alcuna struttura specificamente dedicata alla vendita dei biglietti e degli abbonamenti ATP, a parte l’edicola all’interno della stazione che però non fornisce informazione su orari e itinerari.

Non è possibile acquistare in questa stazione gli abbonamenti integrati provinciali ferro-bus in quanto le biglietterie di Trenitalia non offrono tale possibilità, come invece avrebbe fatto supporre l’accordo con AMT e ATP e ferrovia di Casella entrato in vigore a luglio di quest’anno;

Sia le biglietterie Trenitalia, sia quelle AMT riconoscono gli abbonamenti integrati, ma non li emettono. Diversi utenti fanno inoltre presente che sarebbe molto utile poter acquistare l’abbonamento integrato anche in stazione (non solo a Brignole, ma anche a Principe), dato che chi viene da fuori Genova spesso trova chiuse, al mattino presto o al ritorno la sera, le biglietterie nelle località di partenza.

La biglietteria di via Macaggi, non effettua orario continuato e non è abilitata ai pagamenti con Bancomat, per cui occorre presentarsi allo sportello muniti di contanti, cosa non sempre agevole per gli utenti, che anche di questo si lamentano.

Circa le informazioni a disposizione degli utenti in merito alle linee, alle frequenze, alle fermate, si limitano a tabelloni molto sintetici posizionati nelle vicinanze delle fermate degli autobus; non è possibile avere orari cartacei o richiedere ulteriori informazioni, tanto meno avere un orario integrato con i treni e le linee urbane.

E’ indubbio che la mancanza di una biglietteria nelle immediate vicinanze del capolinea degli autobus ATP limita molto la possibilità di ottenere informazioni circa le linee, gli orari, l’acquisto di biglietti e di abbonamenti, in particolare di quelli integrati provinciali ferro-bus;

Riteniamo che gli utenti che transitano nella stazione sarebbero notevolmente favoriti nell’acquisto dei biglietti e degli abbonamenti se vi fosse all’interno della stazione Brignole un servizio di biglietteria per le linee ATP, in grado di offrire anche servizi di informazione, che potrebbero configurarsi anche come supporto al turismo dell’entroterra e delle località minori.

Si pensi che le linee ATP servono quasi cento comuni della costa e dell’entroterra, di questi più di 70 sono collegati direttamente con il capoluogo e le linee corrispondenti convergono appunto sul capolinea di Brignole. Anche in considerazione di questa capillare rete di trasporti, di fondamentale importanza per molti lavoratori e studenti dell’entroterra, che giungono a Genova ogni giorno da tutta la Provincia, dotare di adeguati servizi di biglietteria e di informazioni una stazione come Brignole appare necessario. Da Brignole, tra l’altro, transitano ogni giorno ben 60.000 passeggeri (fonte Grandi Stazioni).

E’ per questo insieme di motivi che chiediamo al Presidente Repetto e all’Assessora Dagnino se la Provincia non intenda attivarsi presso gli Enti competenti (Società Grandi Stazioni, Comune di Genova, ecc.) perché siano individuati presso la Stazione Brignole (e, alla luce delle richieste pervenute, anche presso la stazione Principe) gli spazi adeguati ad installare la biglietteria delle autolinee ATP.

mercoledì 14 novembre 2007

Interrogazione circa la mancanza della biglietteria ATP a Brignole

Dal 26 giugno scorso il capolinea delle autolinee di trasporto locale della compagnia di trasporti pubblici ATP è stato trasferito da p.zza della Vittoria a Genova Brignole;

Questo spostamento, che avvicina il capolinea ATP alla sede ferroviaria è da considerarsi positivamente, in quanto migliora l’integrazione dei due mezzi. E’ infatti più agevole per un viaggiatore magari munito di bagaglio interscambiarsi dal treno all’autobus, e viceversa.

Allo spostamento dei mezzi non ha però fatto seguito un analogo spostamento della biglietteria ATP, che da p.zza della Vittoria è stata trasferita in via Macaggi 25/1, con orario lunedì-venerdì 7.30-13.00 e 15.00-18.30, sabato 8.00-13.00, domenica chiuso;
Per inciso, abbiamo ricevuto delle segnalazioni di utenti secondo le quali il sabato in realtà lo sportello sarebbe chiuso, quindi l’orario effettivo sarebbe ancora ridotto.

Nella stazione Brignole non vi è alcuna struttura specificamente dedicata alla vendita dei biglietti e degli abbonamenti ATP, a parte l’edicola all’interno della stazione che però non fornisce informazione su orari e itinerari.

Non è possibile acquistare in questa stazione gli abbonamenti integrati provinciali ferro-bus in quanto le biglietterie di Trenitalia non offrono tale possibilità, come invece avrebbe fatto supporre l’accordo con AMT e ATP e ferrovia di Casella entrato in vigore a luglio di quest’anno;

Sia le biglietterie Trenitalia, sia quelle AMT riconoscono gli abbonamenti integrati, ma non li emettono. Diversi utenti fanno inoltre presente che sarebbe molto utile poter acquistare l’abbonamento integrato anche in stazione (non solo a Brignole, ma anche a Principe), dato che chi viene da fuori Genova spesso trova chiuse, al mattino presto o al ritorno la sera, le biglietterie nelle località di partenza.

La biglietteria di via Macaggi, non effettua orario continuato e non è abilitata ai pagamenti con Bancomat, per cui occorre presentarsi allo sportello muniti di contanti, cosa non sempre agevole per gli utenti, che anche di questo si lamentano.

Circa le informazioni a disposizione degli utenti in merito alle linee, alle frequenze, alle fermate, si limitano a tabelloni molto sintetici posizionati nelle vicinanze delle fermate degli autobus; non è possibile avere orari cartacei o richiedere ulteriori informazioni, tanto meno avere un orario integrato con i treni e le linee urbane.

E’ indubbio che la mancanza di una biglietteria nelle immediate vicinanze del capolinea degli autobus ATP limita molto la possibilità di ottenere informazioni circa le linee, gli orari, l’acquisto di biglietti e di abbonamenti, in particolare di quelli integrati provinciali ferro-bus;

Riteniamo che gli utenti che transitano nella stazione sarebbero notevolmente favoriti nell’acquisto dei biglietti e degli abbonamenti se vi fosse all’interno della stazione Brignole un servizio di biglietteria per le linee ATP, in grado di offrire anche servizi di informazione, che potrebbero configurarsi anche come supporto al turismo dell’entroterra e delle località minori.

Si pensi che le linee ATP servono quasi cento comuni della costa e dell’entroterra, di questi più di 70 sono collegati direttamente con il capoluogo e le linee corrispondenti convergono appunto sul capolinea di Brignole. Anche in considerazione di questa capillare rete di trasporti, di fondamentale importanza per molti lavoratori e studenti dell’entroterra, che giungono a Genova ogni giorno da tutta la Provincia, dotare di adeguati servizi di biglietteria e di informazioni una stazione come Brignole appare necessario. Da Brignole, tra l’altro, transitano ogni giorno ben 60.000 passeggeri (fonte Grandi Stazioni).

E’ per questo insieme di motivi che chiediamo al Presidente Repetto e all’Assessora Dagnino se la Provincia non intenda attivarsi presso gli Enti competenti (Società Grandi Stazioni, Comune di Genova, ecc.) perché siano individuati presso la Stazione Brignole (e, alla luce delle richieste pervenute, anche presso la stazione Principe) gli spazi adeguati ad installare la biglietteria delle autolinee ATP.

martedì 16 ottobre 2007

14 ottobre 2004: le primarie del Partito Democratico, grande lezione di democrazia partecipata

Innanzi tutto, grazie: grazie a tutti coloro che sono andati a votare, 3 milioni e passa di cittadini che hanno scelto, ancora una volta, di esserci, di partecipare. Si sono messi in fila, hanno pure pagato qualcosa, ed hanno esercitato la democrazia nel solo modo in cui va esercitata: votando. Molti hanno rinunciato alla gita fuori porta, e sono andati alle urne, non sempre facilmente reperibili data l’estrema varietà delle collocazioni. Era bello vedere quelle file di persone che, dopo aver consultato le liste esposte nei seggi, versavano l’euro (a volte anche di più), e andavano a votare. Bello vedere una così grande partecipazione, nonostante tutto, o forse proprio dopo il clima avvelenato degli ultimi tempi: una ventata di aria fresca a spazzare un po’ i miasmi dell’antipolitica.
E adesso? La domanda di partecipazione espressa dalla gente non può essere disattesa: è questo il grande messaggio che le primarie ci consegnano. Le persone vogliono poter contare, incidere nelle scelte che li riguardano. Non accettano di fare le comparse di un teatrino i cui testi sono scritti da altri, ed hanno ragione. Viva quindi le primarie, estendiamole a tutte le scelte importanti, e specialmente alle candidature per le cariche istituzionali: abbiamo scoperto il vaccino dell’antipolitica, usiamolo per risanare la società.

martedì 11 settembre 2007

Rispettare le regole, ma è poi tanto difficile?

Fatta la legge, trovato l’inganno: in questa frase, lo sappiamo, si riassume buona parte dell’atteggiamento degli italiani nei confronti delle leggi.
Le leggi, almeno questa è l’intenzione, dovrebbero essere una garanzia di equità per tutti i cittadini: in esse il debole dovrebbe trovare conforto e protezione dalle prevaricazioni dei prepotenti, azzerando quelle differenze e quelle sperequazioni che in natura chiamiamo “legge del più forte”.
Il rispetto delle leggi, in una democrazia come la nostra, dovrebbe andare a tutto vantaggio dei cittadini deboli, e svantaggiati.

Certo, un prerequisito fondamentale è quello che le leggi siano “giuste”. Ma cosa si intende per legge giusta? Un primo orientamento ci viene dato, io credo, dalla nostra Costituzione. Una legge che rispetti lo spirito di quella carta si pone già in un solco autorevole e i cui principi sono largamente condivisi non solo da noi italiani, ma da molti stati europei e mondiali.

Non essendo una esperta di leggi e di diritto, non mi addentro oltre in questo ragionamento, e tento di lanciare un sillogismo, in base al quale se una legge è giusta, e se tutti la osservano, allora la conseguenza è che vi sarà più giustizia per tutti.

Se pagare le tasse è giusto e se tutti le pagano, allora vi saranno più risorse per tutti e si potranno pagare i servizi comuni; Se lasciare libere le corsie preferenziali è giusto, e se tutti le lasciano libere, i mezzi pubblici (bus, taxi, ambulanze, ecc.) andranno più veloci e i servizi saranno migliori per tutti; ecc.

Se siamo d’accordo fino a qui, non si capisce allora perché non si accetti il principio che, chi contravviene a queste leggi, debba essere punito. O meglio, si accetta, ma solo sempre nei confronti degli altri, trovando per noi stessi sempre una debita eccezione che ci ha costretti a contravvenire, ma senza volere e quindi non ne dobbiamo giustamente rispondere.

Ad esempio: Non pago le tasse, ma perché i soldi vengono spesi male; Non è giusto che le moto non possano usare le corsie preferenziali perché ingombrano meno delle auto; ecc.

Il rispetto delle regole è dovuto, ma da parte degli altri. L’inguaribile individualismo italico ci fa sempre distinguere noi dagli altri. Forse uno dei problemi a rispettare le regole è proprio nel sentirsi unici e non parte di una società civile, individui prima che cittadini. Non è tutta colpa nostra, sia ben chiaro: anni e anni di cattiva gestione del rapporto tra Stato e cittadini ha prodotto questo stato di cose.

Però questo non può e non deve essere un alibi, penso sia nel nostro interesse che le leggi ci siano e siano rispettate da tutti, che rispondano a precise esigenze di trasparenza, di equità, di rispetto dei principi costituzionali. Esse non sono perfette, e si devono migliorare, anche con il contributo dei cittadini. Ma questo non ci autorizza a violarle o a essere per questo giustificati: Socrate ha preferito bere la cicuta e sottostare ad una legge ingiusta, piuttosto che vivere in un mondo senza leggi, perché era consapevole che senza leggi non vi è civiltà.

venerdì 27 luglio 2007

Si ai parchi come espressione del territorio

Durante il Consiglio Provinciale del 25 luglio 2007 si è discusso di una proposta ventilata durante la campagna elettorale dal deputato verde Roberto Poletti, e che concerne la creazione di un parco marino e terrestre esteso da Portofino a Moneglia. L’Ulivo, tramite l’intervento del Consigliere Pedroni, ha chiesto chiarimenti in merito alla Giunta, ritenendo che tale proposta giungesse in modo poco condiviso con il territorio. Questo non significa di certo che l’Ulivo sia contrario ai parchi, prova ne è la grande attenzione per la salvaguardia del territorio provinciale portata avanti in questi anni. E’ vero che però ogni progetto di salvaguardia va unito ed integrato con le esigenze di uno sviluppo economico sostenibile ed in grado di innescare un processo virtuoso che coinvolge turismo, agricoltura, artigianato, ecc. ottimi esempi nella nostra regione sono, ad esempio, il Parco dell’Aveto o quello delle 5 Terre, inizialmente guardati con sospetto e adesso difesi a spada tratta dagli stessi abitanti. L’ assessore Renata Briano ha dichiarato che l’impegno della giunta è orientato ai quattro parchi regionali attualmente esistenti e che l’unica auspicata modifica ai loro confini è quella di unificare l’area protetta di Portofino con la sua riserva marina, al pari delle 5 Terre, in modo da facilitarne la gestione, ottimizzandone le risorse e l’efficacia della promozione.

lunedì 23 luglio 2007

Sul monte Penna, insieme all'ANPI

Domenica 22 luglio, commemorazione sul monte Penna di due partigiani uccisi dai nazifascisti durante la guerra di liberazione.
Ho partecipato con grande commozione alla bella cerimonia svoltasi sul monte Penna, presso il cippo a loro dedicato, per ricordare ed onorare due patrioti che hanno dato la vita per un ideale di libertà e democrazia.
Non si ricordano mai abbastanza coloro che ci hanno permesso di condurre, specie a noi delle generazioni successive, un’esistenza al riparo dagli orrori e dalle privazioni che hanno caratterizzato la loro. Un’esistenza dove è possibile esprimere liberamente idee e giudizi, dove la democrazia è un valore riconosciuto, anche se, forse, non compiutamente realizzato.
Non possiamo pensare, per questo, che ideali come quelli portati avanti dai partigiani al tempo del nazifascismo siano oggi obsoleti o, peggio, tramontati: oggi più che mai occorre ricordare che diritti importanti come la democrazia, il valore civico, l’uguaglianza e la pari dignità tra tutti gli esseri umani non si possono mai dare per scontati ed acquisiti, e che si devono costantemente difendere dagli assalti della reazione e dell’autoritarismo.
Molto piacere mi ha fatto vedere molti giovani iscritti all’ANPI che presenti all’evento hanno con entusiasmo partecipato e collaborato attivamente alla sua organizzazione. Quei giovani che al nord come al sud si riconoscono in quegli stessi ideali e li preservano, diffondendoli e mantenendoli vivi, perché li sentono attuali anche oggi.
A ben vedere, quei ragazzi che, al sud, combattono contro la mafia, la camorra l’illegalità diffusa, si pongono idealmente in un solco già tracciato, anni fa, proprio dall’ANPI, che combatteva per liberare l’Italia dai fascisti e dai nazisti.

giovedì 19 luglio 2007

Mares, Rapallo: quando il marchio non è più made in Italy

La vicenda della Mares di Casarza-Rapallo (progressiva riduzione degli organici da 360 persone alle attuali 200, e recente tentativo di licenziarne altre 23) è un esempio emblematico di cosa significhi delocalizzazione. Un marchio italiano può essere comprato da finanzieri stranieri e utilizzato per rivestire prodotti fatti all’estero, con l’unica ottica della riduzione dei costi di produzione, magari dopo aver ottenuto consistenti finanziamenti dall’UE per produrre in Italia. Cosa infatti costringe il finanziere austriaco a mantenere gli impegni occupazionali? Purtroppo allo stato attuale nulla. Può decidere come e quando vuole di andare a produrre all’estero, e continuare a fregiarsi del made in Italy per i prodotti a marchio Mares. Ma è giusto? Anche dal punto di vista dei consumatori, non è una truffa? Chi crede di comprare italiano e compra, mettiamo, bulgaro, non dovrebbe sentirsi raggirato? Io credo di sì, ed è per questo che in sede europea si dovrebbe mettere mano alla normativa per scongiurare la possibilità di operare simili truffe ai danni dei cittadini, e dei consumatori, e dei lavoratori.

mercoledì 11 luglio 2007

Convocato il Consiglio Provinciale il 18 luglio

O.d.G. Preliminare CONSIGLIO PROVINCIALE 18 LUGLIO 2007

1) Repetto Alessandro Relatore:
Rendiconto della gestione per l'esercizio 2006.

2) Barisione Agostino Relatore:
Convitto Nazionale Colombo. designazione di un rappresentante della Provincia in seno al Consiglio di Amministrazione.

3) Zito Lorenzo Relatore:
Mozione dei Consiglieri Zito, Barsotti, Rotunno e Muzio in merito alle problematiche incontrate dal Prof. Franco Henriquet nell'esercizio dell'attività prestata dall'Associazione Gigi Ghirotti.

4) Collorado Giovanni Relatore:
Mozione dei Consiglieri Collorado, Muzio e Rotunno in merito ai problemi occupazionale dell'azienda Mares.

5) Gronda Gabriele Relatore:
Interpellanza dei Consiglieri Gronda, Milanta, Pedroni e Zarino in merito ai provvedimenti recentemente adottati dalla azienda Mares.

venerdì 6 luglio 2007

Una vacanza davvero alternativa? Partecipare ai campi della legalità

Diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che possa efficacemente contrapporsi ai fenomeni mafiosi, sfortunatamente tipici del nostro Paese, per dimostrare che anche in quei luoghi dove la mafia ha spadroneggiato è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla legalità, sul rispetto della persona umana e dell’ambiente. Questo è l’obbiettivo che Legambiente e Libera, partner da diversi anni in tante azioni e progetti, vogliono centrare attraverso i campi di volontariato organizzati nelle terre confiscate allla mafia. Sono campi previsti per intere famiglie, adulti e bambini insieme uniti in un gesto concreto per costruire un futuro di giustizia e legalità.

giovedì 5 luglio 2007

Trenitalia, i ritardi e la teoria delle catastrofi

L’Italia, si sa, è la patria della fantasia, una dote di cui Trenitalia è di certo ben fornita, e di cui fa uso specie quando si tratta di giustificare nei confronti degli utenti disservizi più o meno gravi.E’ capitato, ad esempio, la sera del 25 giugno l’IC per Firenze delle 18.52 è arrivato nella stazione di Genova Principe, ha caricato i passeggeri e poi è stato fermo per più di mezz’ora, dopo aver annunciato che il ritardo era dovuto ad una misteriosa coincidenza con un altro misterioso treno.La verità è che abbiamo aspettato tutto quel tempo, fermi sull’IC per Firenze, perché il macchinista doveva arrivare a bordo del treno in arrivo, ed era in ritardo a causa, udite udite, del blocco dei binari attuato la mattina da un gruppo di pendolari che protestavano a Roma contro l'aumento (del doppio) del prezzo del biglietto. Evidentemente in tutta Genova non c’era disponibile un solo macchinista, magari uno reperibile, niente, che potesse far partire il treno in orario. Nessuno aveva previsto, dalla mattina, che si potesse verificare la necessità di sostituire qualche macchinista “preso” nell’ingorgo a centro-Italia.Certo, era molto più semplice dire che era tutta colpa dei pendolari che, si badi bene, a Roma Tiburtina hanno occupato i binari la mattina, e morta lì! Ma come fa, direte voi, un evento che si è verificato tanto lontano e a tante ore di distanza, a ripercuotersi a 1000 km di distanza? Ecco che, con la famosa teoria delle catastrofi, tutto è chiaro: è stato il battito d’ali delle farfalle-pendolari a Roma e far scoppiare la tempesta-ritardi a Genova Principe. Questa la verità fatta circolare tra i passeggeri dell’IC per Firenze. Non ci sfiora neppure per un attimo l’idea che il problema sia la scarsità del personale viaggiante, scarsità che in estate, come da noi più volte paventato, si acutizza in modo particolare a causa delle ferie.La tempesta ha sconvolto a tal punto l’organizzazione di solito efficientissima di Trenitalia che nessuno ha avvertito i passeggeri diretti fino a La Spezia di non prendere l’IC per Firenze, restando magari sul locale, né più tardi li si è avvertiti dei locali successivi, e dei relativi binari a cui recarsi. A proposito, di monitor sui binari neppure l’ombra, anzi sì, hanno piazzato degli enormi schermi ultrapiatti che però serviranno, così pare, per trasmettere degli spot pubblicitari…Risultato: arrivati a Chiavari con un’ora e dieci di ritardo, appuntamenti saltati e nervi a fior di pelle. Ma, si sa, contro la teoria delle catastrofi, che si può fare? A questo punto ci si deve solo augurare che Moretti non prenda mai il raffreddore: uno starnuto e crolla tutta la baracca.

lunedì 25 giugno 2007

Non è il PIL l'indicatore del benessere sociale

Italia quattordicesima per il Pil ma ultima per benessere sociale

ROMA - Fa parte dei primi sette Paesi più industrializzati del mondo, per Pil pro capite è quattordicesima, ma, se si considera in senso ampio il livello di benessere della popolazione, l'Italia precipita al penultimo posto (ventitreesimo su 24 paesi presi in considerazione), seguita solo dal Giappone. E' il risultato di una ricerca condotta dal Cer (Centro Europa Ricerche) per conto dello Spi - Cgil, "Indicatori di benessere e politiche sociali: modelli a confronto". Dall'indagine non solo si conferma l'alto grado di diffusione della povertà in Italia (l'11 per cento delle famiglie italiane e il 13 per cento delle persone si colloca al di sotto della soglia di povertà, con punte che superano il 25 per cento nel Mezzogiorno), ma emerge anche un alto tasso di sperequazione nella distribuzione del reddito, inferiore solo a quello del Portogallo (la media del reddito delle famiglie più ricche è infatti otto volte superiore a quello delle famiglie più povere). Una situazione che, suggerisce il Cer, può essere adeguatamente superata solo se le politiche sociali verranno considerate dal governo in carica e da quelli a venire "come veri e propri strumenti di crescita", come sono stati e sono nei Paesi scandinavi.
(…)per attuare una corretta politica sociale, spiega il presidente del Cer Giorgio Ruffolo, è fondamentale anche "superare il principio che per misurare le condizioni di un Paese si debba considerare solo il Pil, un indicatore che è come la Rai, di tutto di più. E' necessario considerare invece un indicatore composito, che misuri il benessere". Anche perché, come dimostrano le eccellenti performance dei Paesi scandinavi, "tra indicatori di ricchezza e indicatori di benessere sociale c'è uno stretto legame. In una società equilibrata ricchezza, benessere e cultura si codeterminano". Gli "indicatori di benessere" utilizzati dal Cer si possono raggruppare principalmente nel fattore "dimensione della spesa pubblica per interventi in campo sociale", ai quali si affiancano vari parametri legati alla diffusione della cultura e all'utilizzo delle nuove tecnologie. I risultati non sono troppo sorprendenti: innanzitutto, "laddove più elevata è la spesa sociale, più equilibrata è la distribuzione del reddito, e viceversa". Inoltre "i Paesi che prestano maggiore attenzione alle politiche sociali sembrano essere anche quelli dove più rapidamente ha avuto inizio l'utilizzo di nuove tecnologie". Infine, "vale la pena di notare come la maggiore attenzione sul versante delle politiche sociali sia correlata a una minore incidenza del tasso di disoccupazione, sia generale, sia riferito alla popolazione giovanile". Ovviamente i Paesi virtuosi sotto il profilo misurato da questo indicatore composito alternativo al Pil sono i Paesi scandinavi: in testa la Danimarca, seguita da Svezia, Finlandia, Norvegia e Nuova Zelanda. Mentre all'ultimo posto c'è il Giappone, preceduto da Italia, Grecia e Stati Uniti. Tutti Paesi che, osserva il Cer, "sembrano accumunati dalla scarsa attenzione prestata alle politiche sociali", ma soprattutto dalla circostanza che le politiche sociali non vengono considerate fattori di crescita dell'economia. E' anche per questo, a causa di "politiche di sostegno quantomeno insufficienti e comunque inefficaci", che, osserva il Cer, "le famiglie italiane povere sarebbero tali anche se vivessero in Paesi caratterizzati da valori di reddito pro-capite inferiore ai nostri, come sono Portogallo, Spagna e Grecia". Si parla infatti, per le famiglie in fondo alla scala distributiva, di redditi inferiori a 5.000 euro annui. Stanno peggio le famiglie con figli del Mezzogiorno, quelle che hanno come persona di riferimento una donna, un disoccupato o un anziano. All'interno della tipologia contrattuale, sono soprattutto i parasubordinati (21%) a registrare una povertà reddituale. Il Cer non si limita a valutare la povertà misurando il reddito, ma considera anche la "privazione di base, definita come la non disponibilità di alcune facoltà essenziali, quali la possibilità di riscaldare la casa in modo adeguato, effettuare almeno un periodo di vacanza all'anno, sostituire i mobili fatiscenti, acquistare vestiti nuovi, mangiare carne, pollo o pesce, uscire con gli amici, pagare le bollette". Ebbene, anche rispetto a questo parametro, l'Italia è accumunabile ai Paesi a reddito più basso: in una graduatoria basata su dati Eurostat che prende in considerazione infatti nove Paesi europei, è vicina a Spagna, Portogallo e Grecia, e molto lontana da Danimarca, Olanda, Belgio, Francia e Irlanda.
(da La Repubblica, 25 giugno 2007)

mercoledì 13 giugno 2007

E ora, al lavoro!

Cari Amici, grazie per aver dato fiducia ancora una volta al Centro-Sinistra, riconfermando il Presidente Repetto alla guida della Provincia di Genova. E’ stata, è vero, una vittoria meno netta rispetto alla volta precedente, ma questo non perché Repetto abbia mal governato. Sin dall’inizio le forze politiche avversarie hanno tentato di trasformare il rinnovo della Provincia in un test politico di livello nazionale. Non sono riusciti nel loro intento, Genova non si è consegnata al Centrodestra, e tuttavia la scossa è stata forte, e non si potrà non tenerne conto. La gente si aspetta risposte concrete ed incisive, e la Provincia, per quanto è nelle sue facoltà, si appresta a darle, sollecitandone anche dalle altre Amministrazioni, dalla Regione, dal Governo stesso.
Da parte mia, ringrazio tutti coloro che mi hanno votato e che mi hanno consentito di entrare a far parte del Consiglio Provinciale: a tutti chiedo di mantenere vivo il nostro rapporto inviandomi segnalazioni, istanze, suggerimenti e tutto quello che può servire a meglio indirizzare la mia azione in seno al Consiglio.
Sono fermamente convinta che il buon governo passi necessariamente da un rapporto costante con le persone e da un costante confronto con tutti quelli che vogliono dare il loro contributo.
Il mio forum sarà sempre aggiornato con i lavori cui parteciperò, vi invito fin da adesso a visitarlo e a lasciarvi le vostre osservazioni, critiche, suggerimenti: ve ne ringrazio davvero molto.
E adesso, auguriamoci buon lavoro: c’è tanto da fare, possiamo farlo insieme!

mercoledì 30 maggio 2007

Un segnale forte e chiaro

I cittadini hanno parlato: in Liguria, ma non solo. Hanno dato un segnale forte di disagio e di scontento che non testimonia la disaffezione alla politica, ma a quei politici che non riescono a dare risposte concrete ai bisogni della gente.
Il calo di consensi, soprattutto a sinistra, deve far riflettere sul perchè l'elettorato non si senta adeguatamente rappresentato e deve spronare noi tutti ad impegnarci per imprimere un netto cambiamento di rotta. Il segnale è stato dato, ora i cittadini si apettano da noi che si dia seguito alla richiesta espressa dall'elettorato. Per potere fare ciò, è necessario che questa volta tutti vadano al voto ed esprimano la preferenza per Alessandro Repetto: solo così la richiesta di cambiare rotta potrà essere esaudita, perchè è chiaro che solo una vittoria dell'Unione potrà dare risposte adeguate a chi chiede più partecipazione e più concretezza nella risoluzione delle problematiche sociali.

martedì 22 maggio 2007

La Famiglia, tra il dire e il fare

Sabato 12 maggio, Family Day a Roma: un milione di persone che chiedono aiuti e sostegno per la famiglia, con la benedizione della Chiesa cattolica.
Giovedì 17 maggio, trasmissione su RAI2 Anno Zero: diverse persone, tra cui una disabile su carrozzella, raccontano come la Chiesa, proprietaria delle loro abitazioni, abbia loro dato lo sfratto e si ritrovino adesso in cerca di una casa. Si stima tra l’altro che il patrimonio immobiliare della Chiesa, in Italia, ammonti al 22% del totale esistente, tra case, monasteri, alberghi, ecc.
Intorno ad un tema come la famiglia si fa molta ideologia salvo poi lasciare sole le persone ad affrontare i problemi di ogni giorno: come si può santificare ed esaltare la famiglia, e poi nei fatti renderla difficile se non impossibile da realizzare?

martedì 15 maggio 2007

Concretezza e lavoro sul campo, per realizzare piccoli e grandi progetti

Non necessariamente le “grandi opere” sono solo le “opere grandi”, quelle cioè che richiedono ingenti risorse economiche e tempi lunghissimi per la loro esecuzione.

A livello Provinciale molto può essere fatto per dare risposte fattive a problemi contingenti che però non sono meno importanti al fine di migliorare la nostra qualità della vita:

  • Miglioramento dalla mobilità di persone e di merci
  • Potenziamento del trasporto pubblico con integrazione di ferrovia, autolinee e vie d’acqua
  • Corretta gestione delle acque pubbliche
  • Risoluzione del problema rifiuti

lunedì 7 maggio 2007

La legalità, uno dei temi forti per il futuro

da Repubblica, 07/05/07

"la cultura della legalità (a ogni livello - qui il discorso sarebbe lungo) è ciò di cui abbiamo più bisogno per evidenti ragioni di giustizia. Non si possono lasciare impegni così delicati alla destra che li assolverebbe a modo suo, con brutalità cieca anche senza arrivare alle cannonate che qualcuno minacciava tempo fa. È la sinistra che deve farsene carico ed è un carico pesante, forse il compito più difficile che oggi debba affrontare. Bisogna cominciare a dirlo con parole forti e chiare, con lucidità di visione, con il coraggio di chi sa innovare, prima che la denuncia del signor Claudio Poverini venga sommersa nel caos di episodi sempre più frequenti di rigetto, di intolleranza. Perché a quel punto la battaglia l'avrebbero persa tutti, gli immigrati e i cittadini. Corrado Augias

venerdì 4 maggio 2007

Mobilità, un diritto negato?


La mobilità è per un territorio quello che il sistema sanguigno è per il corpo umano: nelle vene e nelle arterie passano gli umori vitali, se la circolazione è buona gli organi ricevono la giusta quantità di nutrimento e di ossigeno, viceversa i tessuti diventano asfittici e muoiono, e con essi muore l’intero essere vivente. Il nostro territorio corre seri pericoli, deve dotarsi al più presto di una mobilità efficace, studiando modelli alternativi all’uso massiccio del mezzo privato. Occorre mettere a disposizione dei cittadini una rete capillare di trasporti pubblici integrati su tutta la Provincia, che sia in grado di unire tutte le diverse realtà produttive, educative, abitative e ludiche, rendendo più facile, comodo ed economico l’uso del mezzo pubblico rispetto all’uso del mezzo privato.

lunedì 30 aprile 2007

Quale sviluppo per la Provincia di Genova

Genova, la costa e il suo entroterra rappresentano realtà complementari che nelle loro varietà possono e devono trovare la chiave per un corretto sviluppo socio-economico.
Il futuro della Provincia di Genova risiede nella valorizzazione delle peculiarità tipiche di ciascun territorio: questo risultato lo si può ottenere anche attraverso un utilizzo di tecnologie innovative (energie rinnovabili, banda larga, telelavoro, ecc.) in grado di facilitare la messa a sistema di tutte le energie, in modo efficiente ed ambientalmente sostenibile. Non dimentichiamo che il nostro territorio è la nostra vera ricchezza, e come tale va preservata, non la si può brutalmente sfruttare e distruggere, pena la nostra stessa distruzione.
Optare quindi per uno sviluppo di tipo innovativo, in grado di soddisfare le esigenze di un mercato sempre più orientato ai servizi ed in continua evoluzione, potrebbe essere la chiave di volta anche per attrarre nuove attività economiche a basso impatto ma ad alta densità di lavoro e di competenze qualificate, che nella nostra Provincia troverebbero indubbiamente condizioni di vita ottimali, se solo potessero disporre di adeguate infrastrutture tecnologiche. Si pensi ad esempio al WiMAX (una tecnologia che consente l'accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili), quale straordinario fattore abilitante per aziende grandi e piccole attive sul territorio.

giovedì 26 aprile 2007

Ieri era il 25 Aprile, giornata di festa e di ricordi. Ho ascoltato con emozione da anziani partigiani i racconti di quegli anni tragici, intrisi di morte e di terrore. Eppure quanta energia in quelle parole vibranti e limpide, dove non vi era nessuna retorica, ma solo l'orgoglio legittimo di aver restituito all'Italia libertà e pace.

venerdì 20 aprile 2007

Sonia Zarino, i motivi di un impegno

Sono nata il 28 agosto 1965 a Lavagna, dove tutt’ora abito anche se svolgo la mia attività a Genova, condividendo la sorte di tanti pendolari che ogni giorno si recano nel capoluogo per studio o per lavoro.
Dopo aver conseguito la maturità scientifica presso il Liceo Marconi di Chiavari, ho frequentato la Facoltà di Architettura di Genova dove mi sono laureata in Architettura ed Urbanistica nel 1990. In seguito ho iniziato la mia attività di libera professionista, in Italia e in Francia, dove fra l’altro ho conseguito un Master in pianificazione del territorio e progetto urbano presso l’Università di Rouen e dove ho conosciuto mio marito e che come me è architetto e urbanista. Con lui ho condotto tra le altre cose diversi progetti di sviluppo ambientale e programmi di iniziativa comunitaria del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Interreg). Nel 1996 ho deciso di intraprendere una nuova esperienza presso una azienda informatica genovese di primaria importanza, dove ho lavorato come responsabile marketing e comunicazione fino all'aprile del 2009. La mia doppia “cittadinanza”, lavagnese e genovese, mi permette di vivere contemporaneamente una duplice dimensione, quella di una piccola e mediamente tranquilla realtà provinciale e quella dinamica e un po’ caotica tipica di una grande città. Penso che questo sia un privilegio che, pur a prezzo di ore di viaggio spese ogni giorno nel trasferimento, permetta di capire molto meglio e più in profondità le diverse dinamiche di due tipologie cittadine che possono imparare molto, io credo, l’una dall’altra.
Forse anche in ragione della mia formazione di Urbanista, diversi anni fa ho iniziato a studiare il problema dei trasporti locali, con particolare attenzione alla ferrovia, che è il mio mezzo di trasporto quotidiano.E’ successo che, quattro-cinque anni fa, il servizio ferroviario ha cominciato a subire un rapido quanto apparentemente inarrestabile degrado, e i collegamenti tra Genova e il resto della Liguria e dell’Italia sono di fatto diventati difficili: ritardi, soppressioni, carrozze in condizioni igieniche inaccettabili. La carenza di personale ha determinato la chiusura di molte stazioni, tratti di binari sono stati rimossi, le tariffe sono aumentate ma il servizio è peggiorato, così come la qualità della vita di tanti lavoratori e studenti che continuavano ad andare in treno. Nell’estate 2005 si è formato un gruppo di persone che, stanco dei continui disagi e disservizi, ha realizzato una raccolta di firme indirizzando una lettera al presidente della Regione, per denunciare il perdurare e anzi l’aggravarsi della situazione. Da allora quel gruppo è diventato un movimento vasto di cittadini liguri, di cui sono ad oggi la portavoce, che si battono per una mobilità più efficiente e in grado di rispondere alle esigenze della popolazione. L’esperienza del Comitato dei Pendolari, e questo è un fatto a mio avviso molto importante, ha contribuito a rinvigorire un tema che sembrava desueto: quello dell’importanza dei servizi pubblici, che da tante parti venivano messi in discussione. Si pensi solo agli attacchi mossi alla scuola pubblica, alla sanità, al pubblico in generale, dipinto come luogo di sperpero e di nullafacenza.
Ora, se è vero che lo spreco è sempre e in ogni caso da censurare, è pur vero che il principio del servizio pubblico, come strumento di democrazia e di uguali opportunità per tutti i cittadini è tutt’altro che uno strumento desueto ed è tempo che venga, semmai, valorizzato e modernizzato.
Ho deciso di mettermi al servizio di questa causa perché penso che tutti insieme possiamo costruire una qualità della vita migliore per noi e per coloro che verranno, una qualità che non è data dal solo parametro della crescita economica, ma da quanto noi riusciremo a conciliare le esigenze di sviluppo con la tutela della dignità umana, e non certo viceversa. .

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