domenica 9 dicembre 2007

Ancora vittime sul lavoro: la tragedia di Torino ci dice che non si può morire per paura di perdere il posto

Più penso a quelle povere vittime straziate dalle fiamme, alla fine di un turno di lavoro massacrante, più mi convinco che di lavoro non si può, non si deve morire. Non così, perchè quella che è accaduta a Torino non si può qualificare come fatalità. Non lo si può perchè fatalità significa che era cosa non prevedibile, mentre gli estintori mezzi vuoti, il telefono che non ha funzionato, la squadra di soccorso che non è giunta in tempo, sono tutti anelli che compongono piuttosto una necessità. Perchè quegli operai non si sono rifiutati di lavorare in condizioni così pericolose? Si può giungere a tanto per paura di perdere il lavoro, e non poter più mantenere le proprie famiglie? Si, si può: perchè chi perde il lavoro perde tutto: perde la speranza, perde la dignità, e senza adeguati ammortizzatori sociali lo spettro della disoccupazione crea questi mostri che sono destinati a sorgere ancora e divorare con spietata ferocia le loro vittime. Forse quegli operai li abbiamo uccisi tutti, perchè la nostra società, le nostre leggi, non sono state in grado di impedire quel ricatto, e quegli uomini si sono trovati soli davanti ad una scelta scellerata, che ha spalancato il nulla davanti a loro e alle loro famiglie.

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