giovedì 5 luglio 2007

Trenitalia, i ritardi e la teoria delle catastrofi

L’Italia, si sa, è la patria della fantasia, una dote di cui Trenitalia è di certo ben fornita, e di cui fa uso specie quando si tratta di giustificare nei confronti degli utenti disservizi più o meno gravi.E’ capitato, ad esempio, la sera del 25 giugno l’IC per Firenze delle 18.52 è arrivato nella stazione di Genova Principe, ha caricato i passeggeri e poi è stato fermo per più di mezz’ora, dopo aver annunciato che il ritardo era dovuto ad una misteriosa coincidenza con un altro misterioso treno.La verità è che abbiamo aspettato tutto quel tempo, fermi sull’IC per Firenze, perché il macchinista doveva arrivare a bordo del treno in arrivo, ed era in ritardo a causa, udite udite, del blocco dei binari attuato la mattina da un gruppo di pendolari che protestavano a Roma contro l'aumento (del doppio) del prezzo del biglietto. Evidentemente in tutta Genova non c’era disponibile un solo macchinista, magari uno reperibile, niente, che potesse far partire il treno in orario. Nessuno aveva previsto, dalla mattina, che si potesse verificare la necessità di sostituire qualche macchinista “preso” nell’ingorgo a centro-Italia.Certo, era molto più semplice dire che era tutta colpa dei pendolari che, si badi bene, a Roma Tiburtina hanno occupato i binari la mattina, e morta lì! Ma come fa, direte voi, un evento che si è verificato tanto lontano e a tante ore di distanza, a ripercuotersi a 1000 km di distanza? Ecco che, con la famosa teoria delle catastrofi, tutto è chiaro: è stato il battito d’ali delle farfalle-pendolari a Roma e far scoppiare la tempesta-ritardi a Genova Principe. Questa la verità fatta circolare tra i passeggeri dell’IC per Firenze. Non ci sfiora neppure per un attimo l’idea che il problema sia la scarsità del personale viaggiante, scarsità che in estate, come da noi più volte paventato, si acutizza in modo particolare a causa delle ferie.La tempesta ha sconvolto a tal punto l’organizzazione di solito efficientissima di Trenitalia che nessuno ha avvertito i passeggeri diretti fino a La Spezia di non prendere l’IC per Firenze, restando magari sul locale, né più tardi li si è avvertiti dei locali successivi, e dei relativi binari a cui recarsi. A proposito, di monitor sui binari neppure l’ombra, anzi sì, hanno piazzato degli enormi schermi ultrapiatti che però serviranno, così pare, per trasmettere degli spot pubblicitari…Risultato: arrivati a Chiavari con un’ora e dieci di ritardo, appuntamenti saltati e nervi a fior di pelle. Ma, si sa, contro la teoria delle catastrofi, che si può fare? A questo punto ci si deve solo augurare che Moretti non prenda mai il raffreddore: uno starnuto e crolla tutta la baracca.

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