lunedì 11 agosto 2008

Vandalismi…

Distruggo, dunque sono
Una sera, passeggiando insieme a mio marito in una bella sera d’estate, mi sono imbattuta in un gruppo di adolescenti che stavano incitando animatamente un loro compagno molto impegnato a svellere dal suolo un segnale stradale. Con grande naturalezza, incurante degli eventuali passanti, il giovane impiegava tutte le sue energie in questa operazione, con l’evidente intento di portarla a termine. Al nostro richiamo e alle nostre rimostranze, il giovane, pur smettendo di compiere l’atto vandalico, opponeva una espressione di vaga ebetudine, che non lasciava per nulla presagire la comprensione della gravità della sua azione, interpretata al più come una semplice bravata. Gli amici si affrettavano a dire che non era nulla, che era tutto a posto, e così via. Abbiamo provato a spiegare che quello era un bene pubblico, pagato da tutti noi, e anche dai loro genitori, e così via, ma la sensazione era che quei giovani ben vestiti e ben pettinati non capissero una parola di quanto gli stavamo dicendo.

Istintivamente me la sono presa con quei ragazzi per la loro assenza di senso civico, per la futilità della bravata compiuta probabilmente, come oggi si usa dire, per vincere la noia e provare magari il brivido della trasgressione.

Proseguendo per la mia strada, pensavo con amarezza a quell’episodio, che si sommava in verità ad innumerevoli altri: cassonetti bruciati o divelti; verde pubblico deturpato; autobus, metro e treni massacrati e imbrattati, statue deturpate e mutilate, scuole devastate. L'Italia dei vandali ogni anno presenta a tutti noi un conto davvero molto salato. Secondo una indagine dell’ANSA, solo nel 2003 ammontavano a ben oltre 5 milioni di euro i danni pagati dallo Stato, soldi provenienti evidentemente dalle nostre tasche.

Vandalismo Istituzionale
Brunetta pubblica sul sito del Ministero le foto dei graffiti contro i “fannulloni”: bel gesto, quello di fare pubblicità ad un atto vandalico! Non è questo, invero, il solo esempio di vandalismo istituzionale: lo è anche, e di più, definire “cloaca” il CSM, oppure invitare due graziose neo-deputate del Pdl a disertare l’aula per gli incontri galanti, come fece Berlusconi all’inizio della presente legislatura; così come vandalismo istituzionale appare lo spreco di soldi pubblici che spesso inchieste e denunce giornalistiche fanno venire a galla. Anche i servizi poco efficienti, le lungaggini burocratiche, il poco rispetto per la res pubblica sono esempi, purtroppo diffusi, di vandalismo istituzionale.

Cos'è il valore sociale?
In un'accezione volutamente estensiva potremmo dire che il valore sociale è tutto ciò che contribuisce al miglioramento della vita sociale e quindi tutto ciò che contribuisce al rafforzamento della fiducia reciproca, al progresso civile, al conseguimento del bene collettivo, anche attraverso il riconoscimento in identità comuni, comprese le norme, anche non scritte, che regolano la convivenza, e in generale tutti gli elementi che migliorano l'efficienza dell'organizzazione sociale, promuovendo iniziative prese di comune accordo. Il capitale sociale è la capacità di creare e mantenere beni collettivi all'interno di un gruppo. In qualsiasi organizzazione umana, la presenza di valori sociali è in grado di orientare in senso positivo i comportamenti collettivi.
"Come altri tipi di capitale, anche quello sociale è produttivo poiché rende possibile il raggiungimento di certi scopi che non si otterrebbero se un determinato capitale mancasse. Ad esempio, un gruppo di persone i cui soci mostrano di avere fiducia gli uni negli altri potranno ottenere molto di più di un gruppo equiparabile in cui non vi è fiducia reciproca" ( C. Coleman).

I beni che formano il capitale sociale tendono ad autorinforzarsi e ad avere un effetto cumulativo, a produrre circoli virtuosi che hanno come risultato equilibri sociali con alti livelli di cooperazione, fiducia, reciprocità, impegno civico e benessere collettivo.
La maggior parte dei capitali sociali, come la fiducia, sono, secondo la definizione di Hischman, "risorse morali", ovvero risorse la cui fornitura aumenta invece di diminuire con l'uso e che si esauriscono se non sono usate.
A differenza delle altre forme di capitale (fisico, umano), quello sociale si riferisce alla struttura di relazione fra due o più persone, non risiede né negli individui né nelle componenti fisiche della produzione.
D'altro canto, anche la mancanza di questi elementi là dove la comunità civile è "meno civica" tende a rinforzarsi. La trasgressione delle regole, la sfiducia, il qualunquismo, lo sfruttamento, l'isolamento, il disordine e la stagnazione si intensificano in un miasma soffocante di circoli viziosi.
Le risorse morali sono un patrimonio accumulato dalle generazioni che ci hanno preceduto, sono un bene comune a cui chiunque, in certa misura, può attingere, ma dal modo in cui ne fruisce dipende la possibilità per lui di poterne fruire in seguito. La fiducia, la reputazione, ma anche la progettualità comune, sono la ricchezza dei sistemi di relazione; un cattivo uso di tale ricchezza provoca, per il singolo, l'esclusione dal sistema di relazione e per la comunità un impoverimento del patrimonio morale.

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