martedì 4 agosto 2009

Sconfiggere il Grande Ingorgo: servono davvero nuove corsie autostradali?

Il recente episodio che ha visto migliaia di automobilisti in viaggio durante lo scorso fine settimana estivo bloccati sul nuovo passante di Mestre, suscita alcune riflessioni:
  1. Presentato come “la soluzione” ai problemi della circolazione autostradale nella zona, il passante non è altro che un bypass che collega due punti di una stessa autostrada, passando un po’ più alla larga. E’ chiaro che se ho due corsie che diventano cinque (con nuove entrate e uscite lungo il percorso) e poi tornano due, il risultato sono due colli di bottiglia alle estremità;
  2. il passante è stato molto pubblicizzato in questi mesi, si è detto che ora non ci sarebbero stati più problemi di traffico e di imbottigliamenti. Forse lo si è detto e ripetuto un po’ troppo, e in tanti vi hanno creduto, magari anche quelli che gli anni precedenti usavano altri mezzi o facevano altri percorsi. E quest’anno? Ma sì, passiamo dal passante! Risultato: tutti fermi;
  3. stando alle dichiarazioni dei malcapitati automobilisti, non vi erano indicazioni che sconsigliassero l’ingresso in autostrada, o eventuali percorsi alternativi. I famosi pannelli luminosi riportavano le solite scritte generiche, ma nessuna informazione utile in tale frangente; probabilmente anche radio 103 ha segnalato in ritardo la cosa, quando già l’ingorgone si era formato;
  4. del resto, alla società autostrade interessa non tanto che le auto scorrano bene, quanto che i pedaggi vengano pagati: dunque, venghino siori, venghino! Al massimo poi gli diamo la bottiglietta d’acqua con tante scuse. Il fenomeno è lo stesso dell’overbooking dei voli aerei o dei traghetti: vendere biglietti, poi si vedrà come fare. E tanto peggio se le persone si ritrovano a bivaccare negli aeroporti o negli scali marittimi. Tanto ormai hanno pagato! In autostrada invece devi pagare per uscire fuori, magari dopo aver impiegato 5 ore per percorrere 5 chilometri;
  5. c’è chi, il giorno dopo, si affanna a dire che occorre moltiplicare le corsie, eliminare gli imbuti…per spostarli magari un po’ più in là. Non è saggio, ed anzi altamente sconsigliato, d’altronde, dimensionare le infrastrutture basandosi sui picchi di utilizzo: è uno spreco di risorse pubbliche ingente, è come dimensionare una lavastoviglie basandosi sui piatti del pranzo di Natale;
  6. eppure siamo nella società (non oso dire civiltà) dell’informatica e delle comunicazioni: quasi tutti ormai abbiamo il navigatore satellitare fin sul telefonino, siamo iperconnessi con internet, non possiamo fare a meno di facebook…possibile che non vi sia il modo per farci sapere se ci stiamo infilando in un gigantesco ingorgone?
  7. vi sono studi che analizzano la concentrazione di traffico rilevando semplicemente la quantità di cellulari presenti in zona. Perché non prevedere un servizio di monitoraggio e segnalazione agli automobilisti su un apposito canale satellitare, rilevabile da un normale navigatore o da un cellulare in grado di connettersi al web?
  8. si potrebbero elaborare e proporre in tempo reale via web decine di diversi percorsi alternativi, meno diretti di una corsia autostradale, ma anche molto meno affollati, e forse anche meno costosi, di certo alternativi allo stare fermi per ore sotto un sole rovente. In questi casi, anche percorrere una solitaria strada di provincia potrebbe sembrare una valida alternativa, non vi pare? E, magari, si potrebbero scoprire tante cose che dall’autostrada non si vedono: una chiesetta millenaria, una trattoria che serve piatti tipici all’aperto, un museo o una pinacoteca interessanti…lontano dal panino plastificato dell’autogrill, riscopriremmo forse il significato più vero della parola “vacanza”, di cui anche viaggio è parte integrante, e non solo un vuoto spazio temporale tra Milano e Rimini.

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