giovedì 13 agosto 2009

Censura preventiva e blog: corsi e ricorsi della storia

"Il senatore D'Alia, dell'UDC, ha fatto introdurre un emendamento nel pacchetto sicurezza in virtù del quale sarà possibile per il Governo chiudere siti web per reati d'opinione. Ufficialmente l'emendamento nasce per oscurare i gruppi facebook che inneggiano alla mafia, ma considerato che essi contano poche decine di iscritti non sembra plausibile che questa sia la vera motivazione dell'intervento del legislatore.Inoltre, va considerato che l'istigazione a delinquere è già perseguibile con gli strumenti legislativi attuali, perciò è lecito pensare che la norma in questione voglia introdurre un principio ulteriore e diverso, di natura censoria e legato a reati d'opinione non tipizzati dal codice penale. Inutile dire che, aperta questa strada, la libertà di tutti è in grave pericolo."

Non è d'altronde la prima volta che si tenta di censurare la cosiddetta "stampa libera" ossia quella che non fa capo a gruppi di media istituzionalizzati. Come ci ricorda Noam Chomsky nel suo libro "La Fabbrica del consenso", nel corso della prima metà del XIX secolo nacquero pubblicazioni che avevano lo scopo di far maturare la coscienza sociale delle classi lavorative inglesi, diventando uno strumento efficace per promuovere un sistema di valori alternativo e una nuova visione sul mondo, rinforzando la fiducia collettiva in un cambiamento possibile e migliorativo delle loro condizioni di vita, grazie alla forza della "consociazione" e dell'azione organizzata. Le élite dominanti giudicarono tutto ciò come una minaccia e vennero promulgate leggi sulla diffamazione e celebrati i relativi processi. Si stabilì in particolare che prima di procedere ad una pubblicazione si doveva depositare una elevata cauzione a garanzia e si introdussero varie tasse con lo scopo preciso di strangolare la stampa libera elevandone i costi.

Ora, non vi sembra che, mutatis mutandis, ci troviamo praticamente nelle stesse condizioni?

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