domenica 27 gennaio 2008

27 gennaio, Giorno della Memoria: per non dimenticare, ma soprattutto per capire


Penso che in questa occasione sia opportuno offrire un adeguato spazio alla riflessione ed al ricordo di un passato che, a molti, e specie ai più giovani, appare sempre più sfuocato, indistinto e, quel che è peggio, incomprensibile. Ma proprio dai più giovani mi è stata offerta una esperienza che penso valga qui la pena di raccontare, e che ha il valore, io credo, della più commossa e solenne cerimonia commemorativa.

“Il Bambino Stella” è il titolo di un lavoro teatrale che i ragazzi della Scuola Media Don Gnocchi di Lavagna hanno rappresentato il giorno 26 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria che, come ricorderete, commemora tutte le vittime del nazifascismo.

I ragazzi, guidati dalle insegnanti, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Lavagna ed in collaborazione con la civica Biblioteca Giovanni Serbandini “Bini”, hanno tratto ispirazione dall’omonimo racconto di Rachel Hausfater-Douieb, e che narra l’atroce vicenda delle persecuzioni razziali, vista e vissuta con gli occhi di un bambino che lentamente ma con totale lucidità prende coscienza del male assoluto che ne distruggerà gli affetti più cari.

La sua storia si intrecciava con brani tratti dai diari di molti altri bambini e ragazzi che hanno condiviso quella vera e propria discesa all’inferno: le prime leggi razziali, la persecuzione, la deportazione, la separazione dalle famiglie, la morte. Anna Frank, Primo Levi, i fratelli Nella e Giacomo Attias, e tanti, tanti altri: i giovani interpreti, i volti emergenti dall’ombra, ne evocavano i pensieri, le paure, l’attonito stupore di fronte a tanto odio insensato, gli addii strazianti.

All'inizio il Bambino Stella è affascinato da quell'astro brillante che è spuntato sul suo petto, ma a poco a poco comprende che quella grande stella finirà per metterlo in pericolo. Presto arriva la notte e con essa i cacciatori di stelle che indossano grandi stivali neri... Per fortuna il Bambino Stella riuscirà a nascondersi e non dovrà salire su uno di quei treni che vanno lontano lontano... È così che l’autrice vuole raccontare l'Olocausto; attraverso gli occhi innocenti di un bambino che non sa, ma che sente su di sé l’enormità di un dolore troppo grande e, ai suoi occhi, incomprensibile: «Il bambino vide le grandi stelle-papà, le dolci stelle-mamma e tutte le piccole stelline salire nella notte. E spegnersi».

Confesso di aver provato una grande emozione, perché quella che udivo era, in quel momento, la viva voce delle vittime che attraverso le parole ed i volti dei loro coetanei di oggi si rivolgevano a noi, direttamente, e ci chiedevano di non dimenticarli, di non dimenticare.

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