domenica 20 gennaio 2008

Ma è proprio vero che la rottamazione delle vecchie auto fa diminuire il parco circolante? E poi, quanto costa mantenere un’auto?

Anche quest’anno la Finanziaria prevede la possibilità di rottamare le vecchie auto, ivi comprese le euro 2. L’anno precedente questa misura ha fatto registrare una buona adesione, tanto che la vendita di auto ha toccato il record storico con due milioni e mezzo di veicoli nuovi venduti in Italia.

Lo scopo di questa agevolazione, lo ricordiamo, è quello di favorire la sostituzione/rottamazione del vecchio parco auto circolante, composto ancora in misura piuttosto elevato da veicoli di tipo euro 0. In teoria quindi, a fronte della rottamazione delle vecchie auto, alla fine se ne dovrebbero contare di meno, o al più un numero pari a quello di partenza. In realtà non è così, in Italia abbiamo attualmente la più alta concentrazione di auto in Europa con l'incredibile rapporto di 58 vetture ogni 100 abitanti (ivi compresi bimbi ed anziani nonagenari), e anche l’anno scorso il numero di auto circolanti è aumentato di 200.000 unità (inchiesta di Vincenzo Borgomeo apparsa recentemente su La Repubblica).

La domanda sorge spontanea: non sarebbe stato più opportuno usare queste risorse per potenziare il trasporto ferroviario e il trasporto pubblico in genere, per scoraggiare anche l’ulteriore aumento delle auto circolanti? Ricordiamo che le risorse per il servizio ferroviario in Liguria bastano ad oggi per garantire il servizio completo fino a marzo. E dopo? Gli incentivo alla rottamazione sono minori rispetto all’anno passato, è vero, però sono ingenti e vanno a favorire l’acquisto di un bene come l’automobile, che sta rivelandosi sempre più costoso da usare e da mantenere.

Automobile, ma quanto mi costi?
Il punto è che se è vero che la mobilità caratterizza sempre di più la nostra vita, è in gran parte tramite il mezzo privato che risolviamo i nostri bisogni in tal senso. Ma a che prezzo?

Secondo una ricerca condotta nel 2006 dall’Adusbef, che teneva conto anche dell’aumento del bollo previsto dalla Finanziaria del 2007, sono circa 4000 gli euro che ci si ritrova a pagare ogni anno per mantenere ed usare la propria auto. Secondo tale indagine "le tasse che gravano su auto e moto obbligano gli italiani a spendere ogni anno il 5,6% delle proprie entrate per il mantenimento dell'automobile, tanto che il 75% delle famiglie, il cui reddito non supera i 20mila euro, è costretto a indebitarsi per sopravvivere. Inoltre, gli italiani devono mettere in conto, nei costi di gestione di un'automobile, anche la polizza Rc Auto''.Tasse
Parlando di tasse gravanti sugli automobilisti, lo studio calcola che ammontino a più di 65 miliardi di euro: ''Le voci più consistenti sono rappresentate dall'Iva, dalle accise e dalle imposte di fabbricazione dei carburanti, per le quali annualmente la spesa complessiva ammonta a circa 36,9 miliardi di euro, alla quale si deve aggiungere l'Iva sull'acquisto dei veicoli e degli accessori, per un importo pari a 8,8 miliardi di euro'', spiega l'Adusbef, evidenziando come ''le tasse applicate su auto e moto (vale a dire la tassa di proprietà o l'ex bollo) pesano sulle tasche degli italiani per 6,4 miliardi di euro''.

Manutenzione
E se le imposte rappresentano le maggiori voci di uscita, ''sostanziose'' appaiono anche le cifre relative alla manutenzione ordinaria: ogni anno gli automobilisti spendono 5,3 miliardi di euro per l'Iva sulla manutenzione dei mezzi e dei pneumatici.''Il governo continua a usare la mano pesante su auto e moto che, calcolando l'ultima stangata sui bolli e l'aumento delle revisioni, costano oltre 4mila euro l'anno, per un gettito fiscale superiore ai 65 miliardi.”

RC Auto
Se a questa somma si aggiunge l'Rc Auto si arriva a 85,5 miliardi di euro, sottolinea l'Adusbef denunciando come l'effetto degli aumenti delle spese gravanti sui trasporti conduca a un singolare paradosso: in Italia su un parco circolante di 33 milioni, 21 milioni di utenti pagano spese annue superiori al valore del bene assicurato.

Ecco una tabella, secondo le stime elaborate dall'Adusbef, con elencate le voci di spesa per tasse ed assicurazione di auto e moto:

TASSE E IMPOSTE TOTALE ANNUO SU AUTO E MOTO (dati in miliardi di euro) -----------------------------------------------------------------------Iva e imposte di fabbricazione su carburanti 36,900
Iva su acquisto veicoli e accessori 8,800
Tasse automobilistiche e moto (ex bolli) 6,400
Iva su manutenzione e gomme 5,300
Tasse varie si Rc auto 4,800
Tasse e Iva sui parcheggi 1,200
Iva sui pedaggi autostradali 0,950
Altri oneri 1,500
Premi annui Rc auto 2005 19,650
----------------------------------------------------------------------------------------------- TOTALE (spesa media annua 4.071 euro) 85,500


All’inchiesta dell’Adusbef fa eco un’altra ricerca pubblicata su Il Corriere della Sera del 24 ottobre 2006 dove si calcola che la spesa media annua per famiglia ammonterebbe a ben 7175 euro, dovuta al fatto che per ogni famiglia si contano in media 1,5 auto.

BENZINA +45%, GASOLIO +64%
E se le spese annuali per l’acquisto della vettura sono scese rispetto a vent’anni fa, sono le spese di gestione ad aver subito un vertiginoso aumento: assicurazione, officina, carburanti, pratiche auto, sosta, e tasse sono passati da 2.229 a 3.109 euro complessivi. La pressione fiscale è giudicata dallo studio «molto gravosa» ed è stimata intorno al 30% della spesa complessiva. Nel periodo 1985-2004 l'utilizzo del gasolio è quasi triplicato, ma negli ultimi dieci anni la benzina è aumentata del 45% e il gasolio del 64%. In diminuzione risultano invece i costi della manutenzione.

TASSE E ASSICURAZIONE
Esponenziale è stata la crescita dei costi medi annui per la sosta, che valgono circa il 30%, quanto le tasse automobilistiche. I costi per l'assicurazione Rca auto, tenendo come base l'indice Istat, hanno subito un aumento del 73,1% nel periodo 1995-2000 e del 33,3% nei successivi cinque anni. Circa l'utilizzo degli automezzi, si è passati dagli 8.500 km annui del 1985 ai 10.500 del 2005 per le auto a benzina, mentre nell'analogo periodo per le autovetture a gasolio l'utilizzo è passato da 19 mila a 20.500 km annui.

Conclusioni: è tempo di voltare pagina?
Per il 2008 si annunciano altri rincari sui carburanti e sui pedaggi autostradali, mentre a fine 2007 si è già verificato il raddoppio dei costi di revisione, passato da 25,82 a 45 euro che però per il cliente finale si trasformano in 64,70 euro comprensivi di diritti vari. Il petrolio ha sfondato la quota fatidica dei 100 dollari al barile ad inizio d’anno, ed è attualmente intorno ai 92 dollari. A questo punto ci chiediamo: può la mobilità del nostro Paese (e buona parte della sua economia) continuare a reggersi unicamente sul petrolio? Non sarà il caso di iniziare a diversificare le fonti energetiche investendo su quelle rinnovabili e in parallelo sulla mobilità collettiva, rendendola finalmente efficiente ed appetibile per le molte migliaia di pendolari che userebbero i mezzi pubblici, se solo funzionassero?

E’ chiaro che la massa di automobilisti esistente costituisce una bella mucca da mungere per molti soggetti, pubblici e privati: l’automobilista grida, strepita, ma alla fine paga. In base a questo assioma, è difficile rinunciare ai proventi che ne derivano, ma è bene anche dire che i benefici a breve termine (per pochi) si trasformano in danni (per molti) nel medio e lungo periodo: congestione, inquinamento, aumento delle malattie polmonari e respiratorie, specie nelle città.

Non si tratta certo di criminalizzare l’auto, ma solo di riequilibrarne l’utilizzo sostituendola, là dove è possibile ed economicamente sostenibile, con mezzi collettivi poco inquinanti e con buone velocità commerciali. Questo è il caso evidentemente dei centri urbani e delle zona densamente abitate, che possono fruire di diverse tipologie di mezzi, facilmente integrabili tra loro: autobus, filobus, treno, metropolitana, ecc. Il vantaggio sarebbe molto evidente, anche in termini economici per le famiglie.

Purtroppo una male intesa “decentralizzazione” ha promosso nel recente passato una polverizzazione del tessuto urbano, specie nelle zone periferiche, che ha reso molto difficile organizzare in modo efficace il trasporto pubblico, rendendo obbligatorio per i lavoratori e gli abitanti l’uso del mezzo privato: basti pensare a Quezzi, a Genova, o, più recentemente, a certi interventi sulla collina di Nervi (ma anche a certi comuni della cintura milanese e romana, e mi fermo qui con gli esempi). Anche questa problematica, di natura squisitamente urbanistica, non può che essere affrontata nel futuro, progettando interventi di recupero dell’esistente per riaccorpare, là dove possibile, tessuti urbani sfilacciati e privi di servizi soddisfacenti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

People should read this.

Condividi