domenica 4 ottobre 2009

Pierluigi Bersani, per dare un senso a questa storia

Partito Democratico, il progetto
(intervento in occasione del Congresso Provinciale del Tigullio)

Il PD è la più grande intuizione politica degli ultimi 20 anni.

E’ il risultato di una elaborazione lunga e faticosa che ha attraversato un periodo ben più ampio e che trae le sue radici nei movimenti di emancipazione popolari e operai di fine ottocento.

Quei movimenti, di diversa ispirazione, laica e cattolica, si riconoscevano tutti, già allora, nell’ideale comune di una società più giusta e più equa.

Una società che sapesse riconoscere a tutti pari dignità e opportunità di riscatto sociale.

Una società dove venisse riconosciuta la dignità del lavoro e dei lavoratori, e sconfitto il loro brutale sfruttamento.

Una società che vedesse tra i suoi compiti principali la riduzione degli squilibri che, allora come oggi, erano enormi.

Ricordare queste radici non è voler tornare al passato, è semmai un modo per ritrovare il senso di una storia che, oggi, si chiama Partito Democratico.

Il Partito Democratico si propone quale sintesi nuova di quegli ideali. Un partito nuovo eppure consapevole della sua storia, alla quale guarda con l’orgoglio di chi ha combattuto lungamente per i diritti dei più deboli, di coloro che hanno sempre faticato a far sentire le loro ragioni.

Anche oggi c’è bisogno di noi, anche oggi bisogna rappresentare le ragioni di chi è oppresso, sfruttato, discriminato.

Occorre più che mai combattere l’egoismo e l’individualismo che la destra propone quale nuovo pensiero unico.

Anche per questo è nato il Partito Democratico.

E tuttavia, molte delle speranze che il PD alla sua nascita aveva suscitato sono andate deluse, e alla massiccia partecipazione degli italiani alle primarie non ha fatto poi seguito una azione di coinvolgimento nella vita del partito.

I mesi che hanno seguito le primarie sono passati senza che a quell’evento seguissero le necessarie conseguenze: il tesseramento, ma anche la mobilitazione ed il coinvolgimento delle persone sui temi in discussione nel Paese.

Sono state deluse molte aspettative, non si è dato seguito al necessario radicamento e non si sono valorizzate tutte le potenzialità che le primarie hanno chiaramente evidenziato.

Il partito non ha saputo dialogare con il Paese, non ha saputo dialogare con le categorie sociali di riferimento: operai, impiegati, piccoli imprenditori, studenti e anziani. Ha perso il contatto con la realtà e non ha saputo costruire una alternativa credibile al pur rozzo progetto politico della destra.

Alle scorse elezioni abbiamo avuto una perdita di 4 milioni di voti, e se sarebbe ingeneroso oltre che ingiusto attribuire tale risultato unicamente al segretario e ai suoi stretti collaboratori, tuttavia non possiamo rilevare come esso sia anche figlio di una gestione del partito che si è rivelata, di fatto, deludente.

Non c’è solo questo. Il PD non ha saputo esprimere, su questioni fondamentali, una linea di pensiero chiara e facilmente riconoscibile dalla gente, da coloro che non usano e non capiscono il politichese. Una linea che permettesse di capire cosa il PD intendeva fare e le azioni che avrebbe portato avanti concretamente.

Alcuni esempi: su testamento biologico e bioetica spesso la voce del PD è stata incerta, e anche sui temi del lavoro e dei rapporti con il sindacato la posizione del partito non ha avuto la chiarezza necessaria. Su questi, come su molti altri temi, le persone si aspettano posizioni chiare, perché è solo a partire da una interpretazione ben definita di una questione che si possono poi sviluppare linee di azione efficaci, in grado di tradursi in atti concreti e nei quali ci si possa identificare, collaborando in prima persona alla loro realizzazione e diffusione.

Così si crea il consenso, e si radica il partito, così si portano avanti e si diffondono le nostre idee sul mondo e sulla società.

Da dove ripartire

1) Occorre ridurre le disuguaglianze e valorizzare davvero il merito

2 aspetti caratterizzano oggi la nostra società:
· cattiva distribuzione della ricchezza
· blocco della mobilità sociale

Occorre una moderna rete di sicurezza sociale, una grande riforma del welfare che riduca questi squilibri e sblocchi la mobilità sociale

-promuovendo processi univoci di inserimento e di stabilità del lavoro;
-dando sostegno alle famiglie;
-offrendo un reddito minimo di inserimento;
-estendendo la qualità del sistema sanitario e rendendolo sostenibile;
-aiutando i non autosufficienti;
-innalzando la qualità dei servizi
-dando sostegno al lavoro femminile

-portando avanti una seria lotta all’evasione fiscale
-promuovendo nuove liberalizzazioni (liberalizzazione non significa liberismo)
-riconoscendo il ruolo centrale della scuola nella formazione e nell’integrazione

2) Legalità

Legalità è democrazia, sono le regole contro la legge della giungla

La crisi della legalità erode le basi dell’organizzazione civile: mafie, abusivismo, diritti che diventano favori, clientele e familismi, violenze grandi e piccole contro i deboli e gli sfruttati: donne, anziani, disabili, immigrati.

La legalità è per tutti, o non è legalità. Ristabilire questo principio è una priorità assoluta per la tenuta della democrazia.

Occorre riformare la PA per renderla più efficiente, ma senza insultarla. Al contrario il vero scopo della destra è distruggere tutto ciò che è pubblico, privatizzare il più possibile e spogliarsi di ogni responsabilità nei confronti dei cittadini.

3) Laicità

E’ la via maestra di una convivenza plurale e fondata sul rispetto delle diverse opinioni. La condizione è che tutti accettino un comune spazio pubblico di confronto e di incontro dove gli unici principi non negoziabili sono la Carta Costituzionale e la Carta dei Diritti dell’Uomo.

Non si può accettare un pensiero che fa dell’esclusione degli immigrati un’azione di governo. Essi rappresentano un tassello importante dell’economia e non possono essere accettati solo per essere sfruttati quasi fossero dei macchinari: braccia, non uomini. Come trattavano noi un tempo, quando emigravamo negli altri paesi.

4) Vocazione maggioritaria
Il PD deve esprimere un progetto che abbia una vocazione maggioritaria e che sia in grado di riunire tutte le forze riformiste.

Il bipolarismo non è il bipartitismo. Occorre rafforzare il modello parlamentare e risolvere il conflitto di interessi.

5) Il Partito

Vecchio-Nuovo

· Vi è chi dice di rappresentare il nuovo, mentre altri rappresentano il passato, la nostalgia per ciò che fu. Tuttavia tutti coloro che si propongono in qualità di leader, e specie coloro che hanno maggiori possibilità di essere i prescelti, hanno alle spalle una storia.

· Questo non è tra l’altro un fatto negativo, in quanto nessuno che non abbia una esperienza di peso come dirigente politico può realisticamente accreditarsi a possibile segretario del PD.

· La vera questione è però se essere davvero un partito: essere cioè una libera associazione di cittadini dotata di identità riconoscibile, organizzazione interna, radicamento sociale, luoghi di discussione e di partecipazione, nonché di regole liberamente accettate e condivise.

· Non aver chiarito questi punti fondamentali ha indebolito il cammino iniziale del PD. Oggi è tempo di cambiare, ripartendo proprio da qui, e porre basi molto più solide per ricominciare la costruzione del PD.

· Occorre costruire questa identità lavorando davvero sui territori, nei circoli, chiamando a raccolta quanti ancora si riconoscono in questo progetto e desiderano partecipare donando un po’ del loro tempo e del loro ingegno a questo che deve diventare il “loro” partito.

· Questo non significa chiudersi, ma dotarsi della struttura organizzativa che ti permette di aprirti alla società con iniziative e azioni mirate;

· Questo ci chiedevano anche i partecipanti alle primarie, ma non abbiamo saputo cogliere il messaggio, e ora non possiamo più permetterci di deluderli nuovamente

· A differenza della destra, non abbiamo bisogno di leader soli al comando, ma di segretari, a tutti i livelli territoriali, che siano forti perché dotati di vero consenso, un consenso che si misura nella capacità di rappresentare, ossia di dare ascolto e voce a tutti gli iscritti e nel saper cogliere la domanda di partecipazione alle scelte del partito che troppo spesso, negli ultimi tempi, non ha trovato risposta.

· Andiamo incontro ad una stagione in cui sarà necessario mobilitarci e mobilitare, e ogni forma di partecipazione dovrà essere incoraggiata per sostenere le nostre idee e le nostre battaglie.

· Per questo e per molto altro ancora, e posto che chiunque sarà il prescelto, saremo tutti uniti per sostenerne l’azione, credo che Pieluigi Bersani sia il candidato giusto a guidare il PD in questo difficile periodo.

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