domenica 18 maggio 2008

Immigrazione: e’ la clandestinità che genera illegalità

Maroni: “Nessuna sanatoria ma terremo conto delle badanti”.
Questa frase, riportata tra virgolette sulla Repubblica di stamane, domenica 18 maggio, mi ha fatto sorgere alcune riflessioni sul tema dell’immigrazione.
Di tutte le categorie di lavoratori, solo le badanti sono prese in considerazione. Perchè proprio le badanti? Forse perché, essendo donne, sono percepite come meno problematiche, in termini di sicurezza, rispetto agli uomini?
Certo, accudiscono gli anziani che spesso vivono soli e surrogano così le famiglie di origine e i servizi sociali, indubbiamente più costosi per la comunità. In molti casi, sanno prendersi cura degli anziani usando loro un rispetto e un’attenzione che la nostra società ha smarrito nel vortice consumistico che la caratterizza.
Vi sono però molte altre categorie di immigrati clandestini che trovano lavoro ad esempio nell’edilizia e nell’agricoltura, tanto per fare due esempi: perché questi lavoratori non vengono riconosciuti come risorsa per l’economia? Eppure sono tantissimi, ce ne accorgiamo specie quando muoiono nei cantieri.
Che siano una risorsa lo si capisce anche sapendo quanto percepiscono: pochi euro all’ora, sfruttati dai caporali che decidono chi lavora e chi no. Sono inoltre facilmente ricattabili, proprio per la loro condizione di clandestinità: difficile, se non impossibile, in queste condizioni, rivendicare diritti, sicurezza, rispetto delle regole.

E poi, cosa significa nessuna sanatoria? Se riconosco il ruolo di queste categorie all’interno della società italiana, dovrò pure farlo ufficialmente, altrimenti si dovrebbero ipotizzare forme di regolarizzazione per così dire parziali, comportanti magari minori diritti rispetto a quelle classiche…

All’interno del Governo si parla di “straniero risorsa” distinto da “straniero problema”: mi pare una giusta distinzione, però come li si può distinguere, a priori? Ossia, è dimostrato che solo una esigua minoranza di stranieri venga in Italia con il preciso intento di delinquere. La maggior parte di essi arrivano portando il sogno di una vita migliore, e sono pronti a lavorare anche duramente per realizzare quel sogno. Le leggi attuali impediscono però che il lavoratore senza regolare permesso di soggiorno possa essere messo in regola, salvo tornare nel paese d’origine e attendere, anche per mesi, di essere richiamato dal datore di lavoro attraverso la complicata trafila prevista dalla legge.

In queste condizioni, è purtroppo facile che alcuni di essi cadano nella rete della criminalità organizzata, contribuendo così ad aumentare l’insicurezza e il senso di disagio che serpeggia tra la popolazione.

Come trovare soluzione a questo problema? Innanzitutto cambiando l’attuale legge: si potrebbe ad esempio ipotizzare che un immigrato, arrivato con un visto turistico o per studio, avesse un tempo a disposizione (tre mesi, sei mesi, ecc.) per trovare un lavoro regolare. A garanzia della sua sussistenza, dovrebbe aver versato in una banca una somma stabilita per pagare le spese di vitto e alloggio durante il periodo di ricerca del lavoro (è una pratica in uso anche in altri Stati europei, ad esempio nel caso di permessi-studio). A questo punto riceverebbe un permesso temporaneo e potrebbe dedicarsi alla ricerca del lavoro senza timori di essere irregolare, sapendo che una volta trovato il lavoro e firmato il contratto, questo darebbe diritto ad un permesso di lungo periodo.

Nel caso il lavoro non venisse trovato entro il periodo stabilito, l’immigrato dovrebbe tornare in patria, potendo ritentare ad esempio l’anno successivo. In caso non rispettasse queste regole, l’accesso all’Italia gli verrebbe precluso anche in futuro.

Penso che in questo modo si scoraggerebbe lo sfruttamento dei clandestini così come il business dei viaggi della speranza fatti sui gommoni e i barconi che tanti morti hanno già causato nei nostri mari. I denari dati alla mafia dei clandestini verrebbero portati in Italia e utilizzati regolarmente, dando anche dei benefici alla nostra economia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Sonia,

credo che nei confronti dell'argomento immigrazione ci
sia, da parte di tutti, l'interesse a nascondere il reale problema. Mi
spiego: al di là del fatto che certamente ci sia una parte di persone
che entrano in clandestinità (entrarvi in regola è praticamente
impossibile se non per persone che appartengono a ceti sociali medi)
con l'obiettivo di delinquere, sono certo che la maggior parte di essi
arriva in Italia con l'intenzione di integrarsi.
Accettata questa
affermazione c'è da chiedersi perchè questo processo di integrazione
avvenga con tale difficoltà. Personalmente ritengo che non sia colpa
della diversità di cultura, che certamente conta, ma del fatto che gli
italiani stessi - che indicano gli immigrati come responsabili di tutti
i mali dell'Italia - reclutano i clandestini come manovalanza a nero
per farli lavorare nelle proprie aziende.
Questa è gente come noi che
ha bisogno di sfamare se stessi e i propri figli, non credo che vengano
tutti in Italia a gozzovigliare al sole, in attesa che qualcuno pensi
caritatevolmente alla loro salute. Se non ci fosse da lavorare, anche
nelle condizioni di peggiore sfruttamento non verrebbe nessuno...
Perchè, allora, invece di nasconderci, come al solito, dietro un dito
non affrontiamo seriamente
il problema colpendo le persone che
SFRUTTANO gli immigrati clandestini?

Andrea

Anonimo ha detto...

Ciao Sonia, come sempre la tua analisi è precisa e puntuale. Non riesco proprio a capire come si possa pensare che il problema dell'illegalità, e quindi della sicurezza, nel nostro paese si possa risolvere regolarizzando solo una parte dei lavoratori stranieri che in Italia vivono e producono attività. Sicuramente è una questione di immagine, perchè come giustamente sottolinei tu, permettere solo alle donne clandestine di vivere nel nostro paese èpuò essere molto rassicurante. Mi chiedo però se non si pensa che una buona parte di queste lavoratrici hanno una famiglia e che sicuramente, se appena possono, con questa famiglia intendono continuare a vivere.Con buona pace dei nostri governatori, che saranno costretti comunque a vedere il nostro paese "invaso" da persone di sesso maschile che fanno parte della vita di queste lavoratrici. E di bambini che potranno essere iscritti agli asili italiani, nonostante il sindaco Moratti... Detto questo, con il mio lavoro sono costretta troppo spesso a verificare l'esistenza di situazioni assolutamente inconciliabili con una società moderna. I casi di manovalanza clandestina e sottopagata nell'edilizia si moltiplicano, per non parlare di zone nel meridione dove, se non ci fosse "l'uomo nero", probabilmente anche coloro che in queste zone sono nati e cresciuti, avrebbero serie difficoltà a vivere una vita dignitosa. Sempre nel mio ambito lavorativo, ho potuto verificare che ormai alcuni settori di attività nel nostro paese sono svolti quasi esclusivamente da stranieri, i quali suppliscono così alla mancanza assoluta di lavoratori italiani in questi settori. Se si riuscisse a guardare con occhi diversi la presenza degli stranieri che chiedono solo di poter lavorare, sicuramente si creerebbero le condizioni per far sì che ci sia una netta demarcazione fra le persone che intendono vivere una vita regolare e quelle che invece vogliono continuare a vivere nell'illegalità. Invece così si rischia solo di fare " di tutta l'erba un fascio", senza risolvere peraltro il problema della sicurezza,, perchè credo sia molto più facile indirizzare i controlli su un minor numero di persone piuttosto che sull'intera comunità degli stranieri che vivono nel nostro paese. D'altra parte sono convinta che chi ha intenzione di vivere nell'illegalità nel nostro paese, non cerchi lavoro, almeno non regolare perchè quest'ultimo significherebbe essere in qualche modo "schedato" all'interno della nostra società. Significherebbe far parte della vita del nostro paese in maniera consapevole e quindi di avere dei diritti, ma anche dei doveri. Come ben immagini dalla mia risposta anche un po' prolissa, il tema dell'immigrazione mi coinvolge molto.Credo sia doveroso che il partito di cui entrambe facciamo parte abbia il dovere di occuparsi in modo serio e costruttivo di questa questione senza lasciarla completamente ad appannaggio del centro destra che ne sta facendo solo una campagna demonizzante nei confronti delle migliaia di persone che cercano di venire nel nostro paese per realizzare il sogno di una vita migliore.
Ciao e buona giornata
Lorena

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