sabato 17 maggio 2008

I Circoli del PD: salotti o officine?

Il PD è un partito giovane, nato da pochi mesi e fatto dalle tante persone che hanno creduto in un progetto che guarda al futuro e mette al centro valori quali le pari opportunità, la giustizia sociale, il rispetto delle regole, la solidarietà, la dignità del lavoro, il pluralismo delle idee, per non citarne che alcuni.

La recente sconfitta elettorale è pesante, soprattutto se si considera il risultato complessivo, accorpando le diverse forze che hanno costituito le alleanze. Possiamo tuttavia considerare il risultato ottenuto come una buona base per preparare quelle che saranno le prossime scadenze elettorali, ed agire subito di conseguenza.

Si tratta di ripartire da qui, e le analisi fin qui condotte hanno tracciato un quadro abbastanza chiaro delle cause: delusione della precedente esperienza, paura del futuro, sfiducia nelle ricette proposte dal centro sinistra, percepite come vaghe e poco incisive, incapacità di intercettare quelle che sono le istanze primarie della popolazione, istanze che diventano sempre più “di base” a mano a mano che la percezione dell’insicurezza socio-economica aumenta nella nostra società.

La casa, il lavoro, i rapporti con il sindacato, la convivenza con gli immigrati, la burocrazia, la sanità, la scuola, i trasporti, l’acqua, lo smaltimento dei rifiuti…e tante altre cose ancora, sono temi di cui partiti di destra si sono impossessati brandendoli come clave. Hanno fornito risposte per lo più rozze e di corto respiro, proponendo una visione della società totalmente ripiegata su se stessa, rigidamente sulla difensiva ed incapace di affrontare le sfide che la modernità le pone davanti. Una visione destinata a rivelarsi perdente nel lungo periodo, eppure affascinante per chi, incapace di adattarsi a cambiamenti tanto rapidi e sconvolgenti, pensa di potersi opporre al declino della propria posizione socio-economica innalzando steccati fatti di dazi e protezionismi burocratici.

Detto questo, bisogna riconoscere finalmente che i problemi ci sono e vanno affrontati seriamente, con pazienza e tenacia, andando ad auscultare il grande cuore malato della nostra società. I sintomi di una malattia seria sono evidenti: quando il Censis parla di “familismo amorale”, parla di una società dove è diffusa la sfiducia nelle istituzioni, dove è smarrito il concetto di “bene comune”, dove l’individuo è in perenne lotta con il resto del mondo ed è opprimente il senso di solitudine e di spaesamento nei confronti di ciò che sta appena al di fuori della propria cerchia domestica.

E’ chiaro che senza un recupero della dimensione collettiva della società non sarà possibile portare avanti un progetto come quello del PD, che nella tradizione delle sue componenti di origine e nei suoi valori fondanti ha ben radicata una forte tensione verso il bene comune e una visione solidaristica dei rapporti tra i cittadini.

Penso che, a tal proposito, sia fondamentale il ruolo che i Circoli debbano avere quali anello di congiunzione tra le istanze locali e territoriali e le proposte del partito, che si traducano poi in azioni in grado di dare risposte concrete a quelle istanze.

E’ necessario che i Circoli si aprano il più possibile ad occasioni di incontro e di ascolto con la cittadinanza, non solo con i militanti, ma con quanti vorranno comunicare disagi e condividere proposte. Penso naturalmente al “Popolo delle Primarie” che dopo l’entusiasmo della votazione di Ottobre non è stato mobilitato a sufficienza: come coinvolgerlo a discutere e a partecipare, come riuscire a farlo esprimere e a contribuire al dialogo tra PD e società?

I Circoli possono e devono essere elementi catalizzatori della vita sociale, spazi aperti al dialogo e al dibattito su temi quotidiani, oltre che su temi di più ampio respiro. Pensare globale ed agire in locale: questa è una formula forse già molto sentita, ma che io ritengo sia sempre attuale, anche perché non la si è applicata a dovere, la si è usata più come uno slogan che come un metodo operativo.

I Circoli possono (a mio avviso devono) svolgere un ruolo di promozione culturale e politica circa le azioni da mettere in campo nei confronti del territorio di competenza, devono promuovere incontri con Amministratori locali e nazionali, che a loro volta non possono sottrarsi ad un confronto franco e diretto in ordine alle tematiche sulle quali sono chiamati a svolgere azione di governo.

Da Amministratore penso fra l’altro che sia questo un utilissimo esercizio di ascolto e comprensione delle tematiche che interessano davvero la popolazione: perché questo, non dimentichiamolo, siamo tenuti a fare, ad amministrare nel modo migliore possibile la Cosa Pubblica. E, per farlo, occorre prima di tutto conoscere il territorio e le sue esigenze, monitorandone i cambiamenti, perché nulla è dato per sempre. Se lo si fosse fatto con più continuità, probabilmente il risultato delle elezioni sarebbe stato diverso.

Ora è il momento di ripartire, e i Circoli devono essere le fucine di questo cambiamento: volendo proporre un calendario di azioni da mettere in campo, suggerirei senz’altro che ogni Circolo si dotasse di una lista di temi da trattare a livello locale, per compiere analisi e formulare proposte da sottoporre in seguito alla popolazione mediante pubblici incontri e iniziative cui invitare anche esperti nelle varie materie e gli amministratori competenti per tematica e territorio.

Le competenze vanno costruite giorno per giorno, e le risposte saranno valide solo se deriveranno da un lavoro approfondito sulle diverse tematiche, un lavoro che sappia tenere conto delle complessità che caratterizzano ciascun ambito.

Questo non significa ovviamente una parcellizzazione dell’azione unitaria che il PD deve trovare, perché al contrario, i vari radicamenti territoriali troveranno sintesi e unitarietà nei valori fondanti il nuovo partito, ma varie declinazioni.

In questo modo, le istanze locali potranno trovare la giusta collocazione all’interno di un quadro più generale, senza essere schiacciate o cancellate, e saranno al contrario la linfa vitale circolante nel PD in grado di diffondersi dalla periferia fino al centro, e viceversa, in un continuo e fecondo scambio di esperienze continuamente vive e rinnovate, capace di stare al passo con la società e con i suoi continui cambiamenti.

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