domenica 28 febbraio 2010

L’Italia è una repubblica fondata sull’automobile. Libera scelta? Necessità? Con quali costi economici e sociali? L’alternativa possibile.

In occasione della giornata senza traffico indetta in molti Comuni del Nord Italia, una riflessione sulla mobilità in Italia e sulle possibili alternative all’attuale sistema basato sull’uso dell’auto privata: una scelta libera o motivata dalla necessità? E ancora: ci conviene questo sistema oppure stiamo pagando complessivamente un prezzo troppo elevato?

E’ arrivata, tra le polemiche, la domenica senza auto in molti Comuni della Valle Padana. Il motivo lo conosciamo, livelli di smog altissimi al punto da preoccupare seriamente le autorità che vigilano sulla salute pubblica. Il problema è noto, ed è il frutto di anni di mancata programmazione su diversi fronti.Appare evidente che, in situazioni di forte urbanizzazione, il sistema della mobilità basato in gran parte sull’auto privata evidenzia molti problemi: malattie legate all’inquinamento, incidenti stradali (con i relativi altissimi costi sociali) e altri ingenti costi sostenuti dai singoli cittadini e dalle famiglie per manutenere i mezzi di trasporto privati, che si sommano a quelli devoluti tramite la fiscalità generale al mantenimento del sistema dei trasporti pubblici.

L’aver poi disseminato le campagne di periferie senza una adeguata programmazione urbanistica ha reso praticamente obbligata per migliaia di cittadini la scelta di usare il mezzo privato, mentre le città vedono un enorme patrimonio edilizio (20 milioni di vani vuoti) sempre più sottoutilizzato a causa dei prezzi altissimi delle locazioni e delle vendite.

Quanto costa l’inquinamento?
Costi socialiCittaitalia, la fondazione che sviluppa le ricerche per l'Associazione nazionale dei comuni, ha fatto un'indagine approfondita nelle quindici principali città d'Italia arrivando a calcolare 2.6 miliardi di euro persi per il lento movimento fra casa e ufficio, la benzina consumata senza aver percorso nemmeno un metro, la mancata produttività e i danni ambientali. A quest'enorme cifra di denaro vanno aggiunti 3 miliardi di euro per gli incidenti stradali: mezzo punto di Pil bruciato. E se si estendesse l'indagine a tutto il Paese, solo in incidenti stradali si arriverebbe a 15 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di Pil. Alcuni esempi: a Roma il costo per abitante è in media di 1.351 euro all’anno, a Napoli si arriva a 905 euroe a Genova a 881 euro e calcola, oltre ai costi del carburante, anche gli oneri ambientali e i costi privati.

Salute e inquinamento
Secondo il recente dossier diffuso dai Verdi, in Italia per inquinamento ambientale si piangono ben 7.400 morti all’anno, ovvero, almeno 20 italiani ogni giorno muoiono per queste cause, fatto questo che si riflette anche su un immane costo sociale pari a 4 miliardi e mezzo di euro divisi, quasi equamente, fra spese sanitarie e giornate di lavoro perse. “Un sostanziale numero di decessi, ricoveri ospedalieri e disturbi respiratori, specie nei bambini, sono attribuibili all’inquinamento atmosferico urbano”. L’ordine di grandezza “è delle migliaia o decine di migliaia di casi per anno nelle otto maggiori città italiane”. Complessivamente, secondo diversi studi scientifici (Misa 2-Epair), sottolinea il dossier dei Verdi, “il numero di decessi provocati in tutta Italia dagli inquinanti come Pm10, NO2, CO, O3 sono intorno a 7.400 l’anno. 20 persone al giorno muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico nel paese. Una gravissima emergenza sanitaria”.

Quanto costa aver scaricato il problema trasporti sui singoli cittadini?
Oltre ai costi per salute e perdita di giornate lavorative, sono altrettanto alti i costi che gli Italiani devono sostenere per potersi spostare in auto.

Costi di acquisto e di mantenimento
Nel decennio 1994-2004 il prezzo di un'autovettura media è aumentato del 36%. Ancora più rilevante è stato l'incremento dei costi di esercizio che nello stesso periodo hanno fatto registrare una crescita del 40%. Questi tassi di incremento vanno valutati tenendo conto che nello stesso periodo l'aumento del livello generale dei prezzi al consumo è stato, secondo l'Istat, del 30%. Questi dati derivano da un'analisi condotta dall'ufficio studi di LeasePlan Italia, azienda leader nel noleggio a lungo termine, che ha posto a confronto i dati ufficiali pubblicati dall'Aci sui costi di esercizio nel 1994 e nel 2004.

Il maggior incremento ha riguardato i premi per l'assicurazione R.C., che nel 1994 erano la quarta voce di spesa (dopo ammortamento, carburante e manutenzione) e che, con una crescita di ben il 210%, balzano al secondo posto nel 2004 e al primo posto nel 2008 (+134%). Sempre nel 2008, al secondo posto troviamo il costo per i carburanti (+ 45%) e, staccati tra loro solo da qualche punto percentuale il “terzetto” bollo (+ 18%), pneumatici (+ 14%) e spesa di ammortamento (+12%).

Secondo l’Adusbef, già nel 2006 mantenere un’auto costava annualmente ben 4000 euro a famiglia. Considerando i soli costi vivi (al netto quindi dei costi di ammortamento dell'acquisto di un'auto) chi usa i mezzi pubblici spende quattro volte di meno, in media, rispetto a chi usa l'auto.
"Le tasse che gravano su auto e moto - denunciava l’associazione - obbligano gli italiani a spendere ogni anno il 5,6% delle proprie entrate per il mantenimento del veicolo, tanto che il 75% delle famiglie, il cui reddito non supera i 20mila euro, è costretto a indebitarsi per sopravvivere. Inoltre, gli italiani devono mettere in conto, nei costi di gestione di una vettura anche la polizza Rc Auto".

A gravare sugli utenti, sia automobilisti sia motociclisti, secondo l’associazione, sono soprattutto voci come l’Iva, le accise e le imposte di fabbricazione dei carburanti, per le quali annualmente la spesa complessiva ammonta a circa 36,9 miliardi, a cui bisogna sommare l’Iva sull’acquisto dei veicoli e degli accessori, per un importo pari a 8,8 miliardi di euro. Ma se le imposte rappresentano le maggiori voci di uscita, sostanziose appaiono anche le cifre relative alla manutenzione ordinaria: ogni anno gli automobilisti spendono 5,3 miliardi per l’Iva sulla manutenzione dei mezzi e dei pneumatici. "Il governo continua a usare la mano pesante su auto e moto che, calcolando l’ultima stangata sui bolli e l’aumento relativo alle revisioni, costano oltre 4mila euro l’anno, per un gettito fiscale superiore ai 65 miliardi.

E se a questo si aggiunge l’Rc auto si arriva a 85,5 miliardi", sottolinea l’Adusbef, denunciando come l’effetto degli aumenti delle spese che gravano sui trasporti conduca a un singolare paradosso: in Italia su un parco circolante di 33 milioni di veicoli, 21 milioni di utenti pagano spese annue superiori al valore del bene assicurato.L’ACI stima del resto che ben un quinto delle imposte incamerate dallo Stato derivino dall’industria dell’auto: possiamo ben dire che l’Italia è una Repubblica fondata sull’automobile. Ma è davvero un modello vantaggioso per il nostro Paese?

Cosa fare?
Molto probabilmente è tempo di riconsiderare molto attentamente l’organizzazione delle nostre città e del nostro territorio, e impostare una pianificazione che sappia dare risposte nel breve, nel medio e nel lungo termine.

Alcuni esempi di interventi possibili
Riorganizzazione radicale della rete del trasporto pubblico;
Riformare il sistema di distribuzione urbana delle merci;
Incentivare l'acquisto di auto di piccola taglia e cilindrata con sistemi di alimentazione alternativi (ibridi o a metano);
Incentivare l’uso del car-sharing;
Potenziare le ferrovie, migliorando le catene logistiche nel loro complesso, piuttosto che la semplice velocità su tratte tra loro separate;
Predisporre sistemi di mobilità integrata tra diversi tipi di trasporto;
Promuovere interventi di ridensificazione urbana per ridurre le distanze tra centri e periferie e ottimizzare la dotazione infrastrutturale e di servizi;
Incentivare la messa sul mercato di appartamenti vuoti per essere affittati;
Ridistribuzione dei servizi e studio del mix di funzioni nei quartieri cittadini;
Promuovere la filiera corta (prodotti del territorio, artigianato locale, ecc.);
Promuovere il telelavoro e tutte le tecnologie che permettano di ridurre gli spostamenti fisici, quali ad esempio le videoconferenze. Questo permetterebbe enormi risparmi anche sui tempi e i costi di viaggio, sia nel pubblico, sia nel privato.

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