sabato 6 marzo 2010

8 Marzo: nel ricordo di tutte le donne che lottarono e ancora lottano per i diritti, il lavoro, la dignità

L’8 marzo prossimo è il centenario di una ricorrenza, la Giornata Internazionale della Donna, che fu celebrata per la prima volta nel 1910 su iniziativa di Clara Zetkin a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste.

La Giornata della Donna fu istituita per invitare alla riflessione sulla condizione femminile e per organizzare lotte che portassero al miglioramento delle condizioni di vita delle donne: così l’8 marzo assunse nel tempo una importanza mondiale, diventando il simbolo della lotta contro le vessazioni e le ingiustizie subite per secoli.

Molti anni sono passati da quel giorno, e anche questa ricorrenza, al pari tante altre, ha subito una involuzione in senso puramente consumistico e commerciale, venendo anche svilita nel suo senso più profondo e ridotta a occasione di intrattenimenti di dubbio gusto.

Eppure le condizioni che resero l’8 marzo una giornata così importante non sono state rimosse: le donne subiscono ancora molte ingiustizie e discriminazioni e sono spesso oggetto di violenza fisica e psicologica.

Secondo quanto riferisce l’ONU in un recente rapporto, due terzi della popolazione femminile adulta del mondo non sa leggere e scrivere. Ogni giorno muoiono di parto 1500 donne e vi sono paesi dove le donne hanno meno diritti degli uomini.

Venendo all’Europa, un'indagine conoscitiva dell'Istat ha mostrato che con il protrarsi della crisi economica, le condizioni del mercato del lavoro sono andate peggiorando in particolare per il lavoro femminile, il cui tasso di occupazione nell'insieme dei paesi dell'Ue ha registrato, nel corso del 2009, progressivi arretramenti, posizionandosi al 58,7 %.

Per l’Eurispes il ruolo e la condizione della donna oggi in Italia presentano il rischio di una pericolosa involuzione culturale, sociale ed economica.

Anche sul piano culturale, le rilevazioni effettuate dall’Eurispes mostrano la persistenza di vecchi incrostazioni e luoghi comuni: pensiamo, solo per fare un esempio, a quel 40% di uomini che ritiene che la cura della casa sia soprattutto compito della donna.

In materia di spesa pubblica per la famiglia, la casa e l’esclusione sociale, l’Italia si colloca al penultimo posto della graduatoria europea, cui dedica appena l’1,1% del Pil, contro una media della Ue a 15 pari al 3,4%.

Le donne continuano inoltre ad essere le principali vittime di violenze fisiche e psicologiche: ben 1 milione e 150.000 in Italia nel 2006, e solo pochissime hanno sporto denuncia. Sembra incredibile, ma ancora oggi la mortalità delle donne tra i 15 e i 55 anni è causata da molestie e violenze più che da incidenti e malattie, e questo nonostante le leggi che sono state varate per tentare di arginare il fenomeno.

Oltre a tutto ciò, assistiamo nel mondo “occidentale” ad una sempre più marcata mercificazione del corpo femminile, ridotto a puro media promozionale per la vendita di beni e servizi, quando non esso stesso oggetto di vendita e di scambio di favori e potere. La sottocultura del velinismo, che ha nuovamente relegato la donna a ruoli di cornice e di puro intrattenimento, ha raggiunto un grado di penetrazione nella società impensabile solo alcune decine di anni orsono, segnando un pauroso regresso nel grado di autocoscienza da parte delle giovani generazioni.

Basterebbero questi argomenti, ma non sono i soli, a farci dire che occorre una forte ripresa delle tematiche che ruotano attorno alla questione femminile: l’azione politica del Partito Democratico deve continuare a farsene carico e proporre soluzioni in grado di dare risposte concrete e alternative al vuoto di senso prodotto dall’ideologia della destra. Occorre investire di più nell'educazione al rispetto della donna, del suo corpo, della sua dignità e libertà. La violenza sulle donne, come le altre forme violente di discriminazione e oppressione, nasce dal mancato rispetto di principi e valori fondamentali sanciti dalla Carta costituzionale, e su questo occorre un forte e costante impegno, a tutti i livelli.

Le donne, la politica e la società
Gli ultimi mesi hanno portato al centro del dibattito pubblico e istituzionale la scarsa presenza delle donne in politica. Il tema si affianca a quello, più generale, sulle pari opportunità, ed ha portato ad interrogarsi sugli elementi che possono fornire effettiva sostanza a tale principio. L’uguaglianza formale non garantisce eguali condizioni di partenza. Da questo punto di vista, le quote rosa o, più in generale, le misure volte a favorire un trattamento speciale nei confronti del genere femminile, mirano a contrastare la dinamica per cui le donne continuano ad essere discriminate e lontane dalla politica e, in generale, da tutti i posti decisionali.

Che vi siano difficoltà alla realizzazione di una rappresentanza di genere più equilibrata delle donne in politica e, in generale, nelle cosiddette “stanze dei bottoni” è una realtà da tutti riconosciuta, mentre sono diversi gli approcci seguiti per farvi fronte.

Il nostro segretario, Pier Luigi Bersani durante il discorso di insediamento dell’Assemblea Nazionale, ha affrontato l’argomento affermando che il PD è un partito che “non accetta una posizione discriminata delle donne nell’economia, nella societá, nelle istituzioni. Nei centri decisionali, c’è il cuore della discriminazione che deve essere affrontata con interventi normativi su un sistema transitorio di quote che il Partito democratico deve avanzare sollecitando un movimento di opinione”.

E se una legge sulle quote rosa da sola non basta, perché occorrono anche azioni che possano favorire una maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica (misure di conciliazione famiglia lavoro, più asili nido, maggiore ripartizione dei carichi familiari tra i due sessi), è certo che su questo tema occorre insistere molto nei mesi a venire perché le donne possano essere messe nelle condizioni di dare il loro contributo allo sviluppo della società e del Paese.

Buon 8 marzo, a tutte e a tutti, perché sia davvero una giornata di riflessione e di festa.

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